“L’uso della misericordia nella comunicazione non è per niente idealismo. La misericordia fa realmente la differenza: consente alla comunicazione di esprimersi nella sua finalità”.

Lo sostiene monsignor Rosario Gisana, vescovo di Piazza Armerina, commentando il massaggio del Papa per la Giornata delle comunicazioni sociali.

“Ascolto, condivisione, confronto, accoglienza costituiscono elementi basilari di una comunicazione misericordiosa, o meglio dire di una comunicazione che, al di là dei credo religiosi, tende al rispetto dell’altro. Non dovrebbe essere la notizia in sé ad interessare i comunicatori, bensì la persona da cui nasce una buona notizia. Per tale motivo, la comunicazione non può che essere ‘vicinanza’”.

La comunicazione, all’insegna della misericordia, prosegue Gisana, “è a pieno titolo ‘prossimità’ sia nei confronti di chi scrive, sia confronti di chi legge.

Il Papa esorta a far sì che la comunicazione possa concretizzarsi in questa forma di prossimità, che è possibile soltanto nella misura in cui c’è ascolto e libertà di confronto: ‘Saper ascoltare è una grazia immensa, è un dono che bisogna invocare per poi esercitarsi a praticarlo’”.

In questo senso, la comunicazione “non può prescindere dalla misericordia, la quale, come rammenta il Salmo, viene dal cielo, ed è la giustizia di Dio: fusione di misericordia con verità, da cui scaturisce quello che ogni relazione umana dovrebbe esprimere: la pace è un’accezione che non riguarda soltanto il piano spirituale: il benessere che Dio intende per l’umanità è la sua benedizione, o per meglio dire una doppia benedizione, come si rammenta il Papa citando un passo di Shakespeare, tratto dal Mercante di Venezia”.

Doppia benedizione, conclude il presule, è “realizzazione della vera comunicazione, ove appunto chi scrive o parla, tenendo conto del suo interlocutore, sa che la sua parola genera in chi l’ascolta o legge quel miglioramento tanto auspicato per una vita sempre più carica di senso”.