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Celebrata solennemente dal vescovo Gisana la chiusura dell’Anno Santo

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Piazza Armerina. Celebrata ieri solennemente dal vescovo Rosario Gisana, in Cattedrale, la chiusura dell’Anno Santo della Misericordia in diocesi. Va ricordato che la chiusura del Giubileo straordinario per la Chiesa Universale sarà celebrata a Roma da Papa Francesco domenica prossima. Nella diocesi piazzese il Giubileo straordinario celebrato con “straordinaria” passione da Rosario Gisana che coadiuvato logisticamente dal suo segretario nonché direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano, ovvero il sacerdote Pasqualino di Dio, si è letteralmente “fatto a pezzi” da un capo all’altro della vastissima diocesi che va dalla arroccata Enna alla marittima Gela con vie di comunicazione che lasciano tanto a desiderare e che hanno dato al presule consapevolezza della tristezza economico occupazionale in cui versa il territorio, per portare la “Buona notizia”, il “Vangelo della Misericordia” voluto da Gesù Cristo innanzitutto e testimoniato dal Papa e da uomini come lui, con la propria vita. Gisana, durante quest’anno, non ha risparmiato energie per far capire alla gente, ai credenti e  ai non credenti che Cristo è innanzitutto Misericordia, ed è presente tra i “poveri più poveri” (Cit. Santa Teresa di Calcutta), gli emarginati, i clochard, i malati nel corpo e nello spirito, ovvero tutti coloro che, a nostro avviso, questa società opulenta e borghese respinge, dedicando loro, non sempre, ma spesso, appena un pranzo di Natale. Ma Gisana, durante la sua omelia ha rotto gli schemi spiegando con forza che la Misericordia non si è esaurita soltanto con l’Anno Santo, che lo stesso deve essere l’incipit di una nuova conversione verso l’ “altro”  e chi è l’altro se non il fratello più oppresso, colui che Gesù nomina nel Discorso della montagna? Ma la Misericordia, ha detto Gisana, deve partire dal nostro quotidiano, dal nostro vivere in e con la Famiglia, con la Società e nella Società, cercando di testimoniare Cristo anche nelle Istituzioni. E questo, ha sottolineato il presule, è ciò che consente di proiettarci verso coloro che si trovano nel bisogno.

vescovo-e-sacerdotiDa qui la scelta di intensificare l’apertura delle “Porte di carità”, negli ospedali, nelle carceri, nelle comunità terapeutiche, nelle case di accoglienza per anziani, laddove vi è maggiore solitudine ed abbandono. “La Porta Santa – ha detto il vescovo  – è la metafora che ci conduce verso il povero e mentre l’attraversiamo serviamo l’altro”. E l’uomo non deve perdere, fino all’ultimo l’orientamento redentivo del messaggio cristiano, di Dio che cerca l’anima dell’uomo sino alla fine. Un particolare ed accorato passaggio sull’unità in Diocesi il vescovo ha voluto farlo ringraziando i  suoi presbiteri intervenuti, evidenziando quanto sia importante l’identità ecclesiale imperniata sul senso di responsabilità di ciascuno e stigmatizzando l’inutilità dei campanilismi che non portano certamente a nulla di buono. “L’identità ecclesiale include dentro una fraternità imperniata sull’amore e non sulle ideologie, si partecipa alla Chiesa esclusivamente per amore”. Ed ancora: “ Bisogna lasciare morire in noi la superbia per far progredire i rapporto fraterno poiché senza umiltà non può esservi carità”. Il pastore ha concluso significando che adesso inizia un giubileo ordinario in cui l’esercizio della carità e una dimensione costitutiva e l’amore del prossimo e fondamentale. Infine ha ricordato  che “la  zizzania spunta ancora insieme al grano e non é ancora venuto il tempo di sceverarla”. Al termine don Rosario ha voluto pregare la Madonna per i bisogni della Diocesi tutta ed ha ringraziato Giovanni Bongiovanni, vicario episcopale uscente per l’immane lavoro svolto durante gli ultimi tre vescovati incluso il suo. Il vescovo non ha mancato ancora di ringraziare le Forze dell’ordine tutte per l’eccellente lavoro svolto durante il Giubileo . Ha ringraziato a sua volta il vescovo il presbitero Antonino Rivoli vicario generale e moderatore di Curia della Diocesi con poche ma significative parole: “Il Giubileo sia il vero evento ecclesiale, l’ ammaestramento necessario per costruire il corpo di Cristo nella carità”. La celebrazione è stata animata dalla corale  “ Perfecta Laetitia SJohannis” diretta da Melissa Minardi.

Mario Antonio Pagaria

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