Sembrerà un paradosso per tutte le centinaia di migliaia di insegnanti che hanno votato No al referendum, ma è così. La sconfitta renziana ha come prima conseguenza, il blocco di tutti i correttivi alla Buona Scuola che erano oggetto di trattativa. A partire, naturalmente dalla trasformazione di parte dell’organico precario in dipendenti a tempo indeterminato. Insomma lo scenario che si profila non è affatto di quelli entusiasmanti. Sono molti gli aspetti che rischiano di rimanere congelati, con pesanti ricadute, almeno per quanto riguarda l’anno scolastico in corso. Basti pensare al contratto mobilità: con un governo tecnico o politico di breve durata (in attesa delle elezioni anticipate) il rischio concreto è che possa saltare. D’altronde il previsto incontro del giorno 7 è stato cancellato. Il Miur, probabilmente, ora procederà con atto unilaterale e con pieno rispetto, quindi, della normativa indicata dalla legge 107 (trasferimento su ambiti territoriali per quei docenti che intendessero produrre domanda).
C’è poi da considerare l’inevitabile passo indietro rispetto all’accordo raggiunto mercoledì scorso, 30 novembre, in merito al rinnovo dei contratti del pubblico impiego, accordo che aveva, tra i suoi punti principali, lo smantellamento del potere legislativo in materia di rapporto di lavoro a favore della contrattazione. Il rischio è che il bonus valutazione docenti e la chiamata diretta restino così come sono, ovvero secondo la riforma Buona Scuola, con immutati poteri discrezionali nelle mani dei dirigenti scolastici.
In merito agli aumenti di stipendi, si potrebbe, dunque, tornare ad una situazione di stand-by senza contare il discorso legato alle deleghe, ovvero, come si diceva all’inizio. Sui decreti attuativi, il discorso è veramente complesso. Rischiano di essere accantonate la riforma del reclutamento e della formazione professionale dei docenti al nuovo sistema di valutazione degli studenti, passando per il nuovo canale di educazione e istruzione per la fascia di età 0-6 anni.
Fonte: oggiscuoscuola.com
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