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Europa: Ignazio Corrao “Il mio impegno per l’agricoltura”

La mafia e fondi per l’agricoltura

Abbiamo denunciato al Parlamento Europeo i meccanismi attraverso cui i fondi UE per l’agricoltura sono finiti in mano alla mafia. In Italia il peso delle frodi in agricoltura è il più alto d’Europa: secondo i dati della Corte dei Conti, le risorse frodate ammontano a circa 200 milioni di euro, e circa l’86% delle somme da recuperare interessano quattro Regioni del Sud (Sicilia, Calabria, Puglia e Campania). Fra di esse, però, è la Sicilia ad essere il regno incontrastato delle frodi in agricoltura: l’isola da sola è responsabile di quasi la metà delle frodi.

Una fetta enorme di fondi Ue per l’agricoltura, 5 miliardi su 50, finisce in Sicilia. Molti di questi soldi sono finite in mano di esponenti di Cosa Nostra:

fratello di Totò Riina, clan Seminara di Enna, la mafia dei pascoli dei Nebrodi.

Operazione trasparenza in agricoltura

Un’altra battaglia forte è stata sulla trasparenza dei fondi UE per l’agricoltura. Perché mancano i dati dei beneficiari? Dove sono andati a finire i fondi UE per l’agricoltura in Sicilia? Chi ha intascato i fondi europei per lo sviluppo agricolo?

A differenza dei Fondi strutturali (il FESR e il FSE), per i quali il sito www.opencoesione.org fornisce con puntualità le informazioni sui beneficiari e sull’andamento dei progetti, il mondo dei fondi per l’agricoltura è coperto da un’inquietante velo di opacità. Sul sito di AGEA, ovvero l’organismo pagatore ministeriale che eroga i fondi agli agricoltori, non è possibile avere una lista completa di beneficiari. E la stessa cosa vale per i fondi del PSR. Le informazioni sono inafferrabili, sparse, confusionarie, prive della necessaria trasparenza, nascoste tra le pieghe del sito del PSR.

E’ semplicemente scandaloso che la Regione in tutti questi anni non si sia mai degnata di fornire un elenco organico, completo, trasparente e consultabile pubblicamente dei beneficiari di questi fondi.

Nel frattempo però il PSR ha finanziato di tutto: dai corsi di formazione all’insediamento di giovani agricoltori, dall’ammodernamento delle aziende agricole ai premi di compensazione per le zone svantaggiate.

Adesso basta. E’ giunta l’ora di conoscere, di capire cosa ne è stato di queste risorse. Ecco perché è necessario una volta per tutte reclamare una banca dati che fornisca tutte le informazioni pubbliche ai cittadini sia per i soldi già spesi 2007-2013 che per quelli della nuova programmazione 2014-2020, che farà arrivare in Sicilia altri 5 miliardi di euro.

La gestione dei fondi UE per l’agricoltura non funziona

Abbiamo denunciato più volte il sistema di gestione dei fondi UE in agricoltura, con interrogazioni e comunicati stampa. In particolare:

Il rischio di perdere fondi

Ad aprile è arrivata la proposta della Commissione Europea di togliere all’Italia 158 milioni di euro. Una richiesta che certifica la scandalosa gestione italiana dei fondi per l’agricoltura. Parliamo di un buco di 158 milioni che, se verrà confermato, toglierà risorse per all’Italia per il prossimo periodo 2014-2020. Si tratta della cosiddetta “rettifica finanziaria” di cui si iniziò a parlare all’inizio dell’anno scorso, dovuta alla forte preoccupazione della Commissione Europea circa la gestione delle irregolarità e dei debiti fino al 2012.

Il ruolo di AGEA

AGEA, ovvero l’organismo italiano deputato al pagamento dei fondi europei per l’agricoltura agli agricoltori, ha dapprima erogato soldi che non doveva erogare e poi non è stata in grado di recuperare i soldi erogati indebitamente. E in molti casi non ha fatto nulla per recuperare questi soldi, come racconta anche la Corte dei Conti nel 2015. Una negligenza gravissima da parte di AGEA che fatto volatilizzare 158 milioni di euro di fondi per l’agricoltura e che lo Stato italiano perderà dai prossimi fondi 2014-2020.

