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“Questo non è più un Paese per italiani” di Luca Galante

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Galante LucaUn film del 1965 si chiamava “Italiani brava gente”. Sono d’accordo, da Belluno a Trapani gli italiani sono sempre le persone migliori, sopportano l’inverosimile ed ogni mattina si svegliano e cercano di sbarcare il lunario con fatica, rischi e sacrifici sperando magari di lasciare qualcosa ai figli non fosse altro che la speranza.

Questi sono gli italiani. C’è chi affolla i treni notturni Napoli – Roma dormendo sui sedili in giacca e cravatta perché il destino ha stabilito che sei un pendolare e non puoi permetterti di affittare una casa a Roma. C’è chi si sveglia alle 5 del mattino e va a lavorare nei campi per 20/25 euro al giorno perché il marito ha perso il lavoro e c’è chi ha perso anche la speranza come gli ottomila senza tetto che vivono a Roma nell’indifferenza generale ma con grande dignità. Questa Italia non si può non ammirarla. Avere rispetto per questa Italia è un sentimento naturale, di cui andare fieri. Ma proprio per il rispetto che porto a questa parte d’Italia che mi sento di dire, di avvertire che per la prossima generazione di italiani le cose andranno peggio.

Le cause sono tante e ben note.

Potremmo parlare della sicurezza nelle città, dei servizi scadenti, della povertà, della mancanza di democrazia rappresentativa, dei problemi legati ai flussi migratori… ma voglio soffermarmi sul motore sociale di un qualsiasi Stato: il lavoro.

Oggi in Italia è disciplinato essenzialmente dal jobs act che permette, all’incirca, di licenziare i neoassunti come, quando e perché pare al datore di lavoro. Orbene, cosa accadrà quando un lavoratore raggiungerà l’età in cui la sua produttività scende? Che certezze avrà? Che prospettive? La pensione?

Perché il datore di lavoro tra venticinque/trenta anni non dovrebbe sostituirlo con uno più giovane? Perché è vietato dalla legge? Cerchiamo di essere seri.

Gli imprenditori assumeranno, grazie al jobs act, sempre più immigrati regolari perché saranno loro a voler andar via, tornando nel loro Paese di origine, quando raggiungeranno i 50 anni, togliendo così le castagne dal fuoco all’imprenditore che potrà sostituirli senza problemi con un altro extracomunitario.

E per favore non credete alla storia che gli italiani rifiutano i lavori umili. Ho visto e conosco italiani che farebbero e fanno di tutto, ma davvero di tutto, per lavorare.

Siete scettici? Allora riflettete. Quanti uomini di colore ultrasessantenni vedete circolare nelle nostre città? Personalmente nessuno.

Ciò perché non appena riescono a risparmiare qualcosa tornano nel loro Paese dove con gli euro si sistemano per sempre in attesa di maturare il diritto alla pensione che si fanno accreditare sempre a casa loro. Tutto perfettamente legale, ma così facendo, di fatto, si contribuisce ad escludere dal mercato del lavoro molti italiani che vorrebbero e potrebbero prendere il loro posto. Italiani che invece non vogliono essere trattati come esodati, che vogliono lavorare fino all’età ( lontana) della (povera) pensione, che vogliono (giustamente) l’assistenza sanitaria pubblica e una serie di servizi che consentano una terza età serena. Tutto ciò a noi quarantenni e, a maggior ragione, ai nostri figli sarà negato. Non illudiamoci.

Anche per questo motivo l’Italia non è più un Paese per italiani.

 

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