L’arcivescovo Fiorini Morosini ai giovani della città: “Non siete solo la speranza del futuro ma la certezza del presente”

Continua il percorso formativo, promosso dall’associazione Attendiamoci O.n.l.u.s., rivolto ai giovani over 18, dal titolo “Work in … work out. L’impresa della speranza”.
Giovedì 20 febbraio un ospite d’eccezione: S.E. Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, arcivescovo della diocesi Reggio Calabria – Bova, che ha affrontato, insieme ai ragazzi presenti, le quattro tematiche proposte nel cammino formativo, ovvero Responsabilità, Cittadinanza, Impresa e Speranza.
La sua presenza “narrante”, come ha tenuto a sottolineare don Valerio Chiovaro, testimonia una vita, oltre a veicolare un messaggio, e sprona a fare sempre più e sempre meglio, rigenerando l’entusiasmo dato dal porre l’attenzione sulle cose positive della nostra realtà.
Mons. Morosini ha iniziato il suo dialogo, puntando l’attenzione sulla speranza, concetto strettamente collegato, per i cristiani, all’idea di fede. La fede è la dimensione dell’uomo che perfeziona se stesso, ascolta un messaggio e lo annuncia attraverso il suo agire. Nell’incontro con l’altro, si manifesta il racconto di una esperienza di fede, che diventa annuncio e diventa, quindi, una speranza che trasforma.
Padre Giuseppe (come preferisce essere chiamato S.E. Fiorini Morosini) ha fatto accenno a delle vicende tragiche di cronaca che hanno scosso, negli ultimi giorni, l’opinione pubblica e la coscienza di ciascuno di noi: dal suicidio di un ragazzo di soli ventidue anni, al suicidio di una ragazza di sedici anni indotto dalla cattiveria nascosta e rafforzata dall’anonimato concesso dal web e dal mondo dei social network, alla violenza sulle donne, quando l’amore diventa ossessione e possesso …
“Sono solo alcuni episodi che devono, però, indurci a riflettere: Dove va la vita?”, ha suggerito l’arcivescovo. Di fronte alla nostra esistenza, due sono gli atteggiamenti che possiamo assumere: prendiamo in mano la vita e decidiamo come condurla oppure lasciamo che siano altri a decidere per noi. “Cosa significa, quindi, prendere in mano la propria vita? Vuol dire chiedersi perché vivo e verso dove cammino”. La vita è stata per noi un dono e scoprendo di essere frutto dell’amore riscopriamo di avere una dignità, di “valere”. “Sono una persona degna di rispetto ed alla luce di questo devo orientare la bussola della mia vita”. Nessun uomo, però, è un’isola: nella relazione con l’altro e nella condivisione della dignità nasce il rispetto. Sorge anche però il problema di una possibilità di conflitto tra i beni di ciascuno: il bene personale, immesso nella relazione con gli altri, rende chiaro il concetto di “bene comune”. Il riconoscimento di questo bene comune e la possibilità che è data all’uomo di accettare o rifiutare ciò che viene proposto costituiscono il fondamento della libertà. Che cos’è la libertà? È la possibilità di scegliere, è la ricerca di una verità e di un bene che sta sopra di noi. S.E. Morosini ha richiamato il dettato kantiano: “La legge morale è un dovere per l’uomo; l’azione di Dio, invece, èautomaticamentebene; nell’uomo, invece, c’è la possibilità di fare il male”. San Paolo, ha ricordato il vescovo, affermava che, pur conoscendo il bene, la natura umana spinge a compiere il male. Per realizzare il bene, dunque, l’uomo è costretto a lottare per impedire che la sensibilità prevalga sulla razionalità. Il fondamento della speranza risiede proprio in gesti forti, nel far vedere come si è scelto di condurre la vita, una vita che rispecchi il senso di libertà e sia orientata alla verità e al bene.
Padre Giuseppe ha spiegato ai ragazzi presenti il senso del Sinodo dei giovani da lui proposto: un sinodo “dei” giovani, e non “per” i giovani, perché sia una occasione nella quale dire che futuro vogliono.
Il sinodo dei giovani, così come la lettera del vescovo alla città, edita in questi giorni, sono una risposta alla speranza, che è dono di Dio ma anche, e soprattutto, impegno da parte dell’uomo.
L’invito del nostro arcivescovo è stato quello di una riscoperta della dignità, che è anche senso dello Stato, della legalità su cui innestare l’idea più alta di giustizia (che è agire secondo conoscenza della verità) e della libertà di coscienza.
Il presupposto per fare questo – ha concluso Padre Giuseppe, dopo aver risposto alle domande ed ascoltato le riflessioni suscitate dal suo intervento – è la ricostruzione di se stessi, sulla base della riscoperta della dignità della persona.
“La fede è la capacità di leggere la presenza di Dio nella nostra vita. Voi giovani rappresentate la certezza del nostro presente, oltre ad essere la speranza del nostro futuro”.
Maria Rosaria Araniti
Ufficio Comunicazione
Associazione Attendiamoci Onlus
Il primo Network in franchising di quotidiani online
Copyright © 2016 La Gazzetta Ennese.