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Ed ecco il migration compact di Luca Galante

Galante-Luca

Ormai è chiaro. Quando arriva l’estate e sulle nostre coste arrivano decine di migliaia di disperati alla ricerca di una vita migliore, il governo inventa un piano favoloso (cioè realizzabile solo in una favola) per arginare il fenomeno. Ricordate lo scorso anno? Ricollocamento dei migranti presso gli altri Stati europei ed operazioni di intelligence in Libia con individuazione e successivo affondamento dei barconi prima che partissero. Un mix tra Stanlio e Ollio e 007, ma con netta prevalenza dell’aspetto comico.

Per la cronaca, logicamente, non si ha notizia di alcun barcone affondato e i migranti che sono arrivati in Italia sono ancora per le nostre strade. Letteralmente.

Ma ecco che la “Renzi production” sforna un nuovo capolavoro e neanche tanto originale. Memore dell’operazione della Merkel in Turchia, che, per qualche miliardo di euro (europei) più i visti d’ingresso illimitati per i cittadini turchi, ha convinto Erdogan a rispedire in Siria i migranti, il nostro presidente del Consiglio inventa… ( rullo di tamburi…) il “migration compact”. Prego notare che in inglese è più carino.

In pratica, per soldi, si dice circa sei miliardi, alcuni Paesi africani verrebbero “convinti” a controllare meglio i flussi migratori in uscita ed in transito.

Conoscendo bene la mentalità della gente del luogo e, quindi, poiché sono certo che nessun capo di Stato o di governo africano invitato ad una riunione nella quale si distribuiscono soldi si rifiuterà mai di andarci promettendo anzi qualsiasi cosa pur di farsi staccare l’assegno, alcune considerazioni su questa brillante trovata bisogna farle.

Ammesso che la Germania faccia saltar fuori i soldi per finanziare il migration compact, e non è affatto sicuro, dal punto di vista etico e morale questa proposta è semplicemente indecente. In moltissimi Paesi centro-africani sono in corso violentissime e silenziosissime guerre civili, e da queste guerre scappano molti dei migranti che approdano sulle nostre coste. Pagare i governi degli Stati da cui scappano queste persone per evitare che scappino è una vera perla di saggezza e di buonsenso. Come dire “per favore restate qui e fatevi sterminare”. E poi, secondo voi, come si impedirà ai profughi di scappare? Ritirando il passaporto? Chiudendo le frontiere, magari in pieno deserto? Certamente no.

Conosco alcuni aspetti della realtà africana ed ho diversi contatti laggiù per motivi di lavoro e tutti sono concordi nell’affermare almeno due cose.

Primo: verosimilmente i soldi dei contributi europei non verranno investiti in infrastrutture ma spariranno in qualche conto estero di politici o dittatori locali.

Secondo: in alcuni Stati come l’Algeria, il Mali, il Ciad, la Mauritania, il Niger e la Nigeria, per non parlare della Libia, lo Stato centrale non controlla buona parte del territorio, nella quale imperversano bande di criminali spesso legate al fondamentalismo islamico. Quindi con che speranze affidiamo alcuni miliardi di euro dei nostri soldi a delle persone che oggettivamente non possono risolvere il nostro problema?

E voglio sorvolare sulle parole ironiche di un mio corrispondente dalla Tanzania che mi descriveva le pene ed il trattamento riservato ad un ipotetico straniero occidentale sorpreso senza permesso sul territorio di alcuni di questi Stati che vogliamo “aiutare”.

Il migration compact è quindi un’altra perdita di tempo, un’altra storia favolosa. In attesa che passi l’estate, torni il maltempo e si fermino gli sbarchi. Per l’anno prossimo si penserà a qualche altra storia.

Luca Galante

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