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E se eleggessimo una Costituente? di Luca Galante

Galante-Luca

Riceviamo e pubblichiamo:

Vorrei dalle pagine di questo giornale lanciare una proposta, una sottoscrizione virtuale. La nostra Costituzione ha 68 anni e le condizioni ed i principi che hanno portato alla sua stesura sono completamente cambiate.

Non esiste più il bipolarismo politico DC/PCI che ha ideologicamente ispirato la nostra Carta. Non solo i partiti politici sono stati cancellati dalla storia o dalle inchieste ma anche i principi che li ispiravano, il cattolicesimo e il comunismo, sono scomparsi dai motori delle attuali forze politiche.

L’Italia non è più una repubblica fondata sul lavoro essendo cambiata l’idea stessa di lavoro trasformatasi, in epoca di globalizzazione matura, da posto fisso a un qualcosa di precario ed incerto sul quale non è possibile programmare la propria vita a lungo termine.

Il concetto di famiglia, altra architrave della nostra Costituzione e del nostro sistema giuridico, è in continua evoluzione ed oggi comprende i single, le famiglie con genitori dello stesso sesso, le famiglie “tradizionali” e le famiglie basate su tradizioni musulmane nelle quali un uomo ha più mogli. Le problematiche che ne derivano sono sotto gli occhi di tutti ogni giorno.

La libertà di esprimere il proprio credo religioso si sta trasformando da una tutela nei confronti delle religioni minoritarie nel Paese ad una tutela (mancata) verso le religioni preesistenti.

Nuovi diritti nascono ogni giorno, spesso collegati all’innovazione tecnologica. E’ ormai nel sentire degli addetti ai lavori che il diritto alla privacy e quello all’immagine, per l’importanza che rivestono e le implicazioni che determinano, debbano rivestire un rango più elevato che dei semplici diritti tutelati da leggi volutamente contraddittorie e confuse, lo stesso accesso alla rete, assolutamente vitale per tutti noi, andrebbe garantito al pari dell’accesso al servizio sanitario o all’istruzione pubblica.

C’è poi il discorso che va assolutamente regolamentato dei vincoli di bilancio che addirittura bloccano l’applicazione di sentenze della Corte Costituzionale (a meno di non configurare gravissime inadempienze da parte degli organi esecutivi). A questo si collega la problematica dell’ingerenza degli organismi europei sul processo legislativo nazionale. Con il passare del tempo ha assunto dimensioni abnormi che certo non erano immaginabili dai costituenti del 47 fino a determinare delle consistenti cessioni di sovranità nazionale che certo non sono quelle immaginate all’art. 11.

Così come è ormai tempo che, come in tutti i Paesi evoluti, la legge elettorale venga sottratta agli umori ed alle convenienze politiche del momento della maggioranza e cristallizzata come un dogma di riferimento.

Dovrebbe anche essere riconsiderata l’assenza di vincolo di mandato dei parlamentari. E’ semplicemente indecente che un parlamentare eletto in un partito con un determinato programma passi ad un altro partito per motivi, spesso, poco nobili. Esistono le dimissioni e possono essere rese obbligatorie in taluni casi.

E’ evidente che alle figure dei partiti e dei sindacati vadano accostati anche i movimenti come espressione di esigenze provenienti dal basso e che mal si conciliano con la struttura in genere verticistica dei partiti.

Se poi consideriamo la seconda parte della Costituzione la situazione è ancora più confusa.

Le funzioni del Presidente della Repubblica possono essere esercitate con troppa discrezionalità passando dalla figura di Presidente “iperinterventista” alla Napolitano a quella di presidente “notaio” alla Mattarella, almeno fino ad ora.

C’è un abuso del ricorso alla decretazione d’urgenza e delegata che va assolutamente controllato e riportato forzatamente nell’alveo immaginato dai Costituenti visto che di autocontrollo da parte dei governi non c’è traccia.

Il voto di fiducia va assolutamente limitato e circoscritto per non trasformarlo, come in questa legislatura, in un’arma di ricatto nei confronti del Parlamento.

Per non parlare del pasticcio pseudofederalista che disciplina le competenze tra Stato ed enti locali e dell’architettura complessiva territoriale dello Stato che ha dato, ad oggi, pessima prova di sé quanto a funzionalità ed efficienza.

Dott. Luca Galante

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