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L’errore da evitare

Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un attentato nel cuore dell’Europa, ancora una volta si contano i morti, ci si indigna, si protesta, si organizzano talk show e maratone televisive… fino al prossimo attentato. L’Europa è divisa, non c’è una politica estera e di difesa comune, sono tutti portatori sani di disinteresse nazionale con la silenziosa idea che una difficoltà del vicino si traduce in un vantaggio per sé, soprattutto in un periodo come questo nel quale impera la crisi. I motivi di questa situazione sono molti e assolutamente tutti poco nobili. Neanche sulle politiche migratorie l’Europa riesce a trovare un accordo proiettando tutti noi, in particolare gli italiani sulla strada dell’emarginazione sociale.
Le opzioni che l’occidente, ed in particolare l’Europa, può percorrere per reagire a questi attentati, che molti giustamente ritengono delle vere dichiarazioni di guerra, non sono cambiate dagli attentati di Parigi e restano tre:
intraprendere un percorso vero di integrazione delle minoranze islamiche normalmente isolate e ghettizzate, alla fine del quale, pur nel rispetto delle logiche differenze, loro si riconoscano in alcuni nostri valori fondanti come le libertà fondamentali e l’uguaglianza di genere.
Questa è la posizione più meritevole ma un percorso del genere, lungo e faticoso, lo si inizia in tempi di pace non in stato di guerra.
Reagire militarmente in maniera risoluta occupando, e ripeto occupando, i territori dai quali i terroristi creano più danni, penso ad esempio alla parte settentrionale della Libia, ed avviare un processo pseudo-democratico che garantisca alla fine la creazione di uno Stato che tuteli, almeno formalmente, alcuni diritti essenziali dei cittadini e sia un partner affidabile per l’occidente, come l’Egitto.
Non sembra esserci la volontà politica di realizzare simile soluzione.
Quel che invece non si deve assolutamente fare è reagire come la Francia dopo gli attentati di novembre. Scaricare sul popolo siriano un po’ di bombe come vendetta pura e semplice, senza prospettive e senza uno schema politico, senza avere un’idea di uno scopo da raggiungere.
E’ arrivato il momento dei piani a lungo termine e non delle vendette o delle lacrime di Alti Commissari. E’ arrivato il momento dei progetti per vincere la guerra, una guerra che non volevamo ma nella quale siamo stati trascinati, nella quale è stato trascinato l’intero mondo occidentale che ha fatto propri i valori di eguaglianza e solidarietà della religione cattolica, e condizione imprescindibile è il blocco assoluto dell’immigrazione extra UE poiché logicamente non è possibile combattere con un nemico rischiando di invitarlo in casa.
E’ arrivato il momento delle scelte, giuste o sbagliate che siano, perché l’unica cosa peggiore di una cattiva scelta è non scegliere e continuare a subire a prezzo di altri morti civili ed innocenti e, soprattutto, a prezzo di una colonizzazione incontrollata.
Luca Galante
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