La nuova rete, infatti, segue il modello che suddivide gli ospedali gerarchicamente in “hub” (strutture di secondo livello altamente specializzate e integrate), “spoke” (grossi ospedali che dispongono di aree di pronto soccorso di primo livello con funzioni di rianimazione e degenza), presidi di base (sono quelli che mantengono almeno quattro unità operative come i pronto soccorso, la chirurgia generale, la medicina generale e l’ortopedia), ospedali in zone disagiate (dispongono delle strutture base per affrontare le emergenze). Nella nuova rete, poi, ecco la novità: scompaiono gli “ospedali di comunità” (poco più che ambulatori con la presenza di medici di base, psicologi e infermieri) e spuntano le strutture in zone “ad alto rischio ambientale.
A Enna, l’Umberto I si “stacca” dagli ospedali di Piazza Armerina e Leonforte e sarà l’unico spoke. Le altre due strutture diventeranno rispettivamente ospedale di base (insieme a Nicosia, promosso anche questo) e ospedale “in zona disagiata”.
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