Politica

Immigrati in mare: “restiamo umani e non prendiamocela con i più deboli”

Riceviamo:
La vicenda della nave Acquarius, con 629 immigrati a bordo, tra cui 110 minori e 7
donne incinte, è semplicemente agghiacciante. Il governo Lega – 5 Stelle, sottomesso
ai voleri del Ministro degli Interni Matteo Salvini, ha preso la scelta di chiudere tutti i
porti italiani, lasciando quelle 629 persone sotto il sole, in balia dell’acqua, con viveri
per meno di 3 giorni, in condizioni di altissimo disagio.
La campagna #chiudiamoiporti promossa dalla Lega di Salvini è una vergogna per il
nostro Governo e per la nostra Nazione. Il quale, senza pudore, si nasconde
attaccando gli altri Stati, tra cui Malta (uno staterello di 400 mila abitanti dove il
rapporto rifugiati/cittadini è di 18.3 ogni mille abitanti, mentre in Italia è di 2.4 ogni
mille, per cui per loro accogliere 629 persone è seriamente difficile) per nascondere
la propria incapacità ad affrontare una discussione seria come quella
dell’immigrazione nel nostro Paese. Un argomento inaccettabile, che dimostra
soltanto la voglia di aggravare la portata del problema per lucrare dalla paura che ne
potrebbe derivare.

Tuttavia, è l’intero impianto del ragionamento che non regge: pure dovesse accadere
che in Europa gli Stati non accogliessero più migranti, questo non giustificherebbe né
la scelta di questi governi né una eventuale scelta nostra simile. Un comportamento
è sbagliato o è giusto a prescindere da quello che fanno gli altri. “Gli altri non lo fanno”
non è una giustificazione a mettere a rischio la vita di 629 persone. Un po’ perché non
è del tutto vero quello che si dice: in Svezia il rapporto rifugiati/abitanti è di 23.4, in
Germania 8.1, Olanda 6, Francia 4.6, mentre l’Italia, come ho già scritto, è solo 2.4. E
poi perché compiere un’azione eticamente giusta non ha bisogno di valutazioni
comparative: personalmente rivendico l’applicazione dei principi della Costituzione
Italiana, del Diritto Internazionale e quelli di umanità. Non dice forse quel Vangelo,
tanto portato dietro da Salvini, quanto segue: “Ero straniero e mi avete accolto”!
L’accoglienza è un valore che non necessita di spiegazione: non si possono
abbandonare degli esseri umani, delle donne, dei bambini in mare al loro destino.

Bisogna però prendere atto di questo clima, che nasce dall’insieme di tre fattori
diversi: ci sono dei problemi reali legati all’immigrazione problemi immaginari creati
dal circolare incessante di notizie false su internet e problemi creati dal clima d’odio
generato dalla spregiudicatezza di taluni in campagna elettorale. Ora, rispetto ai
problemi reali è giusto fare fronte comune: bisogna rivendicare la solidarietà anche
da parte degli altri Stati europei, utilizzando i dovuti canali diplomatici e manifestando
davanti alle ambasciate; bisogna lavorare all’abrogazione e superamento
dell’inadeguata legge sull’immigrazione Bossi – Fini, che agevola un uso sbagliato e
scorretto dell’accoglienza; bisogna denunciare lo sfruttamento degli immigrati per
mezzo del lavoro in nero, che crea concorrenza sleale per chi cerca lavoro e costituisce
un reato verso il diritto al lavoro. Qui, siamo tutti dalla stessa parte. Ma se è giusto
lottare per tutto questo, bisogna anche condannare con fermezza tutto il resto: gli
immigrati non vivono nella “pacchia”, non vengono pagati dallo Stato, vivono spesso
in condizioni disagiate, sottopagati nel lavoro, sfruttati, vittime di violenze e
discriminazioni incomprensibili. Non esiste, inoltre, nessun legame tra la crisi
economica in Italia e la presenza degli immigrati nel nostro Paese. Anzitutto, perché
non c’è davvero nessuna correlazione: perché qualcuno dovrebbe stare peggio
perché loro sono qui presenti? Le responsabilità del Governo verso la condizione
economica della popolazione non dipendono minimamente dall’immigrazione.
L’argomentazione è economicamente incomprensibile. È anzi vero l’esatto contrario:
un’immigrazione organizzata, regolare ed integrata costituirebbe una risorsa
importante per il PIL nazionale, che già ad oggi è accresciuto di diversi punti dalla
presenza di forza lavoro immigrata.