Fondi europei per l’agricoltura: il controllore avverte il controllato!

Inoltre ho denunciato che in Italia la ri-esecuzione dei controlli per le erogazioni in agricoltura è stata inficiata dal fatto che l’Organismo di Certificazione aveva preannunciato ad Agea i beneficiari che ne sarebbero stati oggetto. Uno scandalo enorme, contenuto nella Relazione della Corte dei Conti UE.

Lo scandalo del biologico

Ci siamo occupati dello scandalo del bando per il biologico, che per mesi ha fatto rischiare di restituire 180 milioni di euro erogati ad 8.000 aziende siciliane che fanno agricoltura biologica. Un bando scritto con i piedi dai “competenti” che stava facendo saltare migliaia di aziende fiore all’occhiello del biologico siciliano.

Ecco alcuni dettagli: dopo la decisione del TAR di rendere illegittimo il bando da 320 milioni per l’agricoltura biologica, e l’incredibile immobilità della Regione che non si è neanche degnata di appellarsi alla sentenza, il biologico siciliano ha rischiato il fallimento, ancora una volta per responsabilità amministrative. La vicenda è pericolosissima, perché se la procedura viene considerata giuridicamente illegittima anche le spese certificate saranno giudicate illegittime per l’UE. Abbiamo fatto appello all’Autorità di Gestione del PSR affinché adottasse tutte le misure per evitare questo disastro per il biologico siciliano e non si renda responsabile anche dell’ennesima beffa ai danni degli agricoltori siciliani.

Continue denunce sulla scorrettezza e irregolarità dei bandi

Ho denunciato pubblicamente e attraverso interrogazioni che la Regione è assolutamente incapace di scrivere i bandi. Ogni giorno riceviamo il grido di protesta di imprenditori stanchi di combattere per far valere i propri diritti, costretti a sbracciarsi e a rischiare di perdere i fondi UE per colpa di bandi scritti male, con criteri di selezione assurdi, o modifiche incomprensibili all’ultimo secondo. Di casi ce ne sono tantissimi, come il bando del PSR per la misura 4.2 che ha visto l’esclusione di 89 progetti dichiarati irricevibili, quasi la metà di quelli presentati.

Il bando è il simbolo di questo fallimento vergognoso della gestione dei partiti PD e PDL. Persone senza competenza, maldestri tentativi di controllare il flusso di denaro, cavilli senza logica non hanno fatto altro che paralizzare la gestione dei fondi UE con migliaia di sacrosanti ricorsi.

Deve finire la stagione del pressapochismo. Così come devono finire i tempi biblici per finanziare le imprese! Siamo la regione più lenta d’Europa nella stesura dei bandi e nei pagamenti, in alcuni casi sono passati addirittura 5 anni dalla pubblicazione del bando al finanziamento delle imprese! Come può sperare una Regione di creare lavoro e stare dietro alla spietata competizione globale con un sistema amministrativo che impiega 2000 giorni per finanziare un’impresa o addirittura 1.211 giorni (3 anni!) per approvare un unico progetto!

Interrogazione sulla presunta illegittimità del bando 6.1 PSR Sicilia 2014-2020

Altro esempio, è l’interrogazione con la quale ho messo in evidenza l’assurdità del bando 6.1 per l’insediamento dei giovani in agricoltura. Un bando altamente discriminatorio. Ecco qual è la questione:

Il PSR Sicilia 2014-2020 ha come obiettivo prioritario il ricambio generazionale attraverso l’insediamento dei giovani in agricoltura.

Nella realtà, un giovane siciliano che voglia insediarsi per la prima volta in agricoltura nell’ambito della Misura 6.1, nell’ottica di garantire il ricambio generazionale previsto dal PSR, all’interno di una società di persone già da tempo costituita sostituendosi in toto alla vecchia compagine sociale, sarebbe escluso da questa opportunità.

