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Ricordi: “La Battaglia di Agira”. Di Giuseppe Gerelli

Fra i ruderi del Castello, i tedeschi installarono una stazione radio ricetrasmittente ben camuffata, per eludere la ricognizione aerea alleata. Altri due punti do osservazione erano uno nella chiesetta della Madonna della Quieta e l’altro in cima al Castello. Da quelle posizioni si controllava tutto il vasto territorio di Agira e non solo. Infatti quando gli osservatori videro che da Sud (strada provinciale) gli alleati sospesero l’offensiva,
il comando germanico ordinò di concentrare forze su monte Campanelli. Un crinale importantissimo con visione del territorio a 360°, ultimo obbiettivo di difesa del nodo stradale Agira-Regalbuto, Con questa strategia la WEHRMACHT cercò in qualche modo di bloccare più a lungo possibile l’avanzata alleata verso Regalbuto. I genieri tedeschi lavorarono sodo giorno e notte per fortificare le posizioni. Furono scavate tricee , piazzole per i pezzi d’artiglieria e mortai; inoltre venne predisposta una seconda linea arretrata con armi automatiche camuffate sotto cumoli di paglia. Altri avamposti di difesa vennero posizionate in contrada Catena e lungo le colline che sovrastano la statale 121 e attorno la casa cantoniera ANAS.
Dopo otto giorni di letargo, sotto l’uliveti di piano Scardilli, le truppe anglo-canadesi ricevettero l’ordine di levare le tende. Lo stato maggiore canadese elaborò un piano “facile” e improvvisato: attaccare e conquistare monte Campanelli da Sud.
Il Comando inglese contrastò giustamente questa iniziativa, definendola dispendiosa e piena di insidie. Ed ecco il piano: aprire una pista con le ruspe iniziando da piano Caramitia per poi inoltrarsi in direzione Sud-Est, per le contrade Gianguzzo,
Stramazzo, Contessa, per finire a Branche dove passa la strada statale 121 Agira-Regalbuto. Il 26 luglio un reparto del genio meccanizzato iniziò il lavoro. Arrivati ad un certo punto si fermarono; avvallamenti e terreno dissestato bloccarono tutto.
Nonostante questi imprevisti all’alba del 27 luglio, tre reggimenti di fanteria, seguiti da diverse batterie di cannoni, mortai e tanti automezzi, imboccarono la pista per raggiungere gli obbiettivi assegnati (monte Campanelli). Arrivati a metà strada, tutto l’apparato in movimento si fermò, oltre al terreno disastrato le truppe si trovarono davanti un profondo burrone.
Nonostante queste difficoltà icanadesi diedero l’ordine alla fanteria di proseguire portando a spalla armi e munizioni, compresi gli affusti dei mortai. Tutti questi movimenti non sfuggirono ai tedeschi, infatti quando i fucilieri della Divisione Malta cercarono di avanzare in quel terreno accidentato, l’artiglieria e i mortai pesanti piazzati a monte Campanelli, aprirono il fuoco contro la fanteria. Questa presa alla sprovvista non si poté difendere.

La battaglia di Agira e i vistosi errori dei comandanti alleati raccontati da Salvatore Gerelli nel suo “Lo sbarco in Sicilia” Nel Luglio del 43 io c’ero!

Nato ad Agira nel 1930, Giuseppe Gerelli, padre di 2 figli, pensionato del Ministero del Tesoro è deceduto nel 2014. Partito dal paese natìo Agira nel 1969, si è dedicato a scrivere testi su avvenimenti e personaggi storici di Agira, con particolare riferimento al secolo
scorso. I testi, arricchiti da ricordi personali, sono stati distribuiti privatamente
ad amici e noi siamo stati tra questi. Unanime l’apprezzamento tributato alle opere per i dettagli dei ricordi e la precisione delle ricerche. Ha scritto testi sulla nostra Agira, testi riguardati la guerra Mondiale, i quartieri dove lui è vissuto “La Chianotta” famosissima, il Quartiere Abbazia, dove lui è nato e vissuto, Lo Sbarco in Sicilia e tanti altri. Sarebbe lungo descriverne l’amore e la pazienza che ha dedicato
alla sua amata Agira

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