Al culmine della giornata che ha visto l’approvazione della legge elettorale, da Palazzo Madama filtra la notizia che il presidente Pietro Grasso ha maturato una decisione per molti versi clamorosa: dimettersi da senatore del Partito democratico e iscriversi al gruppo misto.
Una scelta che evidenzia quanto sofferto sia stato per l’ex magistrato il cammino delle riforme, da quella costituzionale poi bocciata dalla Corte costituzionale, fino al Rosatellum. La presa di distanza dal sistema di voto che Matteo Renzi ha fortissimamente voluto — e di cui Denis Verdini nel suo intervento in Aula ha rivendicato la paternità — autorizza a ipotizzare che Grasso stia per imboccare un nuovo percorso politico. Più volte a sinistra si è evocato il nome della seconda carica dello Stato come possibile leader di Articolo 1 – Mdp, il nuovo partito di Bersani e D’Alema. A settembre alla festa di Napoli l’accoglienza per Grasso fu così calorosa da minare la leadership di Giuliano Pisapia. Adesso il ruolo di guida della «nuova» sinistra potrebbe toccare al presidente del Senato, il quale però non intende lasciare lo scranno più alto, fino al termine della legislatura.
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