Paradossalmente, secondo quanto stabilito dal bando in questione, il ricambio generazionale in agricoltura può essere garantito con l’insediamento dei giovani nelle vecchie società di capitali già costituite mentre tale obiettivo non può essere garantito nel caso di giovani che si insediano in società di persone già esistenti da tempo cambiandone in toto la compagine sociale.

La battaglia per la proroga del PSR:

Ho combattuto al fianco degli agricoltori per scongiurare il disimpegno automatico e la restituzione dei soldi del PSR. Un vero e proprio incubo per l’amministrazione regionale, la quale nei mesi precedenti si trovava di fronte il serio rischio di perdere più di 100 milioni di euro. E alla fine la Sicilia è incappata nel disimpegno: dovrà restituire 21,5 milioni di euro, che si volatilizzano perché non sono stati utilizzati nei tempi giusti.

Il 25 novembre 2015 ho inviato una lettera aperta, sostenuta da tutti i portavoce M5S a Roma e Palermo, all’ex assessore Cracolici, chiedendo trasparenza e impegno da parte della Regione siciliana al fine di ottenere la proroga del PSR Sicilia 2007-2013 e scongiurare il disimpegno automatico e il conseguente fallimento di centinaia di impese agricole siciliane, che non riuscivano a rendicontare per effetto dei ritardi della Regione.

Comunicazione e informazione sui bandi

Attraverso il mio blog ho comunicato decine e decine di bandi per l’agricoltura, dai B&B nel settore rurale, fino all’innovazione per le aziende agricole, organizzando inoltre più di 50 incontri dedicati al tema dell’agricoltura a cui hanno partecipato più di mille persone, per esporre le opportunità dei Fondi UE per l’agricoltura tarati sul territorio. Tour aziende agricole siciliane

L’attacco ai grani antichi: il caso di Timilia

Attraverso comunicati stampa e interrogazioni, ho contribuito a difendere i grani antichi siciliani sotto attacco. Essi rappresentano un’eccellenza che tutto il mondo ci invidia per le straordinarie proprietà nutritive.

Di recente è successo un fatto che definire assurdo è poco. Un attacco volgare e che potremmo definire quasi blasfemo.

La società «Terre e Tradizioni», con sede in Verona ha fatto recapitare a tutte le aziende siciliane, le quali commerciano prodotti contenenti il grano «Timilia», una lettera di diffida al fine di segnalare che la denominazione TIMILIA è un marchio registrato e invitare le aziende a cessare con effetto immediato l’utilizzo del nome Timilia. Non solo! La società veronese si è impossessata anche dell’utilizzo privatistico delle storiche denominazioni degli “ANTICHI GRANI SICILIANI” (Timilia, Maiorca, Russello…) e della stessa definizione generale di “ANTICHI GRANI SICILIANI”, tutti “marchi registrati” – dal 2013.

Per questo motivo, al fine di evitare un danno economico gravissimo, insostenibile, per tutte le aziende siciliane che commerciano prodotti contenenti il grano siciliano Timilia, abbiamo chiesto alla Commissione un parere rispetto a questa ignobile pretesa e come intendesse tutelare i produttori siciliani della Timilia.

La risposta della Commissione Europa, per bocca del Commissario europeo Vytenis Andriukaitis, è chiara: “un marchio d’impresa registrato può essere dichiarato nullo se esso è composto esclusivamente da segni o indicazioni che nel commercio possono servire a designare la specie, la provenienza geografica, o altre caratteristiche del prodotto. I produttori siciliani sono pertanto liberi di richiedere una dichiarazione di nullità del marchio in questione secondo le norme italiane in materia di diritto dei marchi”. Questo riconoscimento è sicuramente un passo in avanti significativo, ma è solo l’inizio.

Poco importa se nel frattempo la società veronese ha rinunciato alla titolarità dei marchi proponendone la cessione “a un centesimo” alla Stazione sperimentale di granicoltura di Caltagirone (struttura della Regione Siciliana). Siamo alla follia. Vendere ai siciliani ciò che è già dei siciliani! Combatteremo questa battaglia attraverso tutti i livelli istituzionali, fino alla fine, al fianco del movimento contadino Simenza, che raggruppa i produttori dei grani antichi siciliani e dell’Istituto Mediterraneo per la Democrazia Diretta “Terra e Liberazione”, che per primo ha chiesto l’intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. L’obiettivo è non solo la cancellazione dei marchi che rubano la nostra storia, ma anche una decisa politica di slancio e promozione della produzione dei grani antichi una volta al governo della Sicilia.

