L’anno prossimo e, ancor più, il 2018 saranno gli anni della svolta. O la nostra economia ripartirà o sarà il baratro. Giustamente fino a poco tempo fa si diceva che c’erano tutte le condizioni economiche internazionali per una ripresa in Italia: l’euro debole, l’intervento della BCE ed il petrolio a costi bassi. Tutto questo potrebbe finire presto.
Secondo e ancora più importante: marzo 2017 è il termine che la BCE ha stabilito per interrompere l’acquisto di titoli di stato italiani. Ritengo improbabile che questo termine venga prorogato con le elezioni politiche tedesche a pochi mesi. Si aprono quindi due scenari. Il primo, ottimistico, vede un aumento lieve o moderato dei tassi d’interesse sulle nuove emissioni del debito pubblico con una spesa per maggiori interessi contenuta entro, diciamo, i due miliardi l’anno. Il secondo, pessimistico, prevede, con interpreti diversi, una riedizione del dramma Berlusconi – Monti, con l’intervento della speculazione internazionale e, questa volta, con l’intervento del fondo salva-Stati e della troika. Uno scenario, per l’Italia, da girone dantesco, da scappare di notte in Africa.
Tutto ciò era noto a tutti e quello che colpisce e che negli ultimi tre anni poco o nulla è stato fatto. Non è stata fatta una seria, ed ormai necessaria, ristrutturazione del debito, non sono state fatte le riforme adatte per incentivare gli investimenti, esclusa quella del lavoro che avrebbe avuto un senso con imprenditori messi in condizione di assumere e non terrorizzati dalla macchina statale. Non è stato ricostruito il clima di fiducia con le imprese che sono ancora nell’assoluta impossibilità di pianificare. Si è introdotto il tema di una riforma costituzionale che, nelle sue parti essenziali, oltre ad essere, a mio avviso, pericolosa per la democrazia, è assolutamente inutile per il rilancio di questo Paese.
Non c’è nulla da dire. Ciò che ci accadrà non sarà colpa di nessuno. Lo abbiamo voluto noi.
Luca Galante
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