Politica

Astensionismo e voto disgiunto caratterizzeranno le elezioni regionali siciliane del 5 novembre

  Con il passaggio da uno schieramento all’altro senza provare alcuna vergogna e la ricorrente sostituzione di assessori per aumentare a piacimento la schiera dei dignitari di corte, in Sicilia sono trascorsi altri cinque anni aspettando invano un miglioramento generale della sua vita culturale, economica, sociale.

  Tranne un timido risanamento del bilancio regionale e un tentativo parzialmente riuscito di porre fine alla corruzione endemica degli apparati dirigenziali della Regione Siciliana e degli enti sottoposti al suo controllo e vigilanza, in questi anni, invece, abbiamo assistito a un’emigrazione sempre più numerosa di giovani verso i paesi esteri e a un aumento inarrestabile della povertà delle famiglie, che, per sopravvivere, sono costrette a ricorrere all’assistenza pubblica e privata.

  In attesa delle elezioni regionali del prossimo 5 novembre, politici in gran parte riciclati e spesso voltagabbana, con disinvoltura e senza alcun pudore, stanno propagandando come fossero novità le promesse di sempre per un definitivo e mai realizzato sviluppo della Sicilia.

  Per portare a compimento questi rinnovati impegni per la crescita della nostra derelitta Regione, questi satrapi della politica hanno osato candidare parenti di politici condannati e nello stesso tempo ricandidare deputati che hanno fatto poco per la manutenzione della viabilità statale e provinciale, migliorare il livello di assistenza della sanità pubblica e la condizione economica di tantissime famiglie siciliane.

  Fatte le dovute eccezioni (in politica ci sono anche dei galantuomini!), di fronte a questa desolante prospettiva di avere al governo della Regione Siciliana personaggi di scadente livello politico e amministrativo, è inevitabile che aumenti l’astensionismo e la possibilità che chi va a votare esprima un voto disgiunto per eleggere i più rappresentativi e preparati tra i candidati all’Assemblea e alla Presidenza della Regione Siciliana.

  Nella cosiddetta Prima Repubblica, quando esistevano partiti di popolo, politici di provata esperienza amministrativa e la scelta dei candidati avveniva dopo un attento esame della loro storia familiare e personale, l’affluenza alle urne era maggiore perché l’elettore s’identificava con l’eletto, con il quale nelle piazze e nelle sezioni di partito, tra una legislatura e l’altra di governo, condividendo comuni ideali e programmi, aveva combattuto fianco a fianco per realizzarli.

  In queste prossime elezioni del 5 novembre ci sono, purtroppo, parecchi candidati di cui si sconosce la capacità amministrativa, il livello culturale, la necessaria moralità pubblica e privata, che si spacciano a salvatori della Patria e chiedono il nostro libero voto senza avere l’umiltà e il buon senso d’esporre in pubblico il loro programma elettorale, argomentare le giuste soluzioni e i tempi necessari per attuarlo.

  Con una minore affluenza alle urne rispetto a cinque anni fa e con un possibile voto disgiunto, nessuno si meravigli se ancora una volta fosse eletto a Presidente della Regione Siciliana un candidato che supera di parecchio i voti complessivi dello schieramento politico di riferimento.

  Se questa previsione di avere, per colpa di politici miopi, arroganti e opportunisti, un Presidente e una maggioranza non sufficiente a governare stabilmente la Regione Siciliana, vivremo altri cinque anni di perdurante crisi economica e rallentamento della macchina amministrativa regionale, con grave nocumento degli interessi generali del popolo siciliano.

Giuseppe Sammartino

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