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Enna: sabato e domenica l’antico quartiere Fundrisi in festa

Sabato 14 e domenica 15 ottobre, il quartiere Fundrisi di Enna sarà al centro di due importanti eventi che porteranno tantissime persone a scoprire, tra “vanedde e vicoli”, uno dei luoghi più suggestivi e caratteristici della nostra città e a visitare gli importanti monumenti che vi si trovano.

Si tratta del Janniscuro Fest 2017 organizzato da Legambiente e delle giornate FAI di autunno a cura della delegazione di Enna del Fondo Ambiente Italiano.

Il quartiere Fundrisi trae origine dalla deportazione a Castrogiovanni dei superstiti di Fundrò raso al suolo nel 1396 dal Duca di Montblanc, padre di Re Martino, nel corso delle vicende legate alla guerra tra latini e catalani che insanguinò la Sicilia di quell’epoca. In seguito alla vittoria del Re, i borghi di Fundrò e Rossomanno furono distrutti come rappresaglia contro i Degli Uberti, proprietari dei feudi e alleati con i Chiaramonte, appartenenti alla fazione perdente.

I superstiti di Fundrò vennero condotti a Castrogiovanni nella zona dell’odierno quartiere di Fundrisi, che per ubicazione era il punto più isolato ed inospitale dell’altopiano ennese, i superstiti di Rossomanno vennero allocati nella zona del Pisciotto. Gli abitanti di Fundrisi detti “Funnurisani” vissero per secoli emarginati dal resto della città, confinati nel loro “quartiere-ghetto” ove erano dediti ai lavori più umili ed era loro impedito persino di entrare a Castrogiovanni.

Tale isolamento forzato fece sì che gli abitanti di Fundrisi potessero mantenere anche delle differenze dialettali con il resto della città che si notano ancora oggi. Probabilmente per qualche tempo, tra i Funnurisani e i Castrogiovannesi, ci fu anche qualche differenza nell’aspetto fisico, dovuto al fatto che gli antichi abitanti di Fundrò erano di origine normanna.

E verosimilmente gli eventi religiosi del periodo pasquale della “Paci” e della “Spartenza” sono legati proprio all’interruzione di tale isolamento che durava per una settimana a partire dalla domenica di Pasqua. Durante questo breve periodo anche gli abitanti di Fundrisi potevano circolare liberamente per la città, dopo di che tutti tornavano a vivere entro i propri confini.

“Li funnurisi su’ na cuntrata, unni un si vidi mà lusciu di luna, la strata iè fitusa e malandata e sunu ancora cu li lampiuna”. Così ancora veniva descritto il quartiere in un giornale locale degli anni venti secondo quanto ci racconta Gaetano Vicari nel suo libro: “Conoscere Enna attraverso la storia dei quartieri” (Editrice Il Lunario, Enna 2012).

L’isolamento durò per diversi secoli ed ebbe termine quando Castrogiovanni nel 1926 fu elevata a capoluogo di Provincia riacquistando l’antico nome di Enna. In quel periodo, infatti, la distinzione sociale ed etnica cominciò ad attenuarsi fino a scomparire del tutto. E tale processo fu sicuramente agevolato dal fatto che, grazie alla ampia disponibilità di aree fabbricabili, parecchi edifici pubblici sorsero nella zona occidentale della città a ridosso del quartiere “proibito”.

Il quartiere Fundrisi oggi si presenta essenzialmente immutato nell’assetto urbanistico, non essendo stato aggredito dalla speculazione edilizia se non in maniera marginale; le strade al suo interno sono strette e tortuose e gran parte delle abitazioni sono le vecchie case ristrutturate, molte delle quali presentano ancora, al loro interno, “bagli” e “catoi”. Molti punti del quartiere offrono scorci panoramici incantevoli.

A Fundrisi sorgono anche alcuni tra i più importanti monumenti ennesi tra cui l’unica porta sopravvissuta della città antica (Janniscuro) e la chiesa dello Spirito Santo di origine bizantina. L’antico luogo di culto, abbandonato per diversi decenni, è stato restaurato solo da alcuni anni, anche se purtroppo sono andate perdute alcune importanti evidenze architettoniche.

Quel luogo nato come ghetto per le popolazioni deportate oggi è una ricchezza per la città e custodisce una parte importante della nostra memoria storica. Occorre assolutamente che sia preservato e valorizzato.

 

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