Politica

Soltanto l’amore per la Patria potrà salvare la nostra derelitta Italia!

tricolore

In questo clima perenne di contrapposizione politica tra fautori del Si e i sostenitori del No per il referendum del prossimo 4 dicembre sulle modifiche costituzionali previste dal decreto Boschi, che ripropone, pur in un contesto e con modalità diversi, la divisione mai conclusa tra Guelfi e Ghibellini delle Città Stato del Rinascimento Italiano, soltanto un forte, benefico e auspicabile risveglio del senso della Patria che ha portato all’Unità d’Italia e alla sua rinascita nel primo decennio del secondo dopoguerra, potrà salvare il nostro Paese dal suo definitivo tracollo morale, politico e sociale.

Il senso dello Stato, l’amore per la Patria che contraddistingue gli americani e i loro rappresentanti non appena si conclude la campagna elettorale (dopo il trionfo di Donald Trump, Hillary Clinton ha detto “faremo la nostra parte” e Barach Obama ha parlato di una “transizione pacifica del potere”), dovrebbe essere patrimonio comune e indiscusso degli italiani e dei loro leader politici specialmente dinanzi ad un terremoto che ha distrutto parecchi paesi del Centro Italia provocando centinaia di vittime e di feriti, una invasione quotidiana di migliaia di migranti, una disoccupazione giovanile e una povertà senza precedenti che non accennano a placarsi.

In verità, continuando questa situazione di conflittualità permanente che non avrebbe ragione d’essere nemmeno in periodi di generale benessere, soltanto una prospettiva di politica unitaria che privilegi l’interesse collettivo e non partitico (un vero miracolo di ingegneria politica per la mentalità tipica degli italiani), potrà salvare la nostra Italia dalla bancarotta economica e dal suo declino.

Questo, non la zuffa continua che non lascia scampo e nemmeno tempo sufficiente a chi sta al governo per sviluppare appieno il suo programma, dovrebbe essere l’orizzonte politico e morale di una classe dirigente che ami fino in fondo il suo Paese, piuttosto che privilegiare in ogni occasione e in qualsiasi ruolo l’interesse personale e familiare, degli amici più stretti e più cari, senza pagare mai il pegno per le numerose colpe e le moltissime sciagure prodotte.

Non sarà la fine politica di Matteo Renzi e di altri suoi prossimi successori a cambiare in meglio e con beneficio di tutti le sorti della nostra derelitta Italia, ma solamente un cambiamento globale, senza alcuna distinzione tra destra, sinistra e centro, tra governo ed opposizione, del modo di far politica e l’avvento di una classe dirigente onesta e competente a rendere possibile la sua rinascita e il suo benessere economico e sociale.

Le persone oneste (per fortuna sono ancora tante!) sono stanche di assistere alle sceneggiate da avanspettacolo rappresentate tutte le sere in televisione sia da quelli che ci governano sia da quelli che stanno all’opposizione, con lo scambio delle parti per farci intendere che sono interessati al benessere dell’Italia, mentre i poveri aumentano e i giovani più istruiti emigrano senza che nessuno di loro si impegni seriamente e li faccia ritornare in patria come meritano e sarebbe opportuno e utile per tutti gli italiani.

I tempi sono maturi per un cambiamento che non lascerà questa volta né vinti né vincitori, ma soltanto con la bocca aperta e la pezza nel sedere, sia i sondaggisti sia gli arrampicatori sociali, pronti questi ultimi a stare sempre con il vincitore per tesserne a loro esclusivo beneficio sia le lodi e sia gli osanna.

Giuseppe Sammartino

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