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L’Indennità di Accompagnamento spetta anche ai malati psichiatrici

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anzianiSpetta l’indennità di accompagnamento non solo nel caso in cui il malato abbia un problema connesso al fisico (per esempio: impossibilità di deambulare) che lo renda incapace di compiere gli atti elementari della giornata, ma anche psichico, come incapacità a comprendere il significato delle proprie azioni. In virtù di tale principio, la Cassazione, con una recente sentenza [1], ha ritenuto legittima la richiesta di indennità di accompagnamento in caso di incapacità di ordine mentale, dovuta alla schizofrenia. La nozione di incapacità di compiere autonomamente le comuni attività del vivere quotidiano – in presenza della quale si ha diritto a ottenere l’indennità dall’Inps – con carattere continuo comprende anche le ipotesi in cui la necessità di far ricorso all’aiuto di terzi si manifesta nel corso della giornata ogni volta che il soggetto debba compiere una determinata attività della vita quotidiana per la quale non può fare a meno dell’aiuto di terzi.   Quanto alle malattie psichiche, la Suprema Corte, in passato, ha precisato che l’indennità di accompagnamento va riconosciuta anche a coloro che, pur essendo materialmente capaci di compiere gli atti elementari della vita quotidiana, necessitino della presenza costante di un accompagnatore in quanto, a causa dei gravi disturbi della sfera intellettiva, cognitiva o volitiva dovute a forme avanzate di gravi stati patologici, o a gravi carenze intellettive, non siano in grado di determinarsi autonomamente al compimento di tali atti nei tempi dovuti e con modi appropriati per salvaguardare la propria salute e la propria dignità personale senza porre in pericolo sé o gli altri.

Da La Legge per tutti.it

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