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Barrafranca: sindaco Accardi scrive a Presidente Mattarella

Egregio Signor Presidente,
Chi Le scrive è il Sindaco di Barrafranca, un piccolo Comune dell’entroterra siciliano in dissesto. Apprendo con grande piacere dell’approvazione dell’emendamento che prevede un fondo per aiutare i Comuni metropolitani in dissesto (emendamento “salva Catania”). Condivido la scelta che sicuramente darà la giusta possibilità, a questi grandi Comuni, di continuare a garantire ai cittadini i servizi essenziali  e, ciò non di meno, lo stipendio ai loro dipendenti evitando il rischio di disordini sociali. Purtroppo, devo registrare l’assenza di misure in favore dei Comuni siciliani piccoli e medi (dai 3.000 ai 50.000 mila abitanti) in dissesto, attualmente una trentina, il cui numero è destinato a crescere, e che nel loro insieme rappresentano una popolazione pari ad una grande città. Ma ancor di più rappresentano il tessuto socio economico e culturale della Sicilia,  la spina dorsale, l’anima vera di questa bellissima terra. Noi siamo le colline dorate del grano, il profumo di zagara delle piane, siamo i campanili e le piazze dell’entroterra e delle coste. In questi anni, in silenzio, con senso delle Istituzioni e spirito di servizio ho amministrato, con notevoli difficoltà, il mio Comune. Difficoltà legate soprattutto alla scarsità di risorse economiche e  all’indebitamento ereditato. Abbiamo dovuto chiedere enormi sacrifici ai Nostri Concittadini sia in termini di riduzione di servizi, ridotti all’essenziale, specialmente per le fasce deboli, sia in termini di aumento del peso fiscale locale, come richiesto dal Ministero dell’Interno. Abbiamo dovuto intraprendere misure di lacrime e sangue e, tutto ciò, in un momento storico particolare dove le povertà aumentano e le Nostre comunità si spopolano per l’assenza di lavoro. Abbiamo sacrificato i Nostri dipendenti, in molti Comuni in dissesto non si riesce a pagare gli stipendi per parecchi mesi, alcuni unità lavorative sono stati autorizzate alla mobilità al fine di ridurre la spesa del personale, depauperando il capitale umano e professionale dei nostri Enti. E infine, non sappiamo che fine faranno i dipendenti a tempo determinato (precari ma solo formalmente perché oramai in servizio da più di 20 anni) ai quali, se non si dovesse intervenire, non rimarrà che il licenziamento perché non potremo rinnovare a fine anno il loro contratto. Queste alcune delle preoccupazione e il peso che porto nell’amministrare un Comune dichiaratamente fallito e che mi spingono a rivolgermi a Lei, Signor Presidente, perchè se apprezzo gli sforzi del Governo e del Parlamento nel salvare le Città metropolitane in dissesto temo d’altro che, non prevedendo misure di aiuto finanziario per i Comuni piccoli e medi in dissesto, non solo discriminiamo una parte importante di questa terra ma ancor di più migliaia di cittadini che non potranno godere degli stessi diritti e degli stessi servizi di altri e condanneremo i nostri Enti ad una agonia perenne con conseguenze irreversibili e nefaste per le nostre Comunità. A Lei Signor Presidente, Il mio accorato appello,al fine di ristabilire parità di trattamento tra gli Enti intermedi ed in modo particolare tra cittadini, così come previsto dai principi costituzionali.
In attesa di un Suo riscontro, l’occasione gradita per porgere cordiali e ossequiosi saluti.
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Redazione

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