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L’Assessore Cracolici a Repubblica: “D’Alia e Alfano usciti dal governo, tutto è stata una pantomima”

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L’Assessore Regionale PD Antonello Cracolici intervistato da Repubblica sulle prossime elezioni regionali:

Fa una premessa: «Io non sono candidato governatore, ero disponibile in caso di primarie, ma adesso no». E aggiunge: «Basta con l’improvvisazione e basta con questa ricerca del papa straniero, torniamo a fare politica. Se qualcuno gioca a perdere per poi riprovarci tra cinque anni, sappia che io non ci sto». Antonello Cracolici ha appena letto la notizia del contatto tra il sottosegretario Faraone e il banchiere Gaetano Miccichè per la candidatura a governatore. E decide di rompere un silenzio che si era «imposto in questi mesi». Assessore Cracolici, cosa non le piace di quanto sta accadendo? «Tutto e dico basta a questo gioco dello stupore e delle avventure egocentriche. Se qualcuno sta lavorando per farci perdere perché magari tra cinque anni ci si possa riprovare sappia che io non starò zitto». Oltre al nome, però, il sottosegretario parla anche di discontinuità con Crocetta tracciando una linea politica. «Parlare di discontinuità è ipocrisia, sono parole vuote. Su cosa dovremmo essere discontinui? Io sono stato critico con Crocetta e la sua visione leggera della Regione nella fase iniziale del suo governo. Poi lui stesso lo ha capito e non a caso abbiamo fatto una giunta politica. E non stiamo lavorando male. Penso e alla vicenda del bilancio: è innegabile che sia migliore di 5 anni fa, al di là di quello che dice la Corte dei conti, e dispiace che funzionari pubblici abbiamo fatto confusione e dato il via a una sventagliata di critiche su cose passate». Quindi va tutto bene? «Certo che no. Ma voglio ribadire che noi siamo andati al governo per superare la prima fase di Crocetta e se qualcuno parla adesso di tabula rasa significa che chiede la tabula rasa sul Pd. Troppo facile far credere adesso che “io non c’ero”. Qualcuno pensa forse che gli utili si acquisiscono e le perdite si lasciano ad altri. Il Pd non è la bad company della Sicilia. Abbiamo riallineato i conti della sanità, abbiamo rimesso ordine sui conti pubblici, abbiamo rianimato il comparto agricolo da contributificio a settore produttivo e sbloccato un miliardo di euro. Abbiamo gestito l’uscita di scena Fiat e il caso Eni, situazioni difficili. Chi parla di discontinuità è un ipocrita». Allora perché Crocetta non può essere ricandidato? «Perché i siciliani hanno un sentimento avverso rispetto a certe sue scelte e sono rimasti delusi rispetto alle aspettative iniziali che la sua elezione aveva creato. Il governo politico nasce per rimettere al centro proprio una nuova visione e sono convinto che la gente chieda una lettura del futuro e non di essere i becchini del presente. Questa speranza non può più essere incarnata da Crocetta, ma non si può buttare tutto il lavoro fatto. Se non c’è la politica siamo sicuri poi che serva il banchiere?».

C’è un problema interno al Pd, ma non pensa ci sia anche con gli alleati? «Non sono d’accordo con la scelta fatta dai moderati, da Gianpiero D’Alia e Angelino Alfano: sono usciti dal governo ma il tutto è stata una pantomima. Basta giochi della politica». Cosa dovrebbero fare secondo lei il Pd e gli alleati? «O noi siamo capaci di costruire una leadership politica come fu con Crocetta nel 2012, con il suo messaggio di antimafia e di cambiamento, senza la ricerca spasmodica del Papa straniero, oppure sarà la vandea, regneranno le divisioni e la Sicilia sarà destinata sempre più a diventare periferia del Paese con la vittoria dei 5 stelle. E finiamola con il modello Palermo. Leoluca Orlando ha vinto anche grazie a noi e a una legge che noi abbiamo voluto e che gli ha consentito di vincere al primo turno senza il 50 per cento dei voti. Orlando deve contribuire ma non banalizziamo questioni complesse: l’Ars non si governa con le liste civiche ma con i partiti». Lei quindi difende il lavoro di questo ultimo governo Crocetta, mentre altri nel suo partito chiedono discontinuità. Così non si alimenta la confusione? «Il vero camaleontismo è rappresentato dai quelli che parlano di discontinuità ma che sono stati gli ideologi della prima fase Crocetta e hanno preferito gli strapuntini delle poltroncine. Adesso occorre una svolta. Facciamo una proposta politica e lavoriamo per una coalizione qui in Sicilia senza pensare a cosa accade a Roma: perché ricordo a tutti che qui si vota prima delle Politiche e con sistemi elettorali diversi. Basta improvvisatori, facciamo vera politica. Ad altri schemi io non ci sto».

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