All News

Sicilia: in 5 per presidenza Regione, domenica si vota

Sicilia – Dopo la “guerra” dei sondaggi, le polemiche sugli “impresentabili”, le liti e le polemiche sul “voto utile”, la parola passa alle urne. Sabato il silenzio elettorale, poi domenica seggi aperti dalle 8 alle 22 in Sicilia per l’elezione del presidente della Regione e dell’Assemblea siciliana. Lo spoglio dalle 8 di lunedì, ma subito dopo la chiusura delle urne, domenica sera ci saranno gli exit poll ad animare il dibattito politico fino ai risultati. Cinque i candidati a governatore in corsa: Nello Musumeci per il centrodestra, Giancarlo Cancelleri per il M5s, Fabrizio Micari per il centrosinistra, Claudio Fava per la sinistra e Roberto La Rosa per gli indipendentisti dei ‘Siciliani liberi’ che hanno illustrato i loro programmi anche in occasione dei Forum organizzati nella redazione siciliana dell’ANSA. Circa 800 i candidati per uno dei 68 posti in Assemblea (sono 70, uno andrà al candidato governatore vincente, l’altro al candidato che arriverà secondo). Alle critiche che gli sono arrivate dai rivali sulle liste con gli “impresentabili”, Nello Musumeci risponde assicurando che sarà “un presidente libero da padrini e da padroni” perché “tutti sanno come sono fatto: uno con la mia storia non può subire alcun condizionamento”, e “se c’è qualcuno che lo pensa peggio per lui, gli darò il foglio di via in 24 ore”. Sul tema delle alleanze post voto, nel caso assai probabile che nessuna coalizione abbia la maggioranza necessaria per governare: “Per me – dice – sono un valore, e in alcuni casi un male necessario.

Sono convinto che il centrodestra resterà coeso pur nella diversità delle sue componenti interne e delle sensibilità. Se poi dopo le elezioni non ci dovesse essere una maggioranza solida, e la legge elettorale non incoraggia, ho la ferma convinzione – si dice certo Musumeci – che la drammaticità del momento indurrebbe altri gruppi di minoranza parlamentare a convergere almeno sulle proposte prioritarie”. “Nessuna alleanza post-elettorale con gli altri partiti” anche in assenza di una maggioranza, neppure accordi con “chi dice di avere punti di convergenza con noi”, afferma Giancarlo Cancelleri. E chi “vorrà sostenere le nostre proposte di legge”, avverte, “sappia fin da subito che non daremo in cambio nulla, né assessorati né poltrone di sotto-governo”. Assieme alla sanità che “è da ricostruire perché tutti sanno che in Sicilia non funziona basta guardare le liste d’attesa negli ospedali pubblici con i cittadini costretti a pagare i privati con un business che noi spezzeremo”. Cancelleri annuncia due interventi che riguardano i palazzi del potere: “Avvierò lo spoils system dei dirigenti generali della Regione, chi ha guidato i dipartimenti starà fermo un turno e darà spazio ai tanti, tra i 1.400 dirigenti, messi ai margini in questi anni per giochi di partito pur avendo le competenze. E sostituirò subito il segretario generale della Regione Patrizia Monterosso, perchè in questo ruolo non può rimanere una persona che ha guai giudiziari”.

Rilancia invece l’idea del Ponte sullo Stretto, Fabrizio Micari, che guarda la propria candidatura “come prosecuzione del lavoro di rettore” all’Università di Palermo. Il professore traccia uno scenario catastrofico nel caso di vittoria dei suoi avversari più accreditati. “Se vince Musumeci vincono la Lega di Salvini e una coalizione di centrodestra piena di grumi e vecchi poteri, con liste davvero impresentabili. La Sicilia tornerà nel caos e si metterà una ipoteca importante anche sulle elezioni politiche”.
Anche Claudio Fava pensa che “non ci sia spazio per accordi con nessuna parte politica, perché accordi a tavolino prima del voto sono da ‘ceto politico’; all’Assemblea regionale ci si ritroverà e se ci saranno convergenze e divergenze sarà sul merito delle cose”. “Col M5s – prosegue – ci sono sintonie su alcuni temi di fondo, dall’idea della trasparenza a quella di una politica al servizio dei cittadini, ma c’è una distanza sulle modalità con cui stanno tentando di portarle avanti”.

Punta infine tutto sull’autonomia finanziaria, Roberto La Rosa con movimento indipendentista. “Quest’elezione – afferma – è una grande opportunità per i siciliani: noi non vogliamo un referendum per l’indipendenza della Sicilia dall’Italia ma perseguiamo l’obiettivo dell’attuazione dello statuto, la cui applicazione può dare uno sviluppo incredibile alla nostra isola, ponendo fine a decenni di colonialismo e sfruttamento delle risorse da parte di tutti i governi: dal centrodestra al centrosinistra”.

Fonte: Ansa.it

In alto