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“Macron ci ha fregati”, l’editoriale di Luca Galante

Galante-Luca

Riceviamo:

“Come da nostra abitudine l’elezione di Macron all’Eliseo è stata subito seguita da apprezzamenti genuflessi da parte di tutte le parti politiche italiane o quasi convinte di poter collaborare con il nuovo presidente su tutti i temi caldi internazionali. Sempre in posizione china s’intende.

E come è logico, in questi tempi di uomini forti e posizioni nette, il buon Macron ci ha subito inquadrati, ignorati e fregati alla grande.

Ha organizzato un incontro tra i due capi villaggio più importanti della Libia (altro non sono anche se si fregiano di titoli come generale e presidente) ottenendo ufficialmente un cessate il fuoco (peraltro scarso) ed un impegno vago a nuove elezioni da tenersi a babbo morto ed ufficiosamente una promessa per il controllo del petrolio del sud della Libia ed un canale privilegiato nei rapporti diplomatici bypassando di fatto l’Italia e l’Europa.

Ha dimostrato quindi, come se ce ne fosse bisogno, alcune cose.

Conosce i popoli di quell’area meglio di noi.

Ad eccezione dei marocchini che hanno un’impostazione più occidentale, alle popolazioni nord-africane non si può chiedere di rinunciare ad una forma di guadagno qualsiasi (in questo caso fornita dal traffico di migranti) in cambio di promesse e qualche aiuto. Non accetteranno mai, e anche se dovessero accettare sarebbe soltanto un’accettazione formale, di facciata, difficilmente seguita da fatti concreti e risolutivi. Chiunque conosca abbastanza bene quella parte del mondo e chi vi abita sa che a quelle latitudini un uovo oggi vale più di cento galline domani.

E questa è stata la forza di Macron.

Non ha chiesto di interrompere il flusso dei migranti, ha offerto soldi e “collaborazione” in cambio di petrolio e contenimento del terrorismo.

Alla Francia non interessa il flusso dei migranti, che blocca abbastanza efficacemente a Ventimiglia, alla Francia non interessa fermare le vessazioni e le torture alle quali vengono sottoposte i migranti in partenza, alla Francia interessa il petrolio ed interessa che il terrorismo islamico non si espanda verso sud della Libia, verso il Niger (dal quale passano in maggioranza i migranti diretti in Libia), dove sono le miniere di uranio che forniscono combustibile per le centrali francesi.

Questo ha chiesto Macron.

Ha dimostrato inoltre poca memoria storica, o, più probabilmente, molta indifferenza, poiché il problema delle migrazioni è stato creato dai bombardamenti di Cameron e Sarkozy che hanno destituito Gheddafi e dei quali non si conosce ancora il reale motivo.

Quindi, mentre il nostro ottimo ministro degli interni (forse il migliore della compagine governativa) aveva un meeting con i sindaci del sud della Libia, Macron parlava con i capi e alla fine ci sbeffeggiava apertamente ringraziando in mondovisione il suo “amico Paolo”(Gentiloni) per la collaborazione.

Nella vita succede sempre così.

C’è chi è diritto e chi è sempre chino.

E succede sempre, ma proprio sempre, che qualcuno si approfitti di chi è sempre chino. La metafora è chiara?

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