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“I tedeschi ci detestano” di Luca Galante

Conosco per lunga frequentazione e consolidati rapporti il mondo tedesco e l’esito delle elezioni politiche è meno incomprensibile di quel che sembra.

Tutti coloro i quali hanno pontificato sullo strabiliante successo della destra hanno commesso lo stesso errore. Hanno in qualche modo trasposto la realtà europea, in particolare quella italiana, nel mondo tedesco come se tutti i Paesi europei avessero gli stessi problemi e le medesime caratteristiche. Con questi “occhiali” il risultato delle elezioni di domenica sembra dovuto ad una serie di problemi come l’immigrazione, la disoccupazione, il terrorismo, la crisi… di cui, al contrario, la Germania è invece sostanzialmente immune.

Bassa disoccupazione (circa il 5%), inesistente o quasi criminalità, ottimo welfare, avanzo della bilancia dei pagamenti di circa 200 miliardi di euro l’anno, titoli di stato con rendimento negativo (in pratica chi presta soldi allo Stato se ne vede restituiti meno di quanti ne ha prestati)… tutte condizioni che, in un qualsiasi altro Paese, si trasformerebbero in maggioranze bulgare per la Merkel, ma non in Germania, ed io credo per tre ordini di motivi.

Il primo è di ordine mediatico. La Merkel impersona la CDU da 12 anni e la Merkel, mediaticamente, ha stancato. Si è trasformata dalla “mamma di tutti i tedeschi” alla “nonna di tutti i tedeschi”, senza brio, senza sprint e sembra aver perso quella pur minima, iniziale, carica innovativa. Da un punto di vista mediatico, soprattutto verso i giovani, è un personaggio “bollito” e questo, nel mondo multimediale si trasforma inesorabilmente in una perdita di voti.

Il secondo motivo è la non ottimale gestione dell’immigrazione.

Nonostante abbia selezionato con cura quali immigrati accettare legalmente in Germania (siriani) c’è un’ampia parte di immigrazione clandestina, di fatto tollerata, (indovinate da dove arriva) che ha creato dei veri e propri ghetti nelle grandi città, e non solo, soprattutto dell’ovest. E questa situazione è uno spot elettorale a cielo aperto per la destra.

Il terzo motivo è più profondo. In realtà i tedeschi, i veri tedeschi, detestano tutto ciò che non è tedesco. Portatori sani dell’unico modo giusto di fare le cose, dell’unico modo giusto di stabilire relazioni sociali, dell’unico modo giusto di intendere l’economia… detestano e sopportano, più o meno consciamente, tutti coloro i quali non seguono “la via tedesca” per raggiungere un fine e quindi non lo raggiungono, e detestano ugualmente coloro i quali raggiungono quello stesso fine attraverso un’altra via (chiaramente un’esigua minoranza). I tedeschi ragionano così, il più delle volte senza malizia, con naturalezza.

Orbene ultimamente gli enormi vantaggi che la Germania sta traendo dalla sua permanenza in Europa sono offuscati, per così dire, da una riflessione decisamente anti-europea che circola tra la gente comune. Ci si chiede perché continuare a stare in un contesto (l’Europa) nel quale la Germania è il motore e gli altri Paesi sono a rimorchio e non riescono a camminare con le proprie gambe, nonostante da Berlino siano arrivate e arrivino continue indicazioni su cosa e come fare.

Per la gente comune in Germania, almeno per parte, gli altri Stati europei, in particolar modo gli Stati mediterranei, si sono trasformati da partner paritari a, nella peggiore delle ipotesi, ingombrante zavorra.

Con buona pace degli ideali europei.

Questo cambiamento sempre più radicato nell’opinione pubblica tedesca, è chiaramente alla base del successo elettorale della destra (anti-europeista) e dei liberali, paladini di un maggior rigore a Bruxelles e con i quali la Merkel dovrà tentare di fare un governo. Tentare…

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