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L’Italia, il terremoto, il Vesuvio e l’assoluta mancanza di prevenzione

Ho seguito le vicende italiane dall’estero e, come tutti, sono rimasto colpito dalla catastrofe abbattutasi in Italia centrale, con interi paesi spazzati via, cancellati, dal terremoto. Ed ancora una volta ho assistito inerme alla squallida prassi di attribuire a qualcuno, quell’orribile abitudine di cercare a tutti i costi un colpevole per i danni causati da un evento naturale imprevedibile che si è abbattuto in un’area fortemente sismica, ma nella quale le costruzioni erano per lo più della prima metà del secolo scorso se non ancora antecedenti. Deliziosi borghi storici, pieni di tradizione e atmosfera, assolutamente lontani da qualsiasi criterio antisismico. In piena notte, in periodo turistico, il danno, in termini di vite umane, non poteva essere maggiore. Logico. Ma come a L’Aquila si cercano i singoli colpevoli. Come mai la scuola è crollata dopo essere stata ristrutturata secondo criteri antisismici? Ed il municipio? Chi aveva concesso allo storico Hotel Roma la possibilità di operare in un palazzo così vetusto? Come sempre in Italia si troverà qualcuno che ha barato, falsificando qualche dichiarazione o mettendo troppa sabbia nelle costruzioni e la giustizia farà il suo corso sanzionando, punendo e offrendo così all’opinione pubblica il cattivo, il ladro, di turno.
Ma perché nessuno parla delle colpe della politica che, consapevole della situazione, per decenni non ha fatto nulla per mettere in sicurezza il territorio? Perché a pagare devono essere soltanto i soliti costruttori disonesti o, come a L’Aquila, addirittura i sismologi per non essere stati in grado di prevedere il terremoto? Utilizzando, come tutti sanno, l’apposita sfera di cristallo?
Eravamo coscienti che potesse accadere e che potrebbe accadere di nuovo e non abbiamo spinto la politica a prendere le adeguate misure preventive. Ci siamo beati della sagra della salsiccia o del nuovo parco giochi per bambini senza investire nella messa in sicurezza delle abitazioni e adesso ne paghiamo il fio. Siamo italiani e quando c’è un problema guardiamo dall’altra parte.
Siamo riusciti a girare la testa anche di fronte al Vesuvio, un vulcano attivo che tra 50, 100, 1000 anni e speriamo più di 1000 anni erutterà di nuovo causando la più grande carneficina della storia dell’umanità. Cosa stiamo facendo? Nulla. Ci sono interi paesi costruiti sulle sue pendici che possono essere spazzati via nel giro di pochi minuti, una metropoli da un milione di abitanti a due chilometri in linea d’aria, due magnifici siti archeologici, Ercolano e Pompei, a testimoniarci cosa potrebbe succedere, e noi? Nulla. Ci divertiamo a delineare zone rosse e ad immaginare irrealistiche vie di fuga sulle uniche due autostrade dall’area partenopea.
E’ inutile. Culturalmente la prevenzione non ci appartiene e la classe politica tutta, sapendolo, ci prende in giro, almeno dal terremoto dell’80, con “progetti di messa in sicurezza del territorio”, “patti generazionali”, “opere straordinarie”, ecc. Tutto inutile. Ma a noi piace così, siamo italiani e sicuramente sarà colpa della sabbia nei palazzi.
Luca Galante
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