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Arrestato per abusi e ricatti sessuali su studentesse
— 25 giugno 2015 | |Un sanitario in servizio al Policlinico universitario di Catania, Santo Torrisi, di 58 anni, è stato sospeso dalla professione su disposizione del gip del tribunale etneo nell’ambito di una indagine della Procura presunti episodi di violenza sessuale e concussione nei confronti di sette studentesse universitarie avvenuti tra il 2010 e il 2014. A quel tempo l’uomo era coordinatore, nell’Ateneo catanese, del corso universitario di “Tecniche di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare”. Secondo quanto accertato durante indagini avviate dalla Procura dopo la segnalazione da parte di un gruppo di studentesse ed ex studentesse, Torrisi avrebbe sfruttato la sua posizione universitaria per imporre le proprie attenzioni sessuali alle ragazze minacciando anche ritorsioni sulle loro carriere universitarie.
Ad eseguire la misura cautelare sono stati i carabinieri della Procura di Catania. La Procura aveva avanzato una richiesta di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari. “Torrisi è un dipendente dell’Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico Vittorio Emanuele”, e “all’epoca dei fatti contestati era impegnato in qualità di coordinatore del tirocinio in un corso di laurea delle Professioni sanitarie”. Lo puntualizza in una nota rettore dell’Università di Catania, Giacomo Pignataro, il quale sottolinea che “tale attività è stata immediatamente interrotta dal momento in cui l’Ateneo ha ricevuto la segnalazione di avvio delle indagini”. Il rettore anticipa che “l’università di Catania si costituirà parte civile nel procedimento giudiziario che dovesse scaturire dalle indagini” e invita tutte le studentesse e gli studenti “a segnalare prontamente casi analoghi anche attraverso il Comitato unico di garanzia che ha gli strumenti per intervenire a tutela del benessere di chiunque vive ed opera nell’ateneo. Se le gravissime accuse verranno accertate -conclude Pignataro- non possiamo che esprimere la massima riprovazione e la più ferma condanna per questo genere di comportamenti che, ancor prima dei rilevanti aspetti penali, mai dovrebbero sussistere in chi svolge una missione così importante come l’insegnamento”.
Redazione