Il caso del pomodorino dal Camerun a Pachino

Ho denunciato che la vendita del pomodoro camerunense a Pachino è un insulto inaccettabile alla dignità dei nostri produttori. Come si permettono il Governo e la Grande distribuzione a ridicolizzare così i nostri agricoltori?”.

A documentare la presenza di pomodoro proveniente dallo Stato africano sui banconi della verdura in un supermercato di Pachino era stata l’etichetta fotografata da alcuni agricoltori di Pachino snervati dalla crisi del settore.

Mentre il nostro pomodoro dalle qualità straordinarie marcisce nelle campagne e gli agricoltori sono ridotti ormai alla fame, ci permettiamo il lusso di vendere i pomodori del Camerun nei supermercati di Pachino. Per quanto ancora dovremo vedere calpestati i diritti dei nostri agricoltori e l’inutilità del Governo nel difenderli dalla spietatezza della Grande distribuzione organizzata?

Dopo la mia denuncia, è scattata un’indagine da parte della Repressione Frodi e Corpo Forestale, che hanno appurato che si trattava in realtà di pomodori italiani, portando alla luce un gravissimo errore nell’etichettatura dei prodotti agricoli.

Così abbiamo fatto un’interrogazione, chiedendo alla Commissione

  • Come intende rafforzare i controlli dell’etichettatura e nella trasparenza nella provenienza dei prodotti agricoli

  •  Come intende combattere l’invasione fraudolenta dei prodotti stranieri che vengono contrabbandati come siciliani.

Agrumicoltura vittima di una catastrofe politica

Il settore agrumicolo è vittima di una catastrofe politica. Non sono bastate la Tristeza e il Mal Secco o le sciagure climatiche. Ad infierire in tutti questi anni sul comparto agrumicolo è stata la malapolitica. La preoccupazione più grande è che in questi anni né il Ministero, ancor meno i governi regionali, ma soprattutto i loro deputati al Parlamento (Europeo), hanno saputo promuovere ed aprire tavoli di negoziazione con la Commissione Europea e con il Consiglio d’Europa. Negoziazioni possibili solo quando si è liberi da interessi personali, come ad esempio succede con la probabile candidatura alle politiche di alcuni miei colleghi come la Giuffrida e Pogliese, senza dimenticare il collega La Via già candidato come vicepresidente della Regione Siciliana. Dove sono state in tutti questi anni le istituzioni guidate dal PD (Martina, Crocetta), quando c’era da intervenire sui prezzi troppo bassi in campagna, combattere le fitopatie, gestire bene le risorse idriche, sostenere i produttori contro lo strapotere della GDO, promuovere il nostro prodotto all’estero, usare bene il PSR, difendere le nostre produzioni dalle importazioni sleali. Dov’erano (Giuffrida, Pogliese e La Via)?

Per evitare l’ennesima strumentalizzazione elettorale sul grave stato in cui versa da un decennio il settore agrumicolo, occorre promuovere una task force per dare risposte certe agli operatori del settore. Le iniziative fatte sinora sono state solo fuffa mediatica, per il tornaconto politico di qualcuno, mentre il comparto moriva. Ci schieriamo accanto al Distretto Agrumi di Sicilia, e condividiamo la proposta di un grande Piano per il settore agrumicolo, con interventi seri di comunicazione, snellimento burocratico, supporto alle filiere, attivazione del Marchio Qualità Sicura Sicilia, revisione del PSR, riorganizzazione dei Consorzi di Bonifica, internazionalizzazione, tracciabilità, etichettatura e controlli all’’ingresso. Ma soprattutto di pressione efficace a livello comunitario dove l’Italia non ha contato nulla. Non permetteremo di fare campagna elettorale sulle spalle del settore agrumicolo già tradito dall’insipienza delle istituzioni.

