“Quì servono meno prese in giro ma più lavoro e dignità”. E’ quanto afferma Lillo Colaleo riguardo alcune spinose tematiche del lavoro che interessano il territorio ennese. “In questa campagna elettorale abbiamo fatto una scelta: meno incontri frontali, più confronti. Abbiamo parlato molto per capire la sfiducia, la rabbia, la delusione. Cosa ci dicono tutti? Che nel nostro territorio il lavoro è diventato motivo di insicurezza e preoccupazione per il futuro. Perché può significare andare via o restare e vivere nella precarietà.
Questo è un territorio abbandonato a sé stesso: c’è il rischio dello spopolamento, dello smembramento delle famiglie, con uomini, donne, ragazzi, costretti ad andare via e stare lontani migliaia di km dai propri affetti per poter lavorare o per poter studiare per poi provare a lavorare. O restando c’è rischio di un lavoro instabile, di un precariato senza fine, senza tranquillità, senza garanzie sul quale basare il legittimo desiderio di ciascuno di noi a farsi una vita dignitosa e costruirsi una famiglia. Questo dramma pare non interessare nessuno. Il brutto di questa campagna elettorale è che sembra tutta protesa o all’autocelebrazione delle persone o alla denigrazione dell’avversario o alla difesa della maglia della squadra che si sta indossando.
Troppa politica sembra troppo concentrata ai propri interessi – cioè della propria ambizione e della propria ambizione di scalare al potere – e sembra distante se non indifferente ai problemi reali delle persone. Alcuni, perfino, che si professano di centrosinistra, pare che si facciano due risate sulla questione: e che volevate il lavoro sotto casa!? E che volevate un lavoro stabile e non precario!? Altri, invece, non ne parlano proprio e si concentrano a sparare altrove. Il lavoro, per quel che ci riguarda, è invece il punto fondamentale. Il lavoro deve servire a nobilitare l’uomo, ad emanciparlo dall’asservimento verso qualcuno e dal bisogno, a rendere le famiglie felici e dare a tutti un futuro. Non certo ad essere fonte di paura, di preoccupazione, ansia, debolezza. E neppure di derisione o di prese in giro. Di prese in giro, in questi anni, ne abbiamo giù subite tutti abbastanza”.
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