- 22 dicembre 2015 - Leonforte: rifiuti servizi affidati senza gara nei Comuni, la Regione indaga
- 22 dicembre 2015 - Lions Enna: Cena degli Auguri con ingresso nuovi soci
- 22 dicembre 2015 - ASP Enna: Preintesa con le Organizzazioni Sindacali per le fasce retributive
- 20 dicembre 2015 - Medicina, salute e volontariato: l’ultimo libro di Vincenzo Borruso
- 20 dicembre 2015 - Arrivati ad Agira i bambini Bosniaci della 46 Accoglienza
- 20 dicembre 2015 - Approvato emendamento precari, soddisfazione dell’ On. Maria Greco
- 17 dicembre 2015 - Università Rumena: secondo il Ministero i corsi di medicina non avrebbero valore
- 17 dicembre 2015 - Gustando Pietraperzia: da domani viaggio enogastronomico tra i prodotti locali
- 17 dicembre 2015 - Cisl Medici: dal 1 gennaio a rischio l’erogazione dei Servizi Sanitari a Enna
- 16 dicembre 2015 - Rifiuti in Sicilia, il 14 Gennaio il passaggio dagli Ato alle Srr
Rosario Crocetta a giudizio per diffamazione, chiesti 2 mln di risarcimento danni
— 2 maggio 2015 | |Il Presidente della Regione Rosario Crocetta dovrà comparire giorno 20 Ottobre 2015 davanti il Tribunale di Gela per le affermazioni diffamatorie rilasciate all’Agenzia di stampa Adnkronos, durante la campagna elettorale per le elezioni regionali, nei confronti di un imprenditore nisseno Salvatore Lo Cascio, con impresa alla zona industriale di Caltanissetta per la produzione di serbatoi. Nell’ottobre del 2012 Lo Cascio era il datore di lavoro di Giancarlo Cancelleri, candidato Presidente della Regione per il Movimento 5 Stelle; durante un’intervista Crocetta disse: “l’azienda presso quale lavora (riferendosi a Cancelleri) è diretta da un tale Lo Cascio, molto, molto amico di quell’ingegnere Di Vincenzo, al quale oggi è stato confermato il sequestro di un patrimonio di 400 milioni di euro. Guardasse chi sono gli amici degli amici e ricordasse che io sono stato il primo politico in Sicilia a denunciare i rapporti di Di Vincenzo con la mafia mentre lui, candidamente, non sa neppure con chi ha a che fare quotidianamente.”
L’avv. Pietro Ivan Maravigna, difensore di Salvatore Lo Cascio, dopo la notifica della fissazione dell’udienza a carico di Crocetta ha affermato: “La polemica politica non dovrebbe mai spingersi oltre limiti che comportino la distruzione morale di una persona e della sua dignità pubblica e privata ed a compromettere persino la sopravvivenza di aziende che hanno prodotto ricchezza ed occupazione, specie quando tali aziende sono state vanto del nostro territorio e quella persona, del tutto estranea ad ogni contesa politica, è un onesto lavoratore per tutta la vita dedito alla propria famiglia ed alla propria azienda”. Nel momento in cui il Crocetta rilasciò quelle diffamanti dichiarazioni la Lo Cascio s.r.l. attraversava un grave momento di crisi finanziaria. Era, però, ben avviata una trattativa con gli Istituti bancari creditori per una soluzione di ristrutturazione del debito, ma le dichiarazioni di quello che, dopo pochi giorni, sarebbe diventato il Presidente della Regione Siciliana che, senza alcuno straccio di indizio, indicavano la Lo Cascio s.r.l. come azienda in odore di mafia ebbero l’effetto di fare cessare ogni trattativa. Evidentemente le Banche, senza minimamente approfondire l’inconsistenza delle dichiarazioni del Crocetta, non vollero correre il rischio di affidare propri capitali ad una azienda che poteva essere oggetto di provvedimenti di sequestri ai sensi delle normative antimafia. Venne pertanto chiuso l’accesso al credito e la Lo Cascio, nell’impossibilità di poter continuare ad operare sui mercati in condizioni competitiva, fu messa in ginocchio e costretta, nell’Ottobre 2013, a licenziare il personale, affittare ad altra società il principale ramo d’azienda e, dopo aver visto rigettata l’istanza di ammissione al concordato preventivo, sempre per il voto contrario dei medesimi Istituti di Credito, a fallire.”
Per l’avvocato difensore di Lo Cascio sembra dunque esserci un nesso di concausa tra le dichiarazioni di Crocetta e il successivo fallimento della ditta Lo Cascio; per tale motivo è stato chiesto un risarcimento danni per 2 milioni di euro.