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Fabio Venezia commenta l’interdittiva antimafia a carico della società Conti Taguali

Troina – “Abbiamo fatto il nostro dovere con serietà, sobrietà e con molti sacrifici. Finalmente si inizia a respirare quel fresco profumo di legalità anche sui Nebrodi, come diceva Paolo Borsellino. Ma c’è ancora tanto da fare”.

Il sindaco di Troina Fabio Venezia commenta così, ai microfoni di Tribù, la notizia dell’interdittiva antimafia a carico della Conti Taguali srl, un’azienda zootecnica che detiene oltre 1300 ettari di terreni sui Nebrodi. Appezzamenti di proprietà del Comune ennese, acquisiti dall’azienda prima dell’introduzione del Protocollo Antoci, il regolamento voluto dal Presidente del Parco che obbliga chi voglia occupare beni demaniali a produrre l’informativa antimafia.

Nel caso della Conti Taguali nessuna documentazione era stata fornita. Dal 2013 l’azienda occupava quei terreni praticandovi attività di allevamento e pastorizia, con la possibilità di accedere ai relativi Fondi Europei. Una materia delicata, quella dei contributi UE, che già in passato aveva portato a clamorose inchieste nel territorio dei Nebrodi. Nessun obbligo di fornire l’informativa, insomma, fino alla Sentenza del Consiglio di Stato che nel luglio 2017 aveva stabilito la possibilità di accertamenti antimafia ex post per le aziende che abbiano legami con il pubblico. Da qui il provvedimento stilato nelle scorse ore nei confronti dell’azienda.

Nel quale il Prefetto di Catania Silvana Riccio utilizza parole pesantissime. Nel documento, citato da Palermo Repubblica, si denuncia “la sussistenza del pericolo d’infiltrazione della criminalità organizzata in grado di condizionare le scelte e gli indirizzi della medesima impresa” e si definisce “incontrovertibile” la vicinanza della famiglia ad ambienti criminali del messinese. Secondo il Prefetto “non si tratta di una vicinanza occasionale ma può essere ritenuta intranea, considerati anche i rapporti di parentela esistenti tra alcuni componenti della famiglia Conti Taguali ed elementi di spicco della criminalità organizzata di tipo mafioso”.

Le “criticità” riscontrate riguarderebbero tutti i membri della famiglia, a cominciare dall’amministratore unico dell’impresa, Giuseppe Conti Taguali, 64 anni, indagato per l’attentato ai danni di Giuseppe Antoci, autore del protocollo di legalità di cui sopra. Conti Tiguali risulta già condannato per invasione di terreni. Il fratello Sebastiano è cognato di Rosario e Carmelo Bontempo Scavo, dell’omonima “famiglia”, condannati definitivamente all’ergastolo per associazione mafiosa e omicidio.

Ma nell’interdittiva figura anche Carmela Pruiti, moglie di Giuseppe Conti Taguali, denunciata per truffa aggravata in un’indagine sui fondi comunitari per l’agricoltura. Tre fratelli della donna, inoltre, sarebbero stati assassinati con modalità mafiose perché partecipi alla mafia nebroidea. Anche i figli della coppia sono stati al centro di vicende giudiziarie con varie accuse, dall’associazione a delinquere all’estorsione, dal possesso di armi clandestine al tentato furto.

Un curriculum familiare notevole, che non aveva impedito alla famiglia di beneficiare di terreni demaniali. Oggi l’interdittiva, he apre le porte alla revoca delle concessioni che toccherà al sindaco Venezia firmare. “Togliere questi terreni è già un grande vittoria – dice il primo cittadino di Troina, da tre anni sotto scorta per la lotta intrapresa nei confronti della mafia dei Nebrodi, con oltre 4000 ettari di terreni già revocati – ma la battaglia vera starà nel riconsegnarli ai giovani, alle imprese agricole sane, affinché possano valorizzarle e creare occupazione. Non si era mai operato un controllo antimafia su questi terreni, in alcuni casi non si facevano gare e i contratti venivano prolungati nel tempo. Così è avvenuto tutto questo”.

Un risultato importante, frutto di un lavoro non privo di rischi. “Non è semplice, ci sono dei momenti di difficoltà – ammette Venezia – non manca a volte la paura. Ma c’è il sostegno della popolazione di Troina e del territorio, ed una vicinanza da parte dello Stato rispetto a questa battaglia, che ci consente con dignità e senso del dovere di portarla avanti. In merito alla destinazione futura dei beni il sindaco non ha dubbi: “Stiamo lavorando con grande impegno affinché possano essere gestiti dai giovani del territorio all’insegna della legalità. Non è facile, ma dobbiamo tutti insieme riuscire in questa grande impresa”.

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