Politica

Le ragioni di un NO, di Luca Galante

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Andremo a votare per un inutile referendum costituzionale.

Perché nascondercelo? Escludendo l’eliminazione del CNEL e una grande retromarcia sui principi del federalismo, la riforma costituzionale tende semplicemente a sostituire un senato di 315 eletti con uno di 100 nominati, che ugualmente può intervenire nell’iter di formazione di molte leggi. Sorvolando poi sul fatto che è scritta male, confusa e carente dal punto di vista democratico visto che potrebbero in teoria intervenire sull’iter di formazione di una legge ordinaria nazionale delle persone (i futuri senatori) elette magari per amministrare una città, con tutti i conflitti d’interesse che ne deriverebbero.

Inoltre essendo possibile una diversa maggioranza tra il Senato, espressione delle regioni e dei comuni, e la Camera, si potrebbe generare un ritardo nel processo di approvazione delle leggi nelle quali il Senato può intervenire, che è esattamente il problema che questa riforma si vanta, ad errore, di voler risolvere.

Comunque non una riforma strutturale della giustizia civile con, ad esempio, sanzioni pecuniarie severe a chi avvia procedimenti chiaramente proditori e, soprattutto, ai loro avvocati.

Non una riforma del processo penale con, ad esempio, l’inappellabilità della sentenza assolutoria in primo grado

Non una riforma della pubblica amministrazione con l’introduzione, ad esempio, della firma unica in tempi certi.

Niente riforma fiscale con l’abolizione dei parametri presuntivi che tanto incidono sulla crescita.

Non una riforma del sistema bancario.

Niente di utile insomma.

Unico aspetto rilevante un risparmio annuo di circa, si dice, 50 milioni, cioè meno di quanto spendiamo al giorno di contributi alla NATO e meno di quanto spendiamo alla settimana per l’accoglienza dei migranti.

Quindi, perché è così importante votare e votare no a questo referendum? Per far cadere il governo?

No, poiché è praticamente certo che, in caso di sconfitta, riavrà l’incarico e la stessa maggioranza, forse più i verdiniani, è già pronta a sostenere un eventuale Renzi 2. Indebolito, ma ci sarebbe di nuovo lui.

E allora perché votare no?

Perché il nostro Presidente del Consiglio, per vincere, sta promettendo e dichiarando di tutto, proprio di tutto, senza contare che in qualità di inquilino di Palazzo Chigi dovrebbe avere una certa sobrietà.

  • In manovra sono piovuti soldi a pioggia in zone verosimilmente a maggioranza del no (Campania e Molise),
  • Si usano toni, sinceramente ingiustificabili, da ultima spiaggia per la democrazia, da ora o mai più, come se dopo nessun altro potesse presentare un’altra riforma.
  • Per accontentare i siciliani si è riesumato il progetto del ponte sullo Stretto senza però parlare delle coperture di spesa.
  • Si è prospettato finanche un nuovo taglio dei contributi per le nuove assunzioni (però solo al sud che, casualmente dovrebbe essere a maggioranza per il no), per non parlare dell’assunzione/regolarizzazione/sistemazione/chissà degli oltre 100 mila precari della scuola, altra categoria a lui ostile, di recente accennata.

Mancano solo un appuntamento a cena con Belen da sorteggiare tra coloro i quali votano si e la tessera di Mediaset premium gratis per tutti per vedere la Champions ed ha promesso di tutto. Miliardi e miliardi di spese che evidentemente conta di pagare con i soldi del Monopoli.

Per questo bisogna votare no. Per mandare un messaggio.

I politici per definizione vendono promesse, ma quando si esagera bisogna porre un limite. Per non “passare per fessi”, per non fare la figura di quelli che aspettano Babbo Natale, per non dare l’idea che crediamo a tutto, per la speranza che al prossimo provvedimento spaccaossa non pretendano i ringraziamenti per la vasellina gratis.

Votare no è un atto necessario di orgoglio e di autodifesa.

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