Cultura

“La paura del diverso in quanto estraneo o altro da noi stessi.” Di Giuseppe Sammartino

straniero

Fin dalla sua apparizione sulla terra l’uomo ha dovuto affrontare le avversità della natura, le minacce degli animali e vincere la paura che in questa difficile lotta per la sopravvivenza potesse soccombere e scomparire.

Sappiamo che, nonostante abbia vinto tantissime battaglie per conservare la sua specie, mantenere il suo dominio sugli altri esseri viventi e contrastare le forze naturali, non è ancora riuscito a sconfiggere la paura della morte ed eliminare il pericolo sempre presente di essere sopraffatto dalle sue stesse scoperte ed invenzioni.

Come un’ombra che indelebile ha seguito e segue il suo cammino, la paura della morte e la minaccia di morire non potrà mai sconfiggere finché non avrà raggiunto l’immortalità, cioè, la certezza di rimanere per sempre in vita.

Alla paura di non sopravvivere si è accompagnata la paura dell’altro, del suo simile, specialmente se diverso o estraneo alla cultura dominante del luogo in cui ha operato ed esplicato la sua volontà.

Questa paura dell’altro ha provocato distruzione e morte anche tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle e spiega l’uccisione ingiusta e innaturale di tante vittime innocenti.

Una paura del prossimo che ha radici lontane e che mette in apprensione ogni singolo uomo soprattutto quando si trova al cospetto di persone sconosciute, diverse da lui nell’ aspetto e nel modo di pensare e agire.

Una paura che ha spesso alimentato e giustificato le guerre tra le nazioni, fra le diverse religioni, l’odio dei bianchi verso i neri, lo sterminio di interi popoli, la distruzione di tantissime culture e civiltà, la prevaricazione dei più forti verso i più deboli, che perdurano da millenni nonostante il messaggio cristiano dell’amore abbia prodotto una miriade di santi che hanno sacrificato la loro vita per farlo diventare patrimonio universale.

La paura dell’altro è di per sé una contraddizione in termini, perché l’altro siamo anche noi e se non la eliminiamo dalla nostra vita, non possiamo pretendere che gli altri lo facciano al posto nostro.

La paura dello straniero, del diverso in quanto estraneo o altro da noi stessi, si può sconfiggere soltanto con il rispetto delle sue idee, della sua cultura, della sua stessa coscienza, qualora parimenti esistano delle leggi e dei governi, a supporto e se necessario in sostituzione del suo e anche nostro modo errato o limitato di vedere i fatti, le circostanze e le persone che sono in campo e interagiscono fra di loro, che le facciano rispettare per il benessere e il vantaggio di tutti.

In questo senso vanno tutelati i diritti delle minoranze, dei minori e dei più svantaggiati, in uno spirito di vicendevole tolleranza e amore fraterno che favorisca il progresso sociale, l’avanzamento culturale e morale delle nazioni, dei popoli e dei cittadini.

di Giuseppe Sammartino.

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