Spaventoso, invece che chiamare soccorsi filma su FB giovane agonizzante dopo l’incidente
“La tecnologia tende a dissociare le emozioni. Immagino che questo 29enne sia andato in preda al panico, e per non vivere realmente la tragedia ha preso il telefonino e l’ha utilizzato come un antidolorifico”. E’ quanto ha dichiarato all’AdnKronos Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, presidente dell’Associazione nazionale dipendenze tecnologiche, gap e cyberbullismo, in merito alla vicenda avvenuta a Riccione. Nella notte tra sabato e domenica un giovane di 24 anni mentre tornava a casa, è caduto dal motorino. Agonizzante e in fin di vita è stato ripreso con un cellulare da un 29enne che si trovava sul posto. Invece di chiamare i soccorsi, avrebbe tirato fuori il suo smartphone per registrare una diretta Facebook.
Filmare “è un modo per non sentirsi soli – chiarisce l’esperto – se io riprendo, sento che ci sono altre persone che condividono con me quell’emozione e che mi sono vicini. I social lo stanno attaccando, ma è una reazione ad una situazione che, in quel momento, il ragazzo non riusciva ad affrontare. Era terrorizzato dalla paura e, invece, di rimanere bloccato dall’ansia probabilmente è andato a trovare una soluzione che permette di affrontare la paura”.
Lavenia punta il dito sull’aumento delle dipendenze tecnologiche. “Siamo così abituati a non percepire le emozioni, che non facciamo più quello che si dovrebbe. Da un punto di vista emotivo, se condividiamo una cosa in realtà non la viviamo perché non la stiamo affrontando”, spiega.
Lo psicologo punta l’attenzione sulle difficoltà nel gestire le emozioni. I genitori sono tra i principali responsabili, perché anche loro hanno subito una trasformazione.
“Prima raccontavano ai propri figli delle storie, gli parlavano, esprimevano le proprie emozioni; oggi tutto ciò avviene per via telematica – dichiara Lavenia – Il narcisismo è in fortissimo aumento con il digitale. Io esisto se so condividere. Ma in realtà non condividiamo emozioni, solo esperienze che non sono elaborate emotivamente”. Il meccanismo è: “Se io posto una violenza, quella genera like, quindi, sto mostrando un’emozione forte solo per avere visibilità, non c’è un pensiero più profondo dietro. La tecnologia – dice – sta facendo passare come normali e scontate delle emozioni”.
Altro problema è la paura di annoiarsi. Lavenia, invece, spiega che “la noia è un’emozione che una persona deve provare perché stimola la creatività. Al contrario, la regola oggi è che non ci si deve più annoiare. Se io condivido la supero. Questo ragazzo si è trovato in una tragedia e ha scelto di superarla documentandola, per non provare emozioni. Ma dall’altra parte, ha costruito e ha fatto crescere il suo narcisismo perché tutti oggi hanno parlato di lui. Stiamo facendo un uso disfunzionale della tecnologia. Sta stravolgendo il nostro modo di reagire alle situazioni. Ad esempio, il genitore prima non faceva andare in giro il figlio dopo un certo orario, oggi invece è tranquillo perché ha il cellulare con sé”.
Ma in che modo si può far fronte a questo fenomeno?
“Informandosi. Oggi 8 ore al giorno le passiamo a guardare le notifiche al cellulare, la nostra vita on line è cresciuta moltissimo – spiega l’esperto – Riuscire solo a rendersi conto che stiamo esagerando già è un passo avanti. Dobbiamo iniziare a parlare di queste cose e i genitori, in primis, devono conoscere veramente cosa fanno e quali emozioni provano i figli on line, senza demonizzarli”.
“Ben 7 adolescenti su 10 abusano del web. Il tempo di connessione è aumentato tanto, ma il problema non è la quantità, quanto l’uso che se ne fa”, chiarisce lo psicologo. Infine, c’è un campanello d’allarme per individuare i giovani a rischio? “Isolamento sociale e aggressività sono i sintomi principali”, conclude Lavenia. (Stg/AdnKronos