Ponte no. Ponte sì. Ponte sullo Stretto, no, no, no!

Da diversi decenni progetto archiviato e rispolverato dal notevole impatto mediatico, il Ponte sullo Stretto di Messina all’approssimarsi di scadenze elettorali viene riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica come prossimo e prioritario per essere avviato e finalmente completato.
Tra chi con caparbietà, massimo impegno e valide argomentazioni sulla sostenibilità del progetto, da più di un cinquantennio si batte per la sua realizzazione, c’è il bravissimo Tony Zermo del giornale La Sicilia che non perde occasione per attenzionarlo come necessario e utile per trasformare la Sicilia in un cantiere di lavoro per decine di migliaia di lavoratori e ad opera ultimata vederla trasformata in un’isola di sviluppo turistico perché tutti “vorranno passare in auto sul ponte più lungo e più alto del mondo”.
A tal proposito, nemmeno un mese fa, Pietro Salini, numero uno dell’impresa Salini – Impregilo, in un’intervista al Corriere della Sera, ha detto “che è il momento giusto per realizzare il Ponte più lungo del mondo: tassi bassi e fondi europei larghi”.
Questo secolare desiderio – speranza mai perduta per tantissimi siciliani! – di vedere finalmente unito il proprio territorio al resto d’Italia per porre fine all’isolamento geografico ed economico della bellissima Sicilia, è stato ravvivato recentemente dal premier Matteo Renzi che ha “sfidato l’impresa Impregilo a completare il grande progetto del Ponte sullo Stretto e a portare le carte per sbloccare una grande opera ferma da dieci anni che può portare centomila posti di lavoro abbattendo l’isolamento di Sicilia e Calabria”. Un Sì così forte al punto che la proposta di legge di Azione Popolare sulla realizzazione del Ponte approderà a dicembre alla Camera dei Deputati.
Un Sì, quello di Matteo Renzi per il Ponte sullo stretto, dopo tanti no (l’ultimo dal governo Monti e poi da quello di Letta) e tanti sì (prima dal governo Prodi e poi da quello di Berlusconi) che non hanno approdato a nulla se non di pesare da oggi, per la sua mancata realizzazione, sulle casse dello Stato per più di un miliardo tra penali, oneri finanziari vari e costi di liquidazione.
Purtroppo, il giorno dopo il pronunciamento di Renzi, con la motivazione che ci sono altre priorità prima del Ponte e bisogna fare le strade, le ferrovie, gli aeroporti, Renato Accorinti, uno dei fondatori del movimento “No Ponte”, con il quale simbolo è diventato sindaco di Messina, Laura Boldrini, presidente della Camera dei Deputati, Debora Serracchiani, vice segretaria del Partito democratico nonché Presidente della regione autonoma Friuli Venezia Giulia, Massimo D’Alema, già Presidente del Consiglio dei Ministri, gli stessi esponenti di Forza Italia che con il governo Berlusconi erano stati favorevoli alla realizzazione del Ponte, un fronte trasversale del “No”, hanno creato un fuoco di sbarramento per impedire il proseguimento dell’iter burocratico dell’opera.
Così stando le cose, per preminenti ragioni di propaganda elettorale, noi Siciliani assistiamo esterrefatti e delusi all’indecoroso spettacolo di vedere trasformato il Progetto sullo Stretto di Messina, da fattore di sviluppo economico e sociale dell’intera Sicilia, a pretesto artificioso di contrapposizione ideologica e partitica tra opposti schieramenti, con il risultato di lasciarlo irrisolto con aggravio di costi e rinvio dei tempi senza aver mai cominciato l’opera.
Un Sì e un No a corrente alternata, con un No, tuttavia, più compatto e forte, che, con i ripetuti rinvii per l’inizio dei lavori, alla fine del chiasso mediatico e della contrapposta lotta politica, il Ponte sullo Stretto non si farà e una sonora pernacchia annuncerà il suo definitivo inabissamento tra i vorticosi flutti di Scilla e Cariddi.
Giuseppe Sammartino.
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