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“Telepatia”, il nuovo libro di Gian Mario Villalta

Foto gianmario_villalta

“Aspiravo all’Opera tematica, e ne veniva un Canzoniere. Lavoravo al Canzoniere, e le parole si addensavano, come la limatura di ferro alla calamita, intorno all’attrazione di un tema. Sono passati così otto anni. Quando si può dire compiuta un’opera di poesia? Sarebbe un discorso lungo, difficile e insidioso. La risposta più semplice forse è questa: quando si incomincia a scrivere altro, anche se non si sa ancora che cosa si sta scrivendo o si vuole scrivere.”

Così confessa Gian Mario Villalta (foto) in una nota a chiusura di questo suo nuovo libro di poesie Telepatia (LietoColle) che in pratica inaugura la nuova collana “Gialla Oro” diretta da Augusto Pivanti. E questa confessione, in un certo senso, ribadisce, casomai ce ne fosse bisogno, come il poeta, alla fine,  sia  succube  della Poesia che accoglie. Più il poeta è grande più la parola ha una sua sovranità assoluta, detta legge, sconvolge piani, desideri, intenti.

È un libro importante questo di Villalta,  lascia un segno indelebile nel lettore perché dà voce alla vita  vera di tutti i giorni:

Che ha un cattivo odore/ la vita, non lo diresti, / fino a quando non senti/  la puzza di niente/ che tutto sovrasta, anche i corpi che accalcano/ attaccaticci il bancone,/ a fine domenica.// ( Viene dalle sue vene, dalle vene d’Europa/ il fetore. le vedi, le valvole, i ventricoli che riversano/ liquame nel puteus della fantafinanza – / ma altra opera è il cuore, e diversa).”

Così, tra concentrazioni ed esplorazioni, la poesia di Villalta ha come carattere distintivo il respiro dell’uomo. E quel suo lasciarsi vivere per esistere e resistere insieme ai suoi lettori.

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