Guerra all’olio siciliano e olio tunisino

Ho chiesto a gran voce:

– analisi d’impatto sull’agricoltura siciliana accurate prima della firma di un accordo commerciale UE-paesi extra UE (vedi accordo Marocco – UE, Olio Tunisino) e delle concessione commerciali sul mercato interno;

– rinegoziazione dell’accordo UE-Marocco a seguito della sentenza della Corte di Giustizia europea che ha invalidato parte dell’accordo, è un’occasione imperdibile per ottenere una revisione dello stesso e una maggiore garanzia per l’agricoltura siciliana fortemente danneggiata dall’accordo in questione;

– salvaguardia della cultura, produzione e del mercato dell’olio di oliva siciliano. Dalla Mogherini (PD) è arrivata la proposta di commercializzazione dell’olio tunisino in Europa. Proposta che danneggerà produttori e produzione agricola dell’olio di oliva siciliano. Il M5S con i suoi portavoce sta dialogando sia con le autorità tunisine.

La difesa del Vino siciliano: lo zuccheraggio

Ho scritto una lettera a tutti gli eurodeputati italiani a Bruxelles.

Ma la maggior parte sono impegnati a fare eventi sul vino che rende di più e non per il vino vero.

Lo zuccheraggio. Si tratta di una palese situazione di concorrenza sleale in Europa a discapito degli agricoltori italiani. Per capire meglio la questione bisogna anzitutto soffermarsi sulla pratica del c.d. Zuccheraggio, procedimento enologico attraverso il quale si aggiunge zucchero al mosto per far aumentare il grado alcolico. In altri termini senza lo zuccheraggio si otterrebbero vini di 7/8 gradi che non potrebbero in alcun modo entrare nei mercati (il grado minimo per essere considerato vino è di 8,5).

Ai viticoltori italiani invece si permette di utilizzare il c.d. MCR (mosto concentrato rettificato) che è derivato direttamente dell’uva e non da altre colture (quindi non costituisce sofisticazione). Qual è dunque il problema? Lo zucchero costa dieci volte meno del mosto concentrato, con conseguenti maggiori costi a carico degli agricoltori italiani, costo che incide anche sul prodotto finale e sul consumatore. Per ovviare a tale disparità per un lungo periodo e fino al 2012 ai viticoltori italiani che utilizzavano il mosto concentrato è stata data una sovvenzione. Nel 31.07.2012 tali sovvenzioni (scadenza prevista dal reg. CE n. 1234/07) sono state abolite.

Ovviamente non c’è alcun obbligo di inserire nell’etichetta l’utilizzo di mosto concentrato perché deriva direttamente dall’uva e quindi rientrante nella ordinaria e normale definizione di vino approvata anche dall’ OIV: “Bevanda risultante dalla fermentazione alcolica totale o parziale dell’uva fresca, pigiata o meno o del mosto d’uva.”

A ciò si aggiunge che in Sicilia arriva il mosto proveniente dal Sud-America e dalla Spagna che viene mischiato a quello siciliano dando vita ad un prodotto imbevibile allungato con acqua o trattato con tecniche invasive.

Anche su queste tematiche ho provveduto ad interrogare la Commissione la quale ha risposto che non intende ripristinare le sovvenzioni agli agricoltori italiani.

A seguito di tale risposta ho inviato una lettera aperta di adesione a tutti colleghi eurodeputati siciliani e italiani al fine di sposare tutti uniti la questione agricoltura siciliana (italiana) e trovare una soluzione condivisa su simili problemi.

Abbandono delle infrastrutture a supporto dell’agricoltura e la siccità istituzionale

Monitoriamo incessantemente la grave situazione in cui versano le infrastrutture a supporto dell’attività agricola.

Strade, ferrovie, trazzere, canali di scolo, ponti, fornitura e conduttura idrica, dighe, mercati ed enti per i servizi all’agricoltura versano in situazione disastrose.

