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Papa Francesco 7° anniversario della sua elezione al soglio di Pietro

Pubblichiamo la lettera che il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti. ha inviato al Papa in occasione del 7° anniversario della sua elezione al soglio di Pietro.

Beatissimo Padre, buon anniversario! Conserviamo tra i ricordi più cari quella sera del 13 marzo di sette anni fa: il tempo era incerto, piovigginava a Roma, ma già dal mattino si percepiva nell’aria che sarebbe stata una giornata che sarebbe rimasta nel cuore per sempre. Molte persone da più parti raggiungevano piazza San Pietro con la curiosità di scoprire in diretta il colore della “fumata”.
Santità, vogliamo pensare che quegli occhi rivolti verso l’alto non fossero solo di curiosità ma anche di attesa: il popolo attendeva il Papa dall’alto e non da lontano. Guardavano in alto per scoprire la volontà di Dio, per mettere i propri occhi nel cuore di Dio e per incrociare gli occhi del Papa, anche se a distanza. In questo giorno in cui Lei ricorda il Suo anniversario ci permetta ancora di rendere grazie al Signore per i suoi innumerevoli doni.
Santità, Le vogliamo dire grazie. Per le parole, per il tono delle Sue parole, per il continuo cercare di spingersi verso il cuore dell’umanità ferita e redenta. Grazie per l’attenzione che costantemente rivolge alle persone che fanno fatica: molti ci dicono che la Sua presenza e le Sue parole sono luoghi in cui riprendere le forze per affrontare ogni giornata. Grazie perché ci ricorda che siamo doni di Dio per la vita di tutti i fratelli e le sorelle che incontriamo. Grazie per il Suo instancabile lavoro, per la freschezza delle Sue azioni, per il Suo spingersi sempre oltre quando c’è bisogno di annunciare una bellezza.
Grazie per la Sua attenzione a questo tempo complicato, fatto di emergenze e di situazioni drammatiche. Ci permetta, Santità, di affidare al Suo cuore di Padre il cammino, l’impegno e la fatica del popolo italiano. Padre Santo, preghiamo per Lei, il Signore La conservi in buona salute. Le chiediamo umilmente di pregare per la Chiesa che è in Italia, per tutti coloro che in questo momento stanno soffrendo, perché il Signore conceda a tutti la forza necessaria per ripartire.
Cardinale Gualtiero Bassetti

Cammino è la parola che può aiutare a comprendere questo intenso anno – il settimo – del pontificato di papa Francesco. Termine non nuovo. L’aveva impiegato nel presentarsi di fronte ai fedeli, dalla Loggia della Basilica di San Pietro: “E ora, cominciamo questo cammino: Vescovo e popolo”. Da allora lo ha ripetuto molto volte. E innumerevoli scatti ritraggono Bergoglio “in cammino”, verso e fra i fedeli. Un’immagine, in particolare, rimane indelebile. Al centro c’è il successore di Pietro, visibilmente commosso. Intorno, donne e uomini in abiti differenti, laici e religiosi, molti con il volto dipinto e perfino copricapo piumati, lo accompagnano in processione verso l’Aula Paolo VI, mescolati a vescovi e cardinali. Poco dopo, quel 7 ottobre 2019, Francesco avrebbe inaugurato i lavori del Sinodo speciale sull’Amazzonia.

Sinodo, camminare insieme. La «dimensione costitutiva della Chiesa», aveva detto Francesco nel commemorare i 50 anni di istituzione dell’Assemblea sinodale da parte di Paolo VI il 17 ottobre 2015. Concetto ripreso nella Costituzione apostolica Episcopalis communio del 2018. E vissuto nei Sinodi sulla famiglia e sui giovani. In questa cornice si inserisce l’Assemblea amazzonica nella quale, a sua volta, la sinodalità si è espressa in tutta la sua forza dirompente.

Essa – per citare Alphonse Borras – esprime la condizione di soggetto che spetta a tutta la Chiesa e a tutti nella Chiesa. Con la scelta di concentrare l’attenzione della Chiesa universale su una regione remota, apparentemente lontana, geograficamente e culturalmente, quel “tutti”, troppo spesso dato per scontato, s’è fatto realtà concreta.

L’irruzione della periferia al centro – secondo l’espressione del segretario della Rete ecclesiale pan amazzonica, Mauricio López – non è stata facile né indolore, come le polemiche, più o meno pretestuose e scomposte, hanno dimostrato. Con questa decisione, il Papa – come afferma Alessandro Gisotti sulla rivista Palabra – ci ha obbligato ad abbandonare pregiudizi e analisi sempliciste.

L’Amazzonia è, al contempo, luogo fisico e luogo teologico. Una regione laboratorio delle grandi sfide con cui l’umanità e il pianeta sono chiamati a confrontarsi, in termini di modello economico, capacità di gestione politica, relazioni sociali e culturali. Metafora e sacramento, cuore e polmone del mondo, l’Amazzonia è una parte vitale della totalità. Nonché fonte di ispirazione. In questo senso, scrive Francesco in Querida Amazonia è “anche nostra”. Come nostro è il grido degli indigeni, risuonato in tutto il processo sinodale. Sia nella parte di consultazione sia durante i lavori, attraverso le testimonianze dei sedici rappresentanti nativi presenti in Aula.

Nelle loro voci, i padri sinodali hanno udito il pianto degli ultimi fra gli ultimi e quello della casa comune, ferita dalla medesima «economia che uccide», nel senso letterale del termine. In quelle lacrime fin troppo reali – che spesso hanno inumidito gli occhi dei partecipanti – la Chiesa si è messa in ascolto dello Spirito che vuole la vita, dell’Amazzonia e dell’umanità, indissolubilmente legate. Dal porgere l’orecchio e il cuore sono nati il “Documento finale” e, poi, “i quattro sogni” di Francesco, espressi in Querida Amazonia. Non compartimenti stagni, ma un processo dinamico, in cui il primato del vescovo di Roma si manifesta come ministero di accompagnamento e di discernimento. Il Sinodo amazzonico è certo figlio della Laudato si’: in quest’ultimo, però, si intrecciano l’anelito missionario di Evangelii gaudium e la riflessione sulla sinodalità di Episcopalis communio.

Non a caso, come in parte anticipato in chiusura dei lavori, “Per una Chiesa sinodale” è il tema di riflessione scelto dal Papa per l’Assemblea del 2022. Il Sinodo amazzonico ha preparato il terreno. Divenendo uno snodo cruciale nel percorso di conversione permanente della Chiesa per essere fedele al Vangelo. Come scrive padre Víctor Codina su “La Civiltà Cattolica”: «Ai quattro famosi fiumi di Piazza Navona ideati da Lorenzo Bernini – il Nilo, il Gange, il Danubio e il Rio de la Plata – si aggiunge idealmente un quinto fiume: il Rio delle Amazzoni, luogo teologico per il respiro della Chiesa».

fonte: Avvenire

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