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Una lettera dei Magi a Gesù…duemila anni dopo!

“È Natale quando imparate a fare spazio all’inquietudine. Fin quando vi scomoderete per andare alla grotta solo il 25 dicembre, sarete ancora rimasti fermi”

La vita inizia davvero quando alzi il capo, perché non ti accontenti più di guardare in basso. È dall’ insoddisfazione profonda, che sorge il desiderio di superare i confini e spaziare nell’ infinito. È la nostalgia del cielo che dà sapore alle cose della terra.Noi, i Magi, eravamo già abituati a vivere la vita osservandola dal cielo. Ad alzare il capo, per scrutare la luce delle stelle. E di una cosa siamo certi: il cielo ti mette in viaggio, perché insieme ai suoi colori, raccoglie il canto malinconico di tutte le domande, le solitudini, le speranze e le sofferenze umane. E, così, ti rimanda alla terra, ti spinge a cercare ancora, ad andare oltre, a non smettere mai il viaggio.

Siamo diventati viaggiatori del cielo, scrutatori di stelle, abitanti inquieti di galassie e costellazioni. Ma, in quell’anno, qualcosa ci ha attraversati come un fremito: abbiamo visto il sorgere una stella. La sua luce intensa ci ha fatto avvertire dentro al cuore il morso di una struggente nostalgia di infinito, il gusto di qualcosa di illimitato, il brivido inatteso di qualcosa di nuovo. E partimmo.

 Caro Gesù Bambino, questi tre uomini che hai visto all’ingresso della capanna di Betlemme, siamo noi. Siamo sognatori e, tra la scienza e la follia, quella stella luminosa che ci precedeva nel cielo, ha acceso nel nostro cuore il desiderio di andare oltre i confini. Lungo il cammino, la stella illuminava non solo il cielo sopra di noi, ma anche le mappe interiori del nostro cercare; essa si è fatta luce nel nostro buio, a ricordarci che nessuna esistenza è condannata all’oscurità se anela alla luce. La gioia che ci ha colti di sorpresa, arrivati a Betlemme, è stata indescrivibile. Abbiamo trovato Te: una piccolezza infinita in cui abbiamo visto la grandezza infinita di Dio.

Anche in questo Natale, caro Gesù, tanti verranno come noi alle porte della grotta e per loro vorremmo essere una bussola, cosicché davvero ti possano incontrare.

È Natale – vorremmo dire loro – quando imparate ad alzare lo sguardo da terra. Quando non strisciate nella schiavitù e non abbassate la testa verso i potenti. Quando non vi accontentate di piccoli calcoli, ma sentite i crampi allo stomaco per la vostra fame di stelle. Quando non vi appagate delle cose della terra, fossero anche le più belle, perché sapete di essere fatti per il cielo. Quando la paura non vi costringe a distogliere lo sguardo, ma alzate il capo perché sentite che la vostra liberazione è vicina.

 È Natale quando imparate a fare spazio all’inquietudine. Fin quando vi scomoderete per andare alla grotta solo il 25 dicembre, sarete ancora rimasti fermi. Fin quando amate una vita tranquilla e restate dentro la zona del vostro comfort, non ci sarà nessun sussulto dentro di voi. La vita inizia quando l’inquietudine ti spinge al viaggio, quando ti metti in cammino, quando cerchi il significato vero delle cose, quando non smetti di domandare, quando ti consacri alla ricerca dell’infinito invece che alla comodità del divano. Il mare aperto è più pericoloso della riva, ma se rimani a riva non farai mai una buona pesca.

È Natale se affinate lo sguardo per la stella del cielo, che vi apre all’incontro con il Dio Bambino, invece che lasciarvi sedurre dalla falsa luce di stelle cadenti, che promettono felicità ma vi trascinano nel vortice della schiavitù. La stella che vuole illuminare la nostra vita di senso, Gesù Cristo, rimane per sempre e brilla anche quando nel cielo della nostra vita si sta facendo notte.

Mentre siete in cammino, alla ricerca di Dio e di voi stessi, non passate da Erode. Ci aveva ingannati e, perciò, siamo stati avvertiti di starne alla larga. Sarà Natale quando starete alla larga da ogni Erode che oggi trova forma nella violenza, nell’egoismo, nel puntare il dito, nel calpestare i più deboli, nella doppiezza e nell’inganno. Quando spoglierete il cuore e lo consegnerete alla trasparenza, alla semplicità, all’amore gratuito: allora sarà Natale.

Quando siamo arrivati alla grotta, nel buio della notte di Betlemme splendevano di luce gli occhi di un Bambino. Sappiate guardare i vostri figli con amore, lasciatevi illuminare dal loro sguardo limpido e pulito, e imparate dalla loro piccolezza.

Entrando, alla vista del Bambino ci siamo prostrati per adorarlo. A lui, anche voi dovete offrire l’oro della vostra vita, il profumo del vostro amore e delle vostre opere buone, l’incenso della preghiera. E tutto vi sarà moltiplicato: diventerete oro prezioso per chiunque vi avvicini, profumo di pane e di bontà per chi ha fame, preghiera per i bisogni e i dolori del mondo.

E, pieni di gioia, ce ne tornammo a casa nostra, conservando gli occhi di quel Bambino nel cuore Incontrando Dio e accogliendolo nella vostra vita, tornate a casa vostra. Abbracciate vostra mogli, i vostri figli, chiunque incontrate sul cammino. E ditegli, che non è Natale solo a Natale, ma ogni volta che, alzando il capo, vi ricorderete che lassù Qualcuno vi ama. C’è ancora speranza nel mondo, finché avrà abbastanza stelle…il cielo!

 

Francesco Cosentino, sacerdote calabrese, è docente di Teologia fondamentale alla Pontificia Università Gregoriana e officiale della Congregazione per il clero. Tra le sue pubblicazioni recenti: Immaginare Dio. Provocazioni postmoderne al cristianesimo (Cittadella, 2010); Il Dio in cammino. La rivelazione di Dio tra dono e chiamata (Tau, 2011); Sui sentieri di Dio. Mappe della nuova evangelizzazione (San Paolo, 2012); Incredulità (Cittadella, 2017).

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