Cultura

La politica da servizio pubblico a strumento di corruzione

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La politica da arte del possibile, cioè, della ricerca del consenso e della mediazione per realizzare il benessere collettivo, per tanti politici è diventata un artificio, un espediente abile e ingegnoso per raggiungere, a qualsiasi costo e con ogni mezzo, l’autoaffermazione, ovvero il successo, il potere e la ricchezza per sé, i propri familiari e gli amici più vicini e cari.

Niccolò Machiavelli redivivo, se dovesse riscrivere il Principe, vale a dire, il trattato sull’arte del buon governo, dai loro comportamenti, dalle loro continue malefatte, avrebbe certamente sufficiente materia di riflessione e approfondimento per renderlo più voluminoso e interessante da fare impallidire lo stesso principe Cesare Borgia.

Se per uno scrittore di tale fama, per ben governare in certe circostanze la res pubblica, è il fine che giustifica i mezzi, per i politici corrotti, invece, sono spesso i mezzi che giustificano il fine, stante che li usano con molta liberalità, senza ritegno e distinzione alcuna, allo scopo di fare il loro “particolare interesse”.

Non molto tempo fa, prima di tangentopoli, non esistendo il finanziamento pubblico dei partiti, alcuni politici rubavano per sostenere le spese di funzionamento dei loro partiti o per pagarsi la campagna elettorale, a volte senza trattenere nemmeno una lira per loro stessi. Anzi – non racconto una favola -, parecchi di loro, per il rispetto alle istituzioni e al bene comune, agivano, senza clamore, con giudizio e rettitudine, poiché prendere una sola penna era, se non peccato, di certo, un reato.

La politica, da servizio agli altri, specie ai più poveri, quale dedizione alla causa comune e al benessere pubblico, per i politici corrotti è, purtroppo, uno strumento di corruttela, spesso di ricatto e di sopraffazione, al fine di avere il potere e ottenere facili e cospicui guadagni.

Con questa logica e finalità, per ottenere il voto ed essere eletti, promettono di tutto, la soluzione di ogni problema, impegnandosi solennemente, anche in tv dinanzi ad un notaio, a realizzare autostrade, valichi, ponti e porti in ogni dove, per il sacro rispetto, a loro dire, della politica del fare. Non appena eletti e fino alla prossima votazione, dimenticano con disinvoltura quello che hanno promesso ai loro elettori e si adoperano, invece, con ogni mezzo e senza pudore, a realizzare quello che si sono prefissi per loro stessi e per la ristretta “cordata” di amici e parenti.

 I partiti, purtroppo, spesso latitano ridotti come sono a circoli fantasma, dai satrapi e strateghi di turno riuniti solo in occasione di congressi parata, veri spettacoli di cortigiani nani, di ballerine, starlette televisive, escort di lusso, pronti ad allietare e osannare il principe di turno.

Al loro interno operano parecchi voltagabbana, che tentano in tutti i modi a trasformarli, da severa scuola di politica per apprendere il senso dello Stato e realizzare l’interesse pubblico, in comitati d’affari, in consorterie o peggio ancora in clan il più delle volte “l’un contro l’altro armati” che, da quelli malavitosi, differiscono soltanto per non usare o saper maneggiare la pistola.

 Tutto questo succede perché i politici corrotti non hanno alcun scrupolo, paura di niente e di nessuno, vanno diritti allo scopo.

Da impenitenti mariuoli, arraffano tutto, non s’accontentano più delle sole merendine, dei piccoli regali. Vogliono le regalie, gli appannaggi, le poltrone prestigiose, non disdegnando – anche se non ne hanno i titoli! – di occupare anche le più alte cariche dello Stato.

Per costoro conta molto arrivare al potere e conservarlo, con gli annessi privilegi, il più a lungo possibile. Importa stare sempre a cavallo, direbbe il comico Totò, in attesa di fare il salto e galoppare indisturbati per altri più remunerativi e prestigiosi traguardi.

Al termine del mandato dovranno, tuttavia, rendere conto dell’operato ai loro elettori, anche se tenteranno ancora una volta di barare, avendone ora, più di prima, i mezzi, la volontà e l’interesse per continuare a farlo. Sta a noi scoprire l’inganno e punirli come meritano, privandoli del nostro voto e denunciando all’opinione pubblica la loro criminale condotta.

di Giuseppe Sammartino.

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