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Caro politico ti scrivo…

Sono Giuseppe, ho una piccola impresa che è per me una famiglia. Conosco ciascuno dei miei dipendenti, uno per uno come se fossero figli miei. Ho imparato a comprenderli nel corso degli anni fino a riuscire ad interpretare i loro pensieri, persino con uno sguardo.Ho visto la felicità e la soddisfazione negli occhi di Daniele, il più piccolo tra tutti, quando ha ricevuto la prima busta paga con la quale avrebbe potuto finalmente mantenere gli studi e realizzare il proprio sogno: diventare un qualificato agronomo.Ho conosciuto la vera dignità grazie a Giada, la responsabile di reparto, quando  sfinita dal turno di lavoro, chiedeva di poter prolungare il proprio orario per assicurarsi lo straordinario, indispensabile per portar crescere Elena e Rebecca.Ho toccato con mano il significato di sacrificio con Paolo, ultimo di quattro fratelli, residente in un paese montano, limitrofo ma con carenti collegamenti. Per lui non deve essere stato facile  recarsi sul luogo di lavoro quotidianamente, con il rischio costante che il pullman saltasse la corsa per una qualche ragione: o per il maltempo o per un guasto improvviso al motore, o per la manifestazione dei giovani precari o per la carreggiata occupata dai rifiuti.Non è facile vivere in Italia, figuriamoci in Calabria. Eppure basterebbe così poco. Basterebbe che ciascun politico si comportasse e agisse come ho sempre cercato di fare io, come un buon padre di famiglia.Sono stanco di ascoltare i dibattiti in tv mentre vedo gli amici di una vita prendere il volo, la mia famiglia non avere più sogni, i miei vicini non arrivare alla fine del mese. Chiedo solo di essere ascoltato!Vedi caro politico, non servono i dati dell’Istat o i sondaggi per capire qual è la situazione e come bisogna agire. Poco importa se ti chiami Renzi o Letta, Berlusconi o Alfano, Grillo o Monti, i punti del programma elettorale adesso te li indico io! Al primo posto ci sono le politiche per l’occupazione: non servono finanziamenti a pioggia, è sufficiente: abbassare il cuneo fiscale; incentivare meritocrazia, innovazione e ricerca; promuovere tra i giovani corsi e work experience gratuiti di progettazione europea.Il secondo punto sono le tasse. Il problema non è abbassare l’IMU o inventarsi qualche nuova imposta. La questione è diversa: ogni cittadino ha il diritto di sapere dove vanno a finire i propri soldi! Sì alle tasse, commisurate al reddito, solo se ad esse corrispondono servizi efficienti nei settori primari della sanità, dei trasporti e della raccolta dei rifiuti.Veniamo al terzo punto: il debito pubblico e il famoso spread. Rimuovendo gli sprechi, eliminando i privilegi della casta, lottando contro i grandi evasori, l’Italia riceverebbe senz’altro una boccata d’ossigeno. Per ripartire però non basta. Cos’è che serve? Basta guardarsi intorno! Turismo è la parola chiave! Mi rivolgo adesso anche ai politici regionali e locali: perché non dare impulso ad una seria azione di marketing territoriale? La nostra Calabria è così bella anche in pieno degrado, figuriamoci se fosse persino curata!Ma di cosa sto parlando? Voi probabilmente starete ancora discutendo sull’ennesimo emendamento alla legge elettorale mentre io non dormo la notte per capire come pagare l’ultima cartella di Equitalia, per trovare una soluzione per non chiudere i battenti, per non mandare a casa Daniele, Giada, Elena, Rebecca, Paolo…
Giuseppe,un imprenditore qualunque#occhioattento
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