Roma – Per la Corte costituzionale “l’imposizione di un limite massimo alle retribuzioni pone rimedio alle differenziazioni, talvolta prive di una chiara ragion d’essere, tra i trattamenti retributivi delle figure di vertice dell’amministrazione” e tale limite “si delinea come misura di razionalizzazione, suscettibile di imporsi a tutti gli apparati amministrativi”. La Consulta è intervenuta sulla vicenda dei tetti agli stipendi con la sentenza n.124 dello scorso maggio e che ora viene rispolverata alla luce delle polemiche in Sicilia sul tetto di 240 mila euro per i dirigenti dell’Assemblea. Per i giudici “la disciplina in esame, pur dettata dalla difficile congiuntura economica e finanziaria, trascende la finalità di conseguire risparmi immediati e si inquadra in una prospettiva di lungo periodo” e “si configura come misura di contenimento della spesa, assimilabile agli altri capillari interventi che il legislatore ha scelto di apprestare negli ambiti più disparati”.
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