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Debito pubblico: l’editoriale di Angiolo Alerci

Periodicamente, ma sempre con maggiore frequenza, i nostri governanti assicurano che il  debito pubblico, tenuto sempre sotto osservazione, scenderà progressivamente entro limiti più accettabili.
Sono le assicurazioni che il governi sistematicamente danno agli organismi europei per richiedere lo sforamento del rapporto debito-pil previsto dai trattati.
Il rapporto debito-pil è stato veramente tenuto sotto controllo fino a gli anni ottanta, iniziando  la sua ascesa durante i governi presieduti dall’on.  Craxi che raggiunse il 70,3%.
Il primo governo Berlusconi aveva ereditato un rapporto  debito pil del 115%, sceso successivamente con i governi Prodi, D’Alema e D’Amato al 105% e rilasciato dall’ultimo governo Berlusconi al 125% per successivamente risalire fino al 132% odierno.
Per essere un po’ più chiari dobbiamo sottolineare che il debito pubblico lasciato dall’ultimo governo Craxi corrispondeva a 450/mila miliardi di eu odierni, mentre quello lasciato da  Berlusconi ammontava a oltre 2000/miliardi di euro ed oggi sfiore i 2300/miliardi.
Durante i governi Berlusconi il debito pubblico aumentò di 500 mila miliardi, determinando, anche per la  forte speculazione, uno spread di oltre 570 punti e conseguentemente un forte aumento degli interessi pagati.
Proprio oggi il Ministro Padoan si trova a Bruxelles per cercare di definire con la Commissione Europea l’annoso problema dello sforamento del nostro rapporto deficit-pil.
Speriamo che riesca a raggiungere lo scopo perché, tenuto conto delle possibili conseguenze della dichiarata scissione  all’interno del P.D.,una ulteriore situazione di incertezza in questo momento potrebbe determinare gravi conseguenze per la  nostra ripresa.
L’enorme debito pubblico condiziona seriamente non solo  i rapporti con l’Europa  ma anche il ritardato rilancio della nostra economia.
Al Presidente Gentilomi ricordiamo che da oltre venti anni i governi che si sono succeduti hanno sempre parlato della dismissione dell’ingente patrimonio immobiliare e delle partecipazioni azionarie,  da destinare alla riduzione del debito.
Un privato in dissesto corre ai ripari alienando i gioielli di famiglia.
Il Governo avrebbe dovuto, da molti anni, alienare i propri gioielli che, col passare del tempo, sono diventati oggetti di bigiotteria.
Ma questa bigiotteria, soltanto tre anni fa, era stata valutata circa 500/miliardi di euro e  poteva, quindi, ridurre l’allora debito di 2000/miliardi di eu del 25%.
Anche recentemente il Ministro Padoan ha parlato  della dismissione di  parte del patrimonio che, unitamente alla riorganizzazione  ed alla riduzione delle società partecipate ( circa 8000?), che producono ogni anni miliardi di perdite, possono creare seri presupposti per una sensibile riduzione del debito pubblico.
Bisogna evitare di continuare a prendere in giro le persone con l’affermazione che il debito comincerà ad essere ridotto con i “presunti avanzi” di bilancio.
Quando i  presunti avanzi saranno veri, rappresenteranno la classica goccia versata nell’oceano del nostro debito.
Presidente Gentiloni: avanti con una nuova serietà.
angiolo alerci
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