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Sicilia: Rifiuti l’affare dell’emergenza è un business da 800 milioni l’anno

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Sicilia – Un fiume di denaro sotto l’insegna “rifiuti” si sta distribuendo con gare alle quali partecipano una o due aziende e con una parcelizzazione delle stazioni appaltanti denunciata anche da Raffaele Cantone dell’Anticorruzione senza che ci sia stato un solo intervento regolatore. In Sicilia il grande affare è blindato per i prossimi sette anni grazie ad appalti fatti, unico caso in Italia, senza gare centralizzate ma con 260 Comuni che hanno bandito appalti in proprio o in mini Ambiti. Qualsiasi riforma, anche quella della riduzione degli Ato voluta da Roma, non servirà a nulla per i prossimi anni perché nell’Isola si stanno affidando 800 milioni all’anno, a tanto ammonta il valore del servizio di raccolta della spazzatura, in barba alle norme europee e a quanto accade nel resto d’Italia. Con i sindaci che raccontano di gare milionarie alle quali partecipano pochissime imprese e il sospetto che vi sia una spartizione a tavolino della torta.

Una cosa è certa: accanto a grandi gruppi e famiglie storiche del settore presenti anche in Sicilia, ci sono aziende sconosciute ai più che in pochi anni hanno quintuplicato i propri fatturati. E non mancano le ditte in odor di mafia, come accaduto a Corleone con una azienda che si scopre essere in realtà presente in provincia in molti appalti appena aggiudicati. Il presidente dell’Anci, Leoluca Orlando, lancia da tempo un messaggio chiaro: “Si sta diffondendo un sistema criminogeno a causa della calamità istituzionale della Regione, che non dà regole chiare e cambia le norme mettendo i sindaci con le spalle al muro nella maggio parte dei casi”.

LA GARE CON UNA SOLA OFFERTA
Il Comune di Capo d’Orlando, insieme a quattro enti del comprensorio, ha appena affidato un appalto da 30 milioni di euro all’unica offerta pervenuta, quella guidata dalla ditta Multiecoplast che ha presentato un ribasso del 3 per cento. Di chi è la Multiecoplast? La società fa capo alla famiglia Paterniti Isabella, Antonio è il capostipite, il figlio Andrea è assessore del Comune di Capo d’Orlando e consigliere eletto con il più alto numero di voti. Prima la stessa famiglia gestiva comunque il servizio attraverso la Gilma. A Caltagirone il consorzio Kalat Ambiente ha appena aggiudicato una gara da quasi 100 milioni per sette anni: “Si è presentata una sola offerta – dice l’ex responsabile di Kalat, Salvo Cocina – la Econord insieme alla Agesp”. La prima è una azienda della Lombardia molto nota, la seconda è la società che fa capo a Gregory Bongiorno di Confindustria Trapani. La Agesp è stata al centro di diverse vicende giudiziarie: ad esempio è in corso un processo che vede alcuni ex dirigenti della società coinvolti per presunti smaltimenti illeciti di rifiuti proprio nel consorzio Kalat. Bongiorno ha licenziato questo personale e poi ha denunciato anche richieste di pizzo nel Trapanese, dove la società si occupa della raccolta in diversi Comuni.
INTERDITTIVE E STRANE RINUNCE
Nel Palermitano, Carini ha aggiudicato una gara da 30 milioni all’unica offerta arrivata, ribasso del 4 per cento, della cordata composta dalla Senesi, azienda che arriva dalla Campania e raccoglie i rifiuti a Castel Volturino, e dalla siciliana Ecoburgus: di quest’ultimo consorzio fa parte la Trade service che ha appena ricevuto una interdittiva antimafia perché sospettata di essere vicina ai boss della famiglia corleonese dei Lo Bue. L’appalto non è stato revocato, visto che la Trade aveva “solo” il 10 per cento del consorzio. Stesso di- scorso a Marineo: qui alla gara si sono presentati in due e ha vinto una cordata composta sempre al 10 per cento dalla Trade. A Villabate alla gara da 18 milioni si sono presentati in due e ha vinto la cordata che aveva al suo interno la Trade. Contratti milionari, eppure si presentano in pochi. In alcuni casi le ditte che fino a prima avevano gestito il servizio appena bandita la gara stranamente hanno fatto un passo indietro. A Belpasso il sindaco Carlo Caputo ha raccontato alla commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti di come al bando da 21 milioni non abbia partecipato la ditta uscente, la Dusty: “Quando una società del genere non partecipa c’è qualcosa di strano – ha detto alla commissione – poi sono venuti al Comune alcuni altri partecipanti per presentarsi. Però si tratta a mio parere di persone poco raccomandabili…”. Alla fine alla gara sono pervenute tre offerte e a vincere è stata una ditta campana: “Per tre mesi ho contestato il mancato rispetto del contratto, adesso le cose vanno meglio, almeno spero”, dice il sindaco.
I GRANDI GRUPPI NEL SETTORE
In questo scenario ci sono anche colossi che da tempo gestiscono la raccolta in varie parti dell’Isola. Come la Aimeri Ambiente del gruppo Biancamano dei fratelli Pizzimbone, tra i fondatori dei “circoli del buon governo” Dell’Utri. Gestiscono da tempo la raccolta in buona parte del Trapanese e nel Catanese. Nella relazione della commissiona parlamentare si legge di diverse indagini che hanno sfiorato dipendenti della società, anche su assunzioni legate alla politica. E di rapporti anomali, in particolare nell’appalto vinto nel Catanese. Ha detto in commissione il procuratore di Palermo Franco Lo Voi: “Il capo dell’organizzazione locale, clan Cintorino, legato con cosa nostra etnea, era formalmente sorvegliante dell’Aimeri Ambiente. In realtà, era colui che svolgeva le funzioni di responsabile del personale”. Su questi aspetti il processo è in corso e la Aimeri si è costituita come parte lesa. Tra le aziende note che hanno diversi appalti nel Catanese c’è inoltre la Dusty, che si è aggiudicata la nuova gara settennale al Comune di Paternò: fa capo alla famiglia di Magnanio Salvo e i sindaci si dicono soddisfatti del loro lavoro.

A Siracusa per il mega appalto da 128 milioni si è scatenata una guerra tra le famiglie locali che gestiscono il business. Da una parte la Tech, che si è aggiudicata la gara in cordata con ditte locali e fa riferimento alla famiglia La Bella: la figlia, Barbara, è stata consigliere comunale. La Tech sta vincendo appalti e ottenendo affidamenti diretti in tutta la Sicilia, da Bagheria a Fiumefreddo. Dall’altra parte c’era la Igm di Giulio Quercioli, che ha perso la gara e che per anni ha gestito il servizio. Terzo incomodo è stata la campana Tekra, che ha presentato ricorso al Tar. Ad Agrigento l’appalto è stato vinto dalla Isea e dalla Seap che fanno riferimento a Vincenzo Consiglio e Giancarlo Alongi. A Porto Empedocle la gara di 9 anni è stata vinta dalla Ikos della famiglia Gaglio e dei fratelli Calabrò. A Catania il commissario della Società d’ambito vuole fare una gara con i Comuni della zona da quasi 800 milioni. Il sistema rifiuti si sta blindando per i prossimi anni. D’altronde, come dice il sindaco di Belpasso, “in Sicilia il vero grande business è quello dei spazzatura, non c’è altro”.

Fonte: Repubblica.palermo.it
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