Politica

“Le scelta di Obama” editoriale di Luca Galante

obama

Ci mancava soltanto lui. Al vertice di Hannover, al quale è stato concesso gentilmente anche a Renzi di partecipare per comunicargli che:

a) deve comandare sul terreno la missione in Libia con almeno 900 uomini in pieno territorio ISIS, b) non deve lamentarsi troppo se l’Austria chiude il Brennero perché i migranti economici non li vuole proprio nessuno,

il presidente Obama loda la Merkel per come ha gestito l’emergenza migranti, per il suo ruolo di guida nell’UE, ne tesse le lodi umane e la elegge interlocutore europeo privilegiato defenestrando Cameron triturato dal calo di consensi, da un referendum dall’esito incerto, da Corbin e dai Panama papers.

Perché? Perchè sceglie la leader più antieuropeista, la causa riconosciuta dello sfascio italiano e greco, del fallimento degli eurobond? Perché incorona la portatrice di una linea politica sull’immigrazione a dir poco conservativa dopo i fatti di capodanno a Colonia?

Il motivo è il TTIP. Un trattato che Europa ed USA stanno per firmare e che prevede, in breve, l’abolizione dei dazi per l’importazione e l’esportazione di merce tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Volendo semplificare al massimo ci troveremo in una situazione nella quale la libera circolazione dei beni, attualmente prevista nell’UE, viene estesa anche agli USA. E’ un trattato epocale dal valore, potenziale, di migliaia di miliardi di euro ed un’analisi dei costi e dei benefici, che investono anche ambiti socio-culturali, è molto complessa, ma qualcosa si può osservare. Innanzitutto gli USA spingono sull’acceleratore ed Obama si dichiara disposto a “firmare entro la fine dell’anno” mentre l’UE prende tempo. Il motivo è semplice. L’offerta americana di beni e servizi, molto più grande di quella europea, ha una naturale vocazione verso l’export e soffre per la contrazione dei mercati emergenti e del mercato cinese, quindi una maggiore “apertura” del mercato europeo sarebbe una vitale valvola di sfogo. Al contrario la situazione all’interno dell’UE è molto diversificata e vi sono Stati, come l’Italia, che con la loro struttura produttiva formata essenzialmente da piccole e piccolissime imprese si rapportano con difficoltà con i mercati internazionali, ed altri, pochi, che da alcuni anni hanno orientato verso l’estero la loro produzione. Il principale è la Germania che guadagna ogni anno dalla bilancia dei pagamenti, circa 200 miliardi di euro, ignorando i richiami UE affinché riduca questo attivo a vantaggio degli altri Paesi comunitari. Ed ecco quindi che Obama blandisce la Merkel, decantandone doti fantascientifiche e descrivendola, per noi europei, in maniera quasi ridicola, con la speranza di firmare il TTIP entro novembre quando scadrà il suo mandato, mettendo così a segno un colossale colpo politico. Guadagnerebbe la stima (e i voti) di alcune classi imprenditoriali americane, come quelle legate al tessile e all’alimentare, tradizionalmente repubblicane, inoltre cancellerebbe quell’allure di noia ed inutilità che ha caratterizzato la sua presidenza, e soprattutto tirerebbe la volata ad Hilary Clinton che non è per niente sicura di prevalere su Trump. Facile no?

Luca Galante

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