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Istituita la Commissione di inchiesta ciclo rifiuti

Roma – “È fondamentale che i parlamentari di questa legislatura continuino ad approfondire il fenomeno del traffico illecito dei rifiuti, senza dimenticare che esso vede coinvolte organizzazioni criminali internazionali impegnate nella ricerca di nuovi siti in cui smaltire materiali nocivi, spesso consegnati ai trafficanti da industriali senza scrupoli. Il nostro obiettivo è quello di contrastare con decisione questo traffico e riconsegnare alle future generazioni un territorio più sano e più pulito”. Così il senatore del Movimento 5 Stelle Fabrizio Trentacoste, da sempre impegnato in attività di tutela dell’ambiente, dopo il voto a favore del ddl n. 627 che istituisce la Commissione di inchiesta sul ciclo rifiuti della XVIII legislatura.
“La Commissione che ha lavorato nel corso della scorsa legislatura, – afferma Trentacoste – ha accertato la presenza di un sistema di illegalità diffuso e radicato ad ogni livello, che costituisce il principale ostacolo alla risoluzione del problema stesso. Si tratta della stessa Commissione che in Sicilia ha rilevato che, ancor prima dell’ambiente, ad essere inquinato è l’intero ciclo dei rifiuti, con reiterate gestioni commissariali e procedimenti estremamente burocratizzati, spesso poco chiari e gestiti in contesti emergenziali”. “La Regione Siciliana, infatti, – aggiunge – ha alle spalle un ventennio di gravi criticità, frutto di scelte scellerate, continue emergenze e, soprattutto, della mancanza di un valido e concreto piano di gestione dei rifiuti. “Continua, quindi, la battaglia a quell’intreccio tra cattiva gestione, incapacità politica, connivenza e complicità tra cosa pubblica e criminalità organizzata, – continua il senatore 5Stelle – allo scopo di sconfiggere le cosiddette ecomafie”.
Sono tantissimi i siti siciliani inquinati dalla gestione illecita dei rifiuti, tra questi, il senatore, parla del caso della miniera di Pasquasia, nel territorio di Enna. In tale sito, secondo gli inquirenti, ci sarebbe stato il deposito incontrollato di ingenti quantitativi di materiali contenenti amianto, stimato in oltre 900 mila tonnellate, oltre 15 mila tonnellate di terreno contaminato da oli minerali, nonché altri rifiuti speciali e pericolosi con conseguente disastro ambientale, in un sito industriale in abbandono, già di per sé problematico. Questi sono solo alcuni dei gravi episodi verificatisi a Pasquasia dal 1992, anno in cui misteriosamente la miniera fu chiusa, con il concorso attivo di tutti i soggetti in causa, dopo che l’ENEA la indicò come sito di stoccaggio di scorie radioattive. Negli anni a seguire, gli atti riguardanti quella vicenda furono coperti dal segreto di Stato e, da allora, sull’accaduto non è stata fatta alcuna chiarezza, causando una diffusa inquietudine tra la popolazione.
“Il caso di Pasquasia è la dimostrazione di quanto sia grave il problema che coinvolge l’intero Paese e la cui soluzione, oggi, – conclude Trentacoste – va ricercata al di là di ogni colore politico. Tutelare l’ambiente e gli ecosistemi significa garantire la salute e la qualità della vita, anche delle generazioni future”.
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