Cronaca

La segnalazione di un lettore: le criticità del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Enna

pronto soccorso enna
Riceviamo:
“Sono Mirko Caruso, ho 21 anni e nel 2014 ho conseguito (previo lungo corso ed esame finale) la qualifica di RSPP ossia di responsabile del servizio di prevenzione e protezione, un’importantissima figura introdotta e disciplinata giuridicamente dal decreto legislativo 81/2008 (ex. 626 sulla sicurezza sul lavoro).
Per chi non lo sapesse si tratta del soggetto (che può essere interno ad una azienda, un professionista esterno o il datore di lavoro stesso, in alcuni casi), nominato dal datore di lavoro ed in possesso di capacità (e qualifiche) adeguate alla natura dei rischi presenti sul luogo di lavoro e relativi alle attività lavorative, che svolge i compiti di cui all’art. 33 del decreto 81/08 e coordina il servizio di prevenzione e protezione dai rischi ovvero l’insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all’azienda finalizzati all’attività di prevenzione e protezione dai rischi.
 
​Fatta questa breve introduzione vorrei passare subito al sodo ovvero alla violazione / mancata applicazione / mancata vigilanza (non sta a me verificare il fatto​re scatenante ma agli organi preposti) di alcuni obblighi e disposizioni imposte dal decreto 81/2008, testo unico sulla sicurezza sul lavoro (a mio parere tra i migliori in Europa) presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Umberto I di Enna (FOTO ALLEGATE).IMG-20170712-WA0051
Recandomi infatti due giorni fa a causa di un trauma sportivo presso il Pronto Soccorso del suddetto presidio e superata la registrazione e la stanza adibita al sistema triage venivo trasferito in una saletta adiacente in attesa del mio turno; spostandomi volutamente (a causa della temperatura della stanza troppo rigida) nel corridoio interno di accesso alle sale degenza notavo però alcune gravi violazioni (collegate tra loro) del testo unico sulla sicurezza sul lavoro:
 
  • Le uscite di sicurezza principali del pronto soccorso (ossia del lato che si affaccia sulla strada, dove arrivano le ambulanze), segnalate tra l’altro nella pianta del piano (che indica tra le tante informazioni anche il piano di evacuazione e le vie di fuga) erano chiuse (o meglio, volutamente bloccate) in modo piuttosto grezzo con delle buste della spesa in nylon attorcigliate tra loro e legate al maniglione antipanico (che dovrebbe tra l’altro agevolare l’apertura della porta ai disabili) in modo da impedirne la loro apertura sia dall’interno che dall’esterno e l’uso e l’apertura IN OGNI SITUAZIONE.due

 In riferimento alla suddetta violazione cito una parte del decreto, punto 1.5 dell’Allegato IV denominato “Requisiti dei luoghi di lavoro”, che riporta le seguenti indicazioni:

 
​”Qualora le uscite di emergenza siano dotate di porte, queste devono essere apribili nel verso dell’esodo e, qualora siano chiuse, devono poter essere aperte facilmente ed immediatamente da parte di qualsiasi persona che abbia bisogno di utilizzarle in caso di emergenza (…)
(…) Le porte delle uscite di emergenza non devono essere chiuse a chiave quando sono presenti dei lavoratori in azienda, se non in casi specificamente autorizzati dall’autorità competente(…)
(…) Le vie e le uscite di emergenza, nonché le vie di circolazione e le porte che vi danno accesso non devono
essere ostruite da oggetti in modo da poter essere utilizzate in ogni momento senza impedimenti.”
 
E ancora, al punto 3.10:
 
“Nel caso siano adottati accorgimenti antintrusione, si possono prevedere idonei e sicuri sistemi di apertura delle
porte alternativi a quelli previsti nel presente punto. In tale circostanza tutti i lavoratori devono essere a conoscenza
del particolare sistema di apertura ed essere capaci di utilizzarlo in caso di emergenza”
 
E per finire, punto 6.3:
 
“Tutte le porte sulle vie di uscita devono essere regolarmente controllate per assicurare che si aprano facilmente.
Ogni difetto deve essere riparato il più presto possibile ed ogni ostruzione deve essere immediatamente rimossa.”
 
Inutile aggiungere che l’uscita di emergenza “alternativa” più vicina non segnalata (ma con il maniglione antipanico funzionante) è dietro un angolo accanto alla sala triage, difficilmente accessibile con sedie a rotelle, deambulatori o lettighe e di una larghezza veramente irrisoria per il numero ed il tipo di persone che potrebbero utilizzarlo in caso di evacuazione (tra l’altro stiamo parlando di un pronto soccorso, il numero di pazienti in attesa e ricoverati è molto variabile, senza contare i dipendenti).
 
Spero che tramite questo appello mediatico si riesca a mettere in sicurezza tutto il prima possibile individuando i responsabili di questa manipolazione, la manomissione di sistemi di sicurezza è sanzionabile (oltre che reato) ma lo è anche la mancata vigilanza sull’applicazione delle norme ed il corretto funzionamento di dispositivi salvavita (che in un pronto soccorso ricoprono un’importanza ancor più elevata).
 
Grazie per l’attenzione
Cordiali Saluti
Mirko Caruso
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