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M5S: #Iodicono a Enna con il portavoce Mario Giarrusso

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Riceviamo e pubblichiamo:

“A conclusione della missione in Sicilia, che lo ha visto coinvolto come membro della Commissione Parlamentare Antimafia, il nostro portavoce in Senato, Mario Giarrusso, ieri al Caffè letterario Al Kenisa, per approfondire le ragioni del NO al Referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre.
Il discorso di apertura del portavoce in Consiglio comunale, Davide Solfato, si è focalizzato sugli interessi della finanza internazionale che gravano su questa Riforma costituzionale, come emerge chiaramente dalla Relazione della J. P. Morgan, del 28 maggio 2013, “Aggiustamenti nell’area euro”, che mirano ad indebolire la sovranità popolare, portando, di fatto, ad un vero e proprio svuotamento dell’articolo 1, caposaldo della Costituzione stessa. Tale indebolimento, infatti, scaturirebbe dal combinato disposto della Riforma e della legge elettorale che porterà ad avere un Senato nominato al 100% e una Camera dei Deputati al 60%.
unnamedCon la riforma del titolo V che toglie Competenze alle regioni e con le nuove modalità di elezioni del presidente della repubblica e della corte costituzionale è facile comprendere come non c’è alcun alibi che regga: ” ci stanno togliendo il diritto di scegliere”.
L’accento è stato posto anche sulla classe politica locale ed in particolare sulla scelta del Sindaco Maurizio Dipietro di schierarsi a favore del SÌ, scelta che, per Solfato, “non è di convinzione ma di convenienza” che sottintende uno scambio di favori e che sta facendo di questo Referendum una mercificazione politica.
Il senatore Giarrusso ha, invece ricordato le obiezioni alla Riforma che sono state sollevate dal professor Ferrajoli e di cui non si parla spesso nel dibattito quasi a senso unico sulla Riforma. Si tratta, anzitutto, del fatto che questa legge di revisione costituzionale preveda la modifica di ben 47 articoli su 139, il che fa sì che non si possa parlare propriamente di revisione ma di una “nuova”
Costituzione. Ricordando, altresì, che l’articolo 138 prevede che il Parlamento possa solamente emendarla, mentre il potere costituente, di cambiarne cioè la struttura e la sostanza, appartiene al Popolo.
unnamed-1Inoltre, il professore obietta sul metodo utilizzato dal governo Renzi per tale revisione, considerato che le Costituzioni sono patti di convivenza civile e per questo servono a unire e non a dividere, mente questa riforma non è condivisa neanche da chi la propone.
Giarrusso ha, infine, posto l’attenzione sulle bugie propinate dai promotori della Riforma sia per quanto riguarda la semplificazione del procedimento legislativo ed il
superamento del bicameralismo paritario, che per quanto riguarda il risparmio della spesa pubblica che, come risulta dai dati forniti dalla Ragioneria dello Stato, si attesterebbe in 48 milioni di euro circa. Un risparmio irrisorio per il senatore pentastellato, se si pensa che, di contro, si darebbe vita ad una situazione di caos procedurale che farà anche venir meno la certezza del diritto e provocherà uno sbilanciamento dei poteri che confluiranno nelle mani  dell’esecutivo.
“Non è la Costituzione a creare la crisi, ma la cattiva politica ed è quella che dobbiamo cambiare! Il 4 dicembre abbiamo il privilegio di andare a votare contro questo attacco fortissimo alla Costituzione, come mai si era visto prima d’ora!” conclude il senatore.
Interessanti argomenti di riflessione sono stati, infine, esposti da Cinzia Amato, attivista del Meetup di Enna e prossima portavoce in Consiglio comunale, a seguito delle dimissioni di Marilina Frattalemi.
Anzitutto, la considerazione che questa riforma sia già incostituzionale sul nascere poiché proposta dal Governo, che nel nostro ordinamento detiene il potere massimo e che pertanto non dovrebbe neanche pensare di proporre una riforma costituzionale. “Diceva, infatti, Calamandrei che durante la discussione i banchi del Governo devono rimanere vuoti!”
In secondo luogo, ci si deve reputare fortunati che il 4 dicembre gli italiani abbiano un’ultima possibilità di fermare questo scempio, possibilità che sarebbe venuta meno se la legge di revisione fosse passata con la maggioranza qualificata dei 2/3 in Parlamento, entrando così direttamente in vigore senza bisogno di consultazione referendaria.
Infine, ha evidenziato due aspetti di pericolosità sociale di questa riforma:
– la Dichiarazione dello stato di guerra, che, a seguito della modifica dell’articolo 78, diventerebbe di competenza esclusiva della Camera dei Deputati che dovrà pronunciarsi a maggioranza assoluta e – grazie all’Italicum – ciò significa che il primo partito potrà decidere da solo se entrare in guerra, con l’ulteriore aggravante che, in questa eventuale e sciagurata ipotesi, basterà una legge ordinaria per prolungare la durata della Legislatura e rinviare le elezioni;
– nonchè la concessione dell’Amnistia e dell’Indulto che, secondo l’articolo 79, così come riformulato, richiede il raggiungimento della maggioranza dei 2/3 della sola Camera, vale a dire 420 voti, solo 80 in più della soglia assicurata dall’Italicum, che consentirebbe al partito di maggioranza, con qualche accordo in Parlamento, di amnistiare tutti i suoi colleghi, come teme Gustavo Zagrebelski!”

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