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Scuola: Faraone “Dopo anni di precariato i docenti non sono dei deportati”

Scuola – Facciamo un po’ di chiarezza sulla mobilità dei docenti. Penso sia doverosa nei confronti del mondo della scuola ma anche dei non “addetti ai lavori” che in questi giorni vedono rispuntare sulle pagine di qualche giornale, così come avvenuto l’estate scorsa, storie di “insegnanti deportati”. I numeri di quest’anno ci raccontano una storia diversa.
Ma andiamo con ordine. Abbiamo realizzato il più grande piano assunzionale nella storia della scuola italiana, dando stabilità e certezza alla categoria professionale dei docenti. Abbiamo assunto a tempo indeterminato, durante l’anno appena trascorso, 90.000 docenti e altri 90.000 entreranno in ruolo nei prossimi tre anni, sia per concorso che da graduatorie a esaurimento. I movimenti di quest’anno sono fisiologici.
Prendiamo il caso della mobilità straordinaria, prevista dalla Buona Scuola. E analizziamo – per la scuola primaria – i casi di alcune regioni del Sud. Grazie a questa misura i cosiddetti “immobilizzati” (docenti che insegnavano da anni lontano da casa e chissà quando sarebbero potuti tornare nella loro regione) rientrano: oltre 1.100 in Sicilia, circa 600 in Puglia, oltre 1.800 in Campania, quasi 540 in Calabria. Parliamo di rientri, di una scelta di giustizia nei confronti di chi da anni esercitava la propria professione fuori. A fronte di circa 800 docenti in Sicilia, circa 550 in Puglia, circa 1.500 in Campania e 400 in Calabria, che invece dovranno trasferirsi. Senza considerare che molti insegnanti oggi fuori dalla propria regione, non dovranno proprio spostarsi perché, grazie alle assegnazioni provvisorie, andremo incontro alle loro esigenze.
Sappiamo perfettamente che spostamenti, anche se temporanei, possono turbare equilibri e creare forti disagi. Siamo solidali e lavoriamo per ridurre al minimo ogni inconveniente. Ma non si può non riconoscere al governo l’impegno e la volontà di dare stabilità al nostro sistema d’istruzione, senza dimenticare il ruolo e la dignità della classe degli insegnanti. Il caso dei docenti immobilizzati che grazie alla 107 potranno rientrare è la prova che stiamo facendo di tutto per concedere i trasferimenti mano a mano che i posti si liberano per i pensionamenti. È un impegno che abbiamo preso e che manterremo anche per chi oggi si vede costretto a partire.
La situazione è, comunque, ben diversa rispetto al passato, quando i docenti, condannati a un precariato senza termine, erano costretti a muoversi, ma senza alcuna certezza. Da precari, appunto. Chi si sposta oggi lo fa invece con un contratto a tempo indeterminato in tasca, con maggiori tutele e la possibilità di programmare la propria vita su basi più certe. E sapendo, tra l’altro, che si stanno studiando misure per aumentare le possibilità di rientro. Ad esempio lavorando perché l’organico di fatto si trasformi in organico di diritto, così da poter disporre di una platea più ampia di posti per la mobilità e le immissioni in ruolo.
Questo significa dare dignità a una professione. Questo significa andare oltre i numeri e i titoli scandalistici. Cercando invece soluzioni utili al buon funzionamento delle nostre scuole e rispettando le storie di ciascun docente.
Davide Faraone – Sottosegretario di Stato alla Pubblica Istruzione
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