Ultimo elemento per cui rimango senza parole è come siamo potuti divenire così. Gli
Italiani e soprattutto i meridionali e Siciliani conoscono il dramma di dover immigrare:
con una valigia di cartone, i nostri nonni e bisnonni, disperati dalle condizioni
economiche in cui vivevano e con la speranza di migliorare la propria vita, hanno
“invaso” il Nord Italia, il Belgio, la Francia, la Germania, gli Stati Uniti, il Canada,
l’Argentina, l’Australia. Ed abbiamo conosciuto l’emarginazione, la discriminazione,
l’odio sociale: venivamo reclusi in centri di accoglienza, lasciati fuori dai locali,
ammessi in quartieri ghetto, assunti per lavori mortificanti con paghe ridicole e
trattati con disprezzo e pregiudizio. Eravamo tutti brava gente? No, perché tra gli
immigrati italiani c’erano pure delinquenti e malfattori. Cosa Nostra Americana, Al
Capone, erano di prodotti italiani ed hanno ucciso, favorito la prostituzione, esercitato
il racket, con una violenza ben oltre quella di qualche immigrato disadattato. Ma
nessuno di noi ha mai accettato che ci chiamassero tutti violenti, tutti mafiosi, tutti
delinquenti. Perché uno stereotipo non costituisce una verità e quella verità non era:
la maggior parte di noi era bravissima gente. E così vale pure per gli immigrati. Perché
accettare questi pregiudizi? Noi, che abbiamo subito gli effetti delle discriminazioni,
con che coraggio possiamo esercitarle? E soprattutto come è possibile accettare così,
qui, al meridione, il credo leghista per cui, fino a qualche tempo fa, gli immigrati
straccioni, puzzolenti e violenti eravamo proprio noi, noi meridionali, noi siciliani?
A rinunciare ai nostri principi, ai nostri valori, alla nostra tradizione e trasformarci in
quello che il popolo siciliano non è mai stato io non ci sto. Forse lo potranno fare altri,
come quei consiglieri del mio comune – Enna – che, eletti nelle file di Sicilia
Democratica e Partito Democratico, hanno scoperto di recente la via di Salvini al
consenso e forse da domani cominceranno ad urlare “prima gli italiani” assieme a
quelli che, fino a qualche anno fa, gridavano “prima il Nord” proprio contro di noi. Per
me questo non è possibile: va contro il senso di umanità, le regole del diritto, la
tradizione di ospitalità, le regole di civiltà con cui sono cresciuto e con cui desidero
continuare ad immaginare il mondo di domani. Pertanto, su questo chiamo a raccolta
tutti le persone di buona volontà del nostro territorio: difendiamo i diritti del nostro
Paese, ma facciamolo dando le responsabilità a chi è davvero colpevole, non
prendendocela con chi è vittima, come tanti altri, di un’epoca crudele e della crisi
economica. Non prendiamocela con chi è più debole, non giochiamo con la vita delle
persone, non abbandoniamo esseri umani in mare. Restiamo umani perché è restare
umani, amare il prossimo, esseri solidali l’unica bellezza di questa vita. Non l’odio,
l’indifferenza, il pregiudizio, l’egoismo: lo abbiamo già conosciuto, lo abbiamo subito.
Non facciamo ad altri quello che non vogliamo che altri facciano a noi, ai nostri
genitori, ai nostri fratelli, ai nostri figli.
Lillo Colaleo,
comitato nazionale Movimento Giovanile della Sinistra
componente assemblea nazionale di Liberi e Uguali

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