Abbiamo redatto un report, ripreso da tutte le testate giornalistiche dell’Isola, sullo stato delle dighe in Sicilia, la maggior parte, per mancanza di pulizia e manutenzione, sono inutilizzabili perché piene di fango e detriti. Risultato? In Sicilia l’acqua piovana viene buttata a mare.

Ma questi sono i problemi più evidenti e quelli facilmente riconducibili alla responsabilità politica e di governo degli ultimi decenni.

Poi ci sono le responsabilità occulte. Ad esempio, si sa che le dighe non possono essere riempite perché dalla loro costruzione non sono mai state collaudate?

Sapete che dopo l’ennesimo annuncio di impegno delle risorse per la manutenzione e il rispristino delle dighe in Sicilia non è stato avviato nemmeno un cantiere? La falsa speranza oggi si chiama Patto per il sud, ma da anni ci propinano nomi, pacchi ed impegni mai mantenuti.

In questa situazione, naturalmente le inefficienze provocano sia lo sperpero di risorse pubbliche, ma anche degli operatori agricoli. Pensiamo al costo dell’acqua al metro cubo e dell’energia elettrica, quando vengono erogati.

Imu Agricola

Avevo promesso, che mi sarei fortemente interessato, a livello europeo, dell’iniquità di questa pesante imposta che deve essere assolutamente abolita. Come è noto, infatti, va a colpire i terreni produttivi di un settore che ha ampiamente dimostrato, soprattutto in termini di export e occupazionali, di poter essere trainante per il superamento della crisi e di poter davvero creare ricchezza. Lo colpisce nei suoi beni strumentali, cosa più inaccettabile, negli strumenti che ordinariamente servono agli agricoltori per produrre.

Questa tipologia di immobili, come d’altra parte i terreni, costituiscono gli strumenti di lavoro dell’agricoltore e non possono, come tali, essere considerati alla stregua di pura e semplice ricchezza accumulata. L’imposta colpisce un settore già oberato da difficoltà e in piena crisi produttiva, alterando la concorrenza e creando discriminazione fra produttori e consumatori dell’area UE dove simili normative non esistono.

A tal fine ho provveduto ad interrogare la commissione Europea chiedendo se ritiene che il Decreto Legge 4/2015 convertito in Legge n. 34/2015, con cui il Governo italiano ha introdotto l’Imu sui terreni agricoli, se contrasta con le disposizioni contenute nei trattati europei e in particolar modo con gli obiettivi della PAC. Di cui all’art. 39 TFUE ossia: incrementare la produttività dell’agricoltura; assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola; stabilizzare i mercati; garantire la sicurezza degli approvvigionamenti; assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori?

Ho domandato altresì se la Commissione ritiene che la normativa ostacoli il settore agricolo nell’ambito del mercato europeo alterandone la concorrenza e creando discriminazione fra produttori e consumatori nell’ambito del mercato europeo in violazione dell’art. 40 TFUE. La risposta? E’ competenza del Governo.

Il mancato riconoscimento dei prodotti IGP e DOP siciliani negli accordi UE

Ormai gli effetti degli accordi di libero scambio tra l’Unione europea e il resto del mondo è tangibile a tutti.

Abbiamo studiato bene le cause che provocano la perdita di valore per il meridione italiano.

L’Unione europea a trazione teutonica, negli accordi promette e offre agli altri stati l’azzeramento dei dazi doganali sui prodotti agricoli importati nel mercato unico europeo a condizione dell’abbattimento dei loro dazi su macchine industriali, medicine, prodotti chimici ect, ect…

Eccovi spiegato il danno per la nostra produzione agricola. La nostra cultura agricola e il suo valoro economico e sociale usato come moneta di scambio per affaristi e speculatori.

Ho puntualmente denunciato l’assoluta assenza di protezione e rappresentanza dell’agricoltura siciliana nei tavoli europei e nelle negoziazioni dei prodotti IGP e DOP da riconoscere negli accordi con la Cina, il Giappone, il Canada, il Vietnam, l’Africa meridionale e così via. Gli accordi a Bruxelles continuano ad essere conclusi e sempre con la stessa offerta. Sacrificare la produzione agricola di qualità del meridione a favore delle industrie teutoniche.

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