Politica

Leonforte: le ragioni per cui l’ex Vicesindaco Uccio Muratore lascia il PD Ennese

Riceviamo la seguente dichiarazione:

 E’ arrivato il momento in cui  sentimento e ragione  mi spingono a  prendere una decisione che è innanzitutto personale ed intima: lasciare il Partito Democratico.  Pertanto non rinnoverò la tessera che ho preso sin dalla fondazione del partito. Si tratta di una scelta che ho maturato con la lucidità di chi non insegue ruoli istituzionali e con la serenità di chi fa politica per passione fin da giovanissimo. So di non essere il solo in tale situazione e spero che tanti altri uomini e donne  si pongano gli interrogativi severi che io mi sono posto per rendere nobile e serio l’ impegno politico: il Pd di oggi non rappresenta la  cultura politica della sinistra riformista. L’attuale vertice del partito opera per deformare i valori fondativi del Pd. E’, ad oggi, impossibile nel Pd contendere i luoghi e gli spazi della decisione e della rappresentanza in modo democratico.

Il Partito Democratico negli ultimi anni si è ripiegato su se stesso e sul “capo” rompendo i processi di confronto con gli iscritti e i simpatizzanti,  anzi è diventato uno spazio politico, senza nessun perimetro culturale, dove contendersi il potere tra cordate di ceto politico di varia estrazione senza comunione di ideali; ha perso di vista la prioritaria difesa dei ceti più deboli della società  attuando politiche indistinte senza differenze sostanziali rispetto agli altri schieramenti; ha impostato la propria linea politica inseguendo i populismi e i sondaggi piuttosto che la coerenza dei valori e il senso dello Stato. In tal modo, bisogna ammetterlo con franchezza, l’attuale classe dirigente ai vertici del partito nazionale e a cascata sui territori ha liquidato la parte di dna di sinistra che  aveva contribuito generosamente alla nascita del Pd.

Tutte le scelte strategiche per il Paese degli ultimi tempi come riforme costituzionali, leggi elettorali e finanche organizzazione del partito conducono ad intravedere un connubio con forze politiche distanti dalla cultura del Pd. Ritengo l’unità e la sintesi tratti importanti dell’agire politico, ma non possono essere utilizzati per mantenere il potere fine a se stesso.  Intravvedo una gestione personalistica dei ruoli istituzionali finanche nelle piccole realtà dove la rappresentanzione del Pd si è piegata a scimmiottare il  c.d. renzismo, dove partito e istituzioni sono spesso due corpi estranei,  dove  la partecipazione e la costruzione della linea politica sono ridotte ad incontri di “gruppi e pacchetti di voti” senza nessuna volontà di includere e confrontarsi.

Il partito ad ogni livello è alla mercè del correntismo di convenienza che si trasforma alla bisogna di poche persone vicine al “capo”, non si tratta più di sensibilità politiche differenti ma pur sempre dentro lo stesso perimetro culturale.

Da Roma a Leonforte chi governa e amministra spesso lo fa in nome di cordate personali e non in nome di una comunità politica con valori e progetti condivisi. Chi e come si fa carico di ascoltare le istanze della società da riportare nelle istituzioni decidenti? Chi decide la linea politica da attuare nelle istituzioni? Chi decide se selezionare i  candidati con o senza le “Primarie”?  Chi decide come organizzare un partito serio sui territori? Quali sono i pezzi di società e gli interessi che prioritariamente il partito deve rappresentare?  A tutto ciò risposte vaghe e fumose che allontanano persino  i militanti più motivati.

 Le regole interne di partito e i vertici dello stesso tendono a imbrigliare la contendibilità della guida del partito ad ogni livello. Sono saltate regole e metodi democratici.  Milioni di persone non si riconoscono più nelle politiche del pd e non lo votano più o non vanno più a votare. Chi deve assumersi la responsabilità politica dei risultati negativi derubrica a eventi locali elezioni come quelle siciliane. Anche nella città dove vivo si sono toccati livelli di consenso umilianti per la storia della sinistra e del Pd e nessuno sembra farsene carico da appartenenza. In provincia non si sta meglio, il pd  risulta commissariato da più di due anni e si assiste ad una lotta continua tra correnti senza  una azione corale forte, senza la costruzione di una visione di sviluppo economico, senza entrare in merito alle reali esigenze del territorio abbandonato a se stesso, nonostante il centro sinistra in passato abbia anche manifestato capacità di buon governo. Tutto questo non può continuare,  seppur io sia piccola cosa, in mio nome!

Io mi fermo qui caro Pd, arrivederci cari amici che vorrete lottare da dentro (come si diceva una volta). Io sono deluso e stanco perché il partito in cui ho creduto è stato snaturato nel profondo e non sono riuscito ad evitarlo insieme a migliaia e migliaia di altri uomini e donne, ma ritengo di dovere ritrovare le energie, in questo momento storico, per collaborare a costruire, con generosità e senza paracaduti, una nuova sinistra di governo, inclusiva, democratica ed europeista che riprenda a dare fiducia a milioni di persone che la fiducia l’hanno persa sentendosi soli e abbandonati. Una sinistra che rimetta le istanze dei territori e le esigenze delle persone in carne ed ossa al centro del proprio agire politico e istituzionale senza nessuna narrazione ipocrita. Serve una nuova tensione morale e politica anche nella mia città che di sinistra lo è sempre stata e oggi invece si liquefà nei contenitori del populismo, dell’astensionismo e del falso civismo. A sinistra non bastano alchimie elettorali in questo momento storico, poiché il consenso popolare non può arrivare  dalla somma di ceto politico di varia estrazione ma dalla capacità di ricostruire un legame con le istanze popolari. Si discuta di questo per battere destre e populismi! Guardo per tale motivo con interesse al processo unitario della sinistra che si sta caparbiamente portando avanti grazie  a personalità uscite dal Pd dopo aver tentato in tutti i modi di correggere gli errori del Pd stesso. Il problema non è e non sarà rappresentato mai dalle persone ma dalle politiche che si impongono con la violenza dei modi e l’arroganza dei ruoli. Il Movimento dei Democratici e Progressisti che in provincia e a Leonforte ha visto già aderire in blocco anche l’intera organizzazione giovanile del Pd sarà il punto di partenza per un nuovo viaggio in assoluta coerenza con la mia storia personale verso un nuovo soggetto politico della sinistra. Non si vuole costruire una nicchia per nostalgici e neppure un salto nel passato ma una forza di donne e uomini in grado di interpretare come comunità politica  con autorevolezza culturale i nuovi e vecchi temi che più coinvolgono le persone (passando per scuola, lavoro, sanità). Spero che personalità come il presidente del Senato Grasso possano presto sciogliere la riserva e mettersi alla testa di questo percorso  per esserne leader e non capi.

   Uccio Muratore

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