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“Vita 21”: il vero volontariato che si fa “vita”, il 29 aprile al Teatro Garibaldi

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ENNA. Vita 21, è il volontariato che si fa “vita”, che esce dagli squallidi ambienti  “borghesi”,  laici ed ecclesiali dove per anni una parte di  società ipocrita l’ha confinato e “scende per strada” ovvero diventa condivisione pura e  lo  comunica in conferenza stampa accogliendo i giornalisti ospiti della preside Giusy Gugliotta al professionale Federico II,  proponendo e realizzando l’apertura di uno sportello di ascolto presso il reparto di Ostetricia dell’ospedale di Enna ,  verso le future puerpere e  i futuri papà ai quali viene comunicato che la propria creatura potrebbe essere affetta da sindrome di Down o da  altre patologie genetiche. Ma ciò non deve essere fatto, come fa capire, con grande profondità oltre che professionalità il primario di Ginecologia  ed ostetricia del nosocomio ennese, Giuseppe La Ferrera, offrendo come unica alternativa l’aborto terapeutico,  ma documentandoli che esistono altre vie percorribili, che la medicina ha fatto miracoli,  e che i figli down si possono anche accogliere. Tutto sommato è possibile, basta avere un po’ di amore e non sentirsi, come ha sottolineato Alessandra Nocilla,  genitori di un “errore” ma avvertire che un figlio down o disabile è una ricchezza, un dono di Dio e non una disgrazia. È proprio questo che i volontari di Vita 21 andranno a testimoniare in punta di piedi,  in ospedale, senza farlo pesare, senza farsi pesare. Ma si rende necessario che il personale medico e infermieristico non tutto e non sempre sensibilizzato venga formato affinché aiuti i genitori di questi meravigliosi bambini a non sentirli come “diversi” ma ad accoglierli con il sorriso, poiché come ha testimoniato la Nocilla non sempre questo avviene. IMG_0075Dunque si rende necessario che le Asp formino all’uopo il personale dal punto di vista umano. E Marco Milazzo presidente di Vita 21 si è impegnato ad interessare i vertici dell’Asp ennese affinché si pongano  il problema. Ma i down vanno accolti senza pietismi e trattati come normodotati, ad essi non va regalato nulla, poiché sarebbe deleterio per loro a livello psicologico, lo ha  sottolineato  con trasporto lo psicologo Andrea Di Mattia. Elisa Di Salvo e Valeria Petralia, docenti,  hanno evidenziato  in particolare l’importanza della diffusione della cultura della diversità nelle scuole e di come sia importante la sensibilità dei dirigenti, in particolare la Di Salvo che fa parte del Groc del Rotary ha comunicato come i componenti di tale organismo si stiano impegnando incessantemente per portare all’attenzione delle istituzioni il problema della disabilità down. E i bambini down vengono definiti da Marco Milazzo allenatori perché insegnano che la natura ha i suoi tempi, sono e pretendono il meglio, insegnando ad essere genitori realizzati. Vita 21 vuole riscoprire il significato della cultura della diversità. Interessante anche la testimonianza di Giuliana Conte addetto stampa dell’associazione che ha una sorella con sindrome di down.  E alla fine questi genitori scoprono di essere genitori di veri e propri miracoli viventi scaturenti solo dal fatto che hanno accettato, non hanno abortito e  uno di questi miracoli è il collega Danilo Ferrari, giornalista di panorama, tetraplegico spastico il quale si esprime grazie ad un particolare linguaggio degli occhi,  della bocca e del capo, interpretato dalla sua insegnante di sostegno Maria Stella Accolla. Danilo, non chiede nulla di più se non essere trattato come uno fra tanti ma basta guardarlo negli occhi per capire che in lui c’è qualcosa di più. Infine la compagnia Neon spettacolo di Piero  Ristagno  e Monica Felloni, un altro miracolo, dove attori disabili si esprimono da alcuni anni e rappresenteranno ad Enna l’opera a Ciatu.  Nucleo narrativo dell’opera,  sono la vita e il pensiero di Giordano Bruno. Lo spettacolo attraversa,  la sua complessità umana e filosofica. La regia di Monica Felloni fa propria questa complessità, sviluppa e si riconosce nei capisaldi del pensiero di Bruno. In scena è la vita, dalla nascita all’estrema vecchiaia, unificata nell’elemento che la rappresenta per antonomasia: l’acqua. Ed è tra questi estremi temporali che si intrecciano le relazioni, che si dipana il gioco bruniano dell’essere insieme e umani. In Ciatu  tutto è normale e speciale al tempo stesso. Gli attori in scena e gli spettatori sono un tutt’uno, un unico corpo che inspira la vita, occhi negli occhi, fiato nel fiato e l’azione del palco si riverbera sulla platea senza distanze o interruzioni formando un reticolo di respiri vivi. Ciatu è il respiro degli uomini che vive e sopravvive dal liquido amniotico in poi, sino a dopo la fine. È la storia di questo respiro. Ciatu sarà rappresentato per Vita 21 il prossimo 29 aprile al teatro  Garibaldi di Enna.

Mario Antonio Pagaria

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