Cultura

Rappresentata a Nissoria la commedia “Permettete… mia figlia Aitina” di G. Coppola

Foto commedia

Quale ultimo spettacolo della riuscitissima XV ^ edizione della rassegna “Teatrando Insieme”, 5° Memorial Angelo Giannaula, presso l’auditorium “Nino Buttafuoco”, nei giorni 5-6-7 maggio appena trascorsi, la compagnia teatrale “U Contra” di Nissoria, con la regia di Cicco Vicino, ha messo in scena la commedia in tre atti “Permettete… mia figlia Aitina”, liberamente ispirata all’omonima opera teatrale di Giuseppe Coppola.

Il divertente spettacolo teatrale ruota attorno alla figura di don Peppino Lanzafame, un vedovo pensionato con una figlia di nome Aitina, brutta e non più giovane d’età, che vuole maritare a tutti i costi tanto da affidarsi alla signora Scandurra, agente matrimoniale, che combina con il dott. Falsaperla un incontro in un locale notturno. Questo tentativo fallisce per la gelosia di don Peppino che litiga con il Falsaperla perché balla con la figlia la lambada in maniera provocante.

Aitina viene notata da Pio Fisichella, un avventore occasionale di quel locale e un appaltatore di rifornimenti di benzina, che da giovane voleva farsi prete. Questi, attratto da Aitina, chiede a don Peppino il permesso di sposarla. I due innamorati si sposano e intraprendono un viaggio di nozze in aereo portandosi Don Peppino. L’aereo, da Roma viene dirottato a Pechino, e i tre, dopo varie peripezie, ritornano sani e salvi in Sicilia. Il matrimonio, però, non si addice a Pio Fisichella, che, tormentato da remore religiose (la sua stanza è piena di santi e il suo motto è: riflettete e pregate), non riesce a far felice la moglie al punto che Don Peppino si trova costretto a convincere la figlia a chiedere il divorzio. Favorevole a questa soluzione è anche l’agente matrimoniale che presenta a don Peppino il barone Materasso, discendente di una nobile famiglia, disposto a sposare Aitina non appena avrà ottenuto il divorzio.

La causa di separazione finisce nelle mani del giudice Pensabene, un uomo onesto e competente, a dire dell’usciere Carmelina, che ha il compito di accompagnare le parti in causa nell’aula di tribunale. Il giudice durante il dibattimento chiede delle prove circostanziate: sia alla parte richiedente il divorzio, difesa dall’avvocato Emilia Vinciguerra, che come prova adduce che Aitina è ancora “una vergine martire”; sia alla controparte, sostenuta dall’avvocato Pappalardo, per la quale Pio Fisichella non si vuole unire con la moglie per non avere un figlio che le assomigli. Dinanzi agli equivoci causati dalla balbuzie dell’avv. Pappalardo e alla mancanza di prove convincenti, il giudice non concede il divorzio e abbandona l’aula. Don Peppino, invece, temendo di dover pagare delle ingenti spese per il divorzio, chiede alla figlia e al genero di riappacificarsi.

Personaggi ed interpreti della commedia sono stati: Cicco Vicino nella parte di don Peppino Lanzafame e Maria Grazia Vicario in quella di Aitina Lanzafame (figlia di don Peppino), Filippo Vicino nella parte di Pio Fisichella (sposo di Aitina) e Mimma Roberti in quella della signora Scandurra (agente matrimoniale), Pippo Calderone nella parte del dott. Falsaperla (1° pretendente di Aitina) e Pina Rita Farò in quella di Margherita Vinciguerra (madrina di Aitina), Francesca Longo nella parte di Emilia Vinciguerra (figlia di Margherita e avvocato di Aitina) e Giovanna Pontorno in quella dell’avv. Pappalardo (avvocato di Pio Fisichella), Fausto Signorelli nella parte del cameriere Poldo e Nunzio Dottore in quella del barone Materasso (2° pretendente di Aitina).Dulcis in fundo, Filippino Dottore nella parte del dottor Pensabene (giudice) e Pina Longo in quella di Carmelina (usciere di Tribunale). Bravi ballerini della lambada sono stati Maria Vittoria Longo e Salvatore Rinaldi. Con addetto alle luci il piccolo Manuel Ciaramidaro, gli addobbi li ha curati il prof. Cinquemani e Il botteghino Franca Smario del circolo Talia di Gallier Art di Leonforte. Giuseppe Sammartino.

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