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Migliorare sè stessi con lo sport

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Quando si inizia a fare sport, se non ci è troppo sfortunati e non si incappa in infortuni continui, ci si rende conto di quanto velocemente si migliorano le proprie prestazioni. Un soggetto che inizia a correre può passare dal non riuscire a correre per 5 minuti di fila al percorrere 10 km in un’ora nel giro di 3-4 mesi, un risultato stupefacente. Vedere come il nostro corpo migliora con l’allenamento e verificarlo attraverso l’analisi della prestazione è una cosa meravigliosa, ma che presenta molti trabocchetti.

Anche in questo caso, se la motivazione è basata esclusivamente sull’entità del miglioramento, una volta raggiunti i propri limiti, questa può crollare e lasciare un vuoto incolmabile con conseguente abbandono dello sport.

Il concetto è semplice: visto che non si può migliorare all’infinito, bisogna capire che questa motivazione può essere quella principale solo in alcuni momenti della vita atletica di un individuo, soprattutto all’inizio, quando si passa da principiante ad atleta evoluto, fino ad arrivare vicino ai propri limiti.

Quando si raggiungono i propri limiti, i casi sono 3: si smette di fare sport, si spostano i propri limiti o si trova un’altra motivazione.

Sportare i propri limiti senza cambiare sport presenta due problemi: primo, prima o poi i limiti diventano insuperabili; secondo, arrivare vicino ai propri limiti significa aumentare esponenzialmente il rischio di infortunio. E questo è tanto più vero quanto più lo sport praticato è gravoso per le articolazioni. Raggiungere i propri limiti nella corsa, specie se di lunga distanza come la maratona, significa sollecitare tantissimo le articolazioni della parte inferiore del corpo aumentando molto il rischio di infortuni, che nella corsa ha una frequenza tale da scoraggiare chiunque voglia evitare di farsi male. Altri sport, come il ciclismo o il nuoto, presentano meno problemi anche con volumi e intensità di allenamento notevoli, anche se, nel caso del ciclismo, avvicinarsi al limite in discesa può significare fare rovinose cadute con conseguenze anche gravi.

Per evitare di incorrere in infortuni nella ricerca della massima prestazione bisognafermarsi quando per fare piccoli miglioramenti bisogna incrementare di molto il volume di allenamento.

Per esempio, per ottenere il massimo dalla corsa bisogna allenarsi 5-6 volte la settimana: non tutti hanno le articolazioni così forti da reggere tale volume di allenamento. Allenandosi 3 volte la settimana già si arriva molto vicino ai propri limiti e, siccome è molto rischioso andare oltre, è bene fermarsi qui. Chi pratica altri sport “fit”, come il nuoto e il ciclismo, può sviluppare e mantenere un buon potenziale di prestazione anche solo con 1-2 allenamenti la settimana, l’ideale per preservare le articolazioni degli arti inferiori.

Un’ottima strategia per mantenere alta la motivazione legata al miglioramento delle prestazioni è quella di praticare diversi sport, e di praticare sport con una componente tecnica non trascurabile. Per arrivare ai propri limiti nel nuoto ci possono volere tanti anni, mentre nella corsa possono bastare alcuni mesi se il peso è ottimizzato e le doti aerobiche sono già abbastanza sviluppate (per esempio, se si arriva dalla bicicletta). Praticare diversi sport significa non poter raggiungere il limite per ognuno, perché ogni sport ha un suo modello muscolare e metabolico diverso dagli altri, e in genere questi si ostacolano a vicenda. Questo mantiene lontani dagli infortuni.

Anche praticare degli sport “fun” (con una componente tecnica notevole) può “distrarre” dalla voglia di raggiungere i propri limiti: in questo caso, la motivazione “divertimento” va a sommarsi a quella del miglioramento, ridimensionandola.

Per esempio, è un po’ di anni che penso di nuotare una 10 km in mare in meno di 3 ore, ma ogni anno quando arrivo al periodo di preparazione desisto perché preferisco dedicarmi alla pesca subacquea, che ho iniziato da pochi anni e della quale sto scoprendo piano piano i tanti segreti. Non escludo che tra qualche anno la motivazione della “grande impresa” (tra virgolette, perché è una impresa ridicola, i campioni ci mettono 1h50′!!!) diventi tale da farmi concentrare solo su quella, ma potrebbe anche accadere che non nuoterò mai più una 10 km, limitandomi alle 5 km, che mi divertono e per le quali sono allenato tutto l’anno.

Intanto, l’importante è avere una forte motivazione a mantenermi in un ottimo stato di forma, e di avere ancora tante “cartucce” da sparare in futuro.

Fonte: cibo360.it

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