Cultura

Paese Italia in caduta libera, Patria conclamata delle barzellette e dei barzellettieri!

Foto barzellettiere

   Centinaia al giorno, spesso migliaia, di barzellette sulle cose che non vanno in Italia e sul comportamento disonesto dei politici, della classe dirigente incolta e corrotta, dei preti pedofili e dei magistrati politicizzati, sui molti difetti degli italiani, che barzellettieri non sempre professionali e ben accorti, raccontano a briglie sciolte per far divertire il pubblico non sempre consapevoli che mettono in ridicolo loro stessi e l’Italia intera se non controllano interamente la fonte e la verità di quello che hanno appena detto o semplicemente fatto capire di averlo quasi detto.

   Barzellette ne sentiamo di tutti i colori e quando qualcuno con prove documentali e certe smentisce la notizia appena diffusa dicendo che con quella barzelletta vengono raccontate soltanto frottole, i barzellettieri a comando, per non perdere la loro credibilità o il consenso spesso ottenuto con la menzogna e tante volte con l’inganno, sono loro stessi a ricredersi e a dire che non era vero niente o tutt’al più sono stati fraintesi.

    In realtà, in Italia la verità non ha padre e tantomeno madre, è orfana di entrambi i genitori e chi con coraggio e per amore di essa tende a raccontarla dicendo pane al pane e vino al vino, magari sotto forma di satira, è tacciato di menzognero e di disturbatore della pace sociale e nel caso peggiore una pazzo che farnetica senza rispetto alcuno di quello che pensa l’opinione pubblica o la maggioranza di coloro che dirigono la vita pubblica.

   Il magistrato Piercamillo Davigo, da alcuni mesi presidente nazionale della magistratura italiana, memore ed esperiente diretto di quanto conosciuto e scoperto durante la “stagione di mani pulite”, dopo aver detto che “i politici italiani continuano a rubare e non si vergognano più”, è costretto subito a smentire, a dire di essere stato frainteso, che voleva semplicemente dire che “non tutti i politici rubano”, perché un coro di politici con le mani in pasta, di magistrati allineati, di giornalisti di regime, si è levato contro di lui accusandolo di essere un farneticante e un magistrato che non ha perso il vizio di remare contro per mettersi in mostra ed apparire il primo della classe.

   Se il magistrato Raffaele Cantone, presidente dell’autorità nazionale anticorruzione, dice che la “Sanità per l’enorme giro di affari è terreno di scorribanda per delinquenti di ogni tipo” perché ha accertato che in tale settore della spesa pubblica i mariuoli continuano a rubare come prima se non meglio di prima, immediatamente dopo deve addolcire la “gravità” di quello che ha appena detto e dire che nella sanità è in studio un piano di “anticorpi anticorruzione” ad iniziare dagli operatori sanitari.

   In Italia, per quest’andazzo generale e diffuso di “cambiare le cose per non cambiare niente”, i barzellettieri prolificano perché le barzellette sono facili a dirsi e non hanno bisogno per far ridere di volti scavati alla Totò, alla Franco Franchi, alla Benigni o di maschere italiane della commedia dell’arte tipo Arlecchino, Meneghino, Pulcinella, mentre latitano e sono sempre di meno i comici di una volta, che facevano ridere ed erano ammirati dal loro pubblico perché tutto il loro corpo sprizzava di intelligenza e autentica, insuperabile comicità.

   Continuando di questo passo e così stando le cose, l’Italia prima o poi affogherà nella turpitudine o peggio ancora nella sozzura e una barzelletta magari un poco sconcia ma questa volta veritiera la ridicolizzerà, marchiandola per sempre, come fece per l’Italia di inizio quattordicesimo secolo il divino Dante Alighieri, quale: “Serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello”.

Giuseppe Sammartino